Una fornace dell’ottavo secolo
Nell’immaginario collettivo, probabilmente frutto di un’impostazione storica acquisita fin dalle scuole elementari, il Medio Evo e soprattutto l’Alto Evo è rappresentato, a torto, solo dal succedersi di anni muti e bui. Come se la Storia e soprattutto la Microstoria fossero impersonate da un fiume carsico che, dopo un fragoroso scorrere attraverso gli anni scintillanti dell’Impero Romano, si inabissa nelle viscere della terra, per lungo tratto, senza lasciare traccia evidente.
Anche per Serravalle, dopo i fasti della città di Libarna, nessuna testimonianza monumentale o anche documentale rimane ad illuminare quel periodo. Eccezion fatta per alcuni studi sulla Pieve e su Precipiano, dobbiamo risalire fino al XII secolo per raccogliere le prime notizie riguardanti la nostra comunità. Straordinariamente, nel 1992, durante gli scavi per la posa di servizi di urbanizzazione presso la vecchia fornace Balbi, ecco comparire, accanto ad una necropoli, i resti di un’altra piccola fornace risalente all’VIII – IX secolo.

Gli studi scientifico – archeologici gettano luce su una piccola attività artigianale: una fabbrica animata da alcuni vasari e dai loro torni, in grado di produrre, grazie ad un originale forno a legna, circa 1500 manufatti di ceramica al mese, successivamente venduti in un raggio di non più di 50 – 70 chilometri. Si tratta di olle e brocche con bordi, beccucci e manici di diversa fattura, simili a quelle già rinvenute a Luni. L’attività dura qualche decennio, poi, improvvisamente tutto finisce. Un incidente, forse determinato dal vento che, insufflando la camera di aerazione, porta la temperatura di cottura ad un livello tale da danneggiare irrimediabilmente il forno, mette la parola fine a questa attività preindustriale.
Dalla prefazione al libro “Una fornace altomedievale per ceramica a Libarna (AL)”, di Gabriella Pantò, Edizioni SAP, 2007.
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