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MORATTI, Massimo

Massimo Moratti (di Frangiotto Moratti e Teresa Laghi / Serravalle Scrivia, 13 ottobre 1925 / Ceres, Torino, 4 maggio 1944)

Ufficiale dell’Esercito della Repubblica sociale italiana, fucilato dai partigiani

Manifesto di propaganda della Divione Monterosa

Al reclutamento nei diversi reparti della Repubblica sociale italiana risposero persone, in buona ed in mala fede, dalle storie e dalle motivazioni più disparate: chi aderì mosso da motivazioni ideali; chi accecato dall’illusione; chi per fanatismo; chi per trovare una via di fuga dall’orrore della deportazione e dell’internamento nei lager tedeschi; chi per mero tornaconto o interesse personale; chi allettato da vane promesse; chi – fatto prigioniero – dovette costretto a scegliere tra il plotone di esecuzione o giurare fedeltà a Salò, chi perchè – minacciato – fu costretto a piegarsi temendo per l’incolumità delle persone care. Per allestire l’“esercito di Salò”, tra il gennaio ed il febbraio 1944, venne costituita la Divisione Alpina “Monterosa”. Seicento ufficiali, dodicimila tra sottufficiali e soldati, inviati anche se non a ranghi completi in Germania, per essere addestrati direttamente dai tedeschi in campi militari allestiti in Baviera e nella regione di Friburgo. Furono organizzate anche altre tre Divisioni, la San Marco, l’Italia e la Littorio. Dovevano avere una composizione modellata sugli schemi tedeschi. A fine maggio 1944 le quattro unità contarono complessivamente 57.000 uomini. Preparati meticolosamente dagli istruttori germanici, come si legge nel saggio di Romano Battaglia, Indro Montanelli e Mario Cervi, “L’Italia della guerra civile – 8 settembre 1943 – 9 maggio 1946” «…i soldati delle Divisioni fasciste formarono forse le unità meglio preparate al combattimento che l’esercito italiano avesse mai avuto. Questo finché rimasero in Germania… Quando furono rimpatriate per l’impiego, la realtà italiana, il disprezzo della popolazione, le vicende della guerra provocarono presto diserzioni di massa…».

Tra gli uomini della “Monterosa” inghiottiti dal vortice di violenza ineluttabilmente scatenato dalla guerra civile che insanguinava l’Italia occupata, il Sottotenente dell’Esercito repubblicano Massimo Moratti. Nato a Serravalle Scrivia, il 13 ottobre 1925, figlio di Frangiotto Moratti , Direttore del personale dello stabilimento dell’Acido Tannico, e di Teresa Laghi. Come ricostruito da Gianpaolo Pansa, nel saggio “Il sangue dei vinti “, Moratti, terminata la scuola allievi ufficiali di Rivoli, fu assegnato alla “Monterosa”, al Battaglione alpini “Morbegno”, un’unità dislocata a presidio dei valichi tra la Val di Viù, la Val Grande e la Valle d’Ala. Alla Liberazione, il 26 aprile 1945, la sua Compagnia rimase isolata e dovette trattare la resa con i partigiani locali. Il 3 maggio fu condotto a Lanzo (To) e processato. Venne rinchiuso nel collegio vescovile della cittadina piemontese. Il giorno seguente venne fucilato dai partigiani a Viù (To), in località a Colle San Giovanni, nei pressi del cimitero, dove è sepolto. Contestualmente vennero passati per le armi altri 12 alpini del “Morbegno”, tra Viù, Ceres (To) e Mezzenile (To). Nel corso della Guerra di Liberazione i quadranti della bassa Valle di Susa e delle Valli di Lanzo furono teatro di aspri scontri tra nazifascisti e partigiani. Pesante fu il tributo di sangue e sofferenze pagato da combattenti e civili. Emblematica Il Col del Lys, in particolare, fu snodo strategico di collegamento che i partigiani della 17° Brigata “Garibaldi” difesero strenuamente. Il 2 luglio 1944 i nazifascisti, dopo averli accerchiati, ne catturarono, torturarono e trucidarono 26, poi seppelliti dagli abitanti del posto in una fossa comune. I caduti partigiani delle Valli di Lanzo, Susa, Sangone, Chisone furono ben 2024.

La guerra strappò alla famiglia Moratti anche la vita di Fausto, il fratello maggiore di Massimo Moratti. Fausto Moratti, Sottotenente di complemento del 4° Reggimento Artiglieria Alpina, venne inviato a combattere in Russia. Disperso nel corso del drammatico ripiegamento italiano avvenuto dal 15 al 31 gennaio 1943, in località non nota del fronte russo, fatto prigioniero dall’Armata Rossa morì in prigionia, il 15 marzo 1943.

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