Antifascisti e partigianiBenedicta fucilati e deportatiDizionario

GROSSO, Enrico

Enrico Grosso (di Giuseppe Grosso ed Elvira Ghiotto / Serravalle, 18 novembre 1922 / Parodi Ligure, Loc. Benedicta, 7 aprile 1944).

Muratore, Partigiano, caduto durante il rastrellamento della Benedicta.

Enrico Grosso nacque il 18 novembre 1922, a Serravalle, figlio di Giuseppe Grosso, muratore ed Elvira Ghiotto (Ghiotti), casalinga. Terminata la scuola imparò il mestiere di muratore. Durante la guerra venne arruolato di leva il 23 maggio 1941 nel Regio Esercito, dove servì con il grado di Caporale. Dopo l’Armistizio visse una prima esperienza resistenziale come partigiano in terra d’Istria. Rientrato a Serravalle, scelse di non aderire all’esercito Repubblicano o alle milizie fasciste, come il fratello minore, Pietro. In seguito alla promulgazione, il 18 febbraio 1944, del “Bando Graziani” che prevede la pena di morte per coloro che non rispondono alla chiamata alle armi della Repubblica Sociale Italiana – lo stato fantoccio nelle mani dei nazisti, sorto dalle ceneri del Regime fascista, tra le rovine di una nazione divisa ed occupata da un esercito straniero – per tutti i ragazzi delle classi 1923, 1924 e 1925 non è più possibile restare nascosti tra mura amiche, il pericolo di essere arrestati ed immediatamente fucilati è enorme, il rischio di ritorsione per i famigliari concreto. Chiede consiglio a poche persone fidate. Ne discute con gli amici, renitenti come lui: come comportarsi? Insieme decidono di non rispondere al bando e di raggiungere le bande partigiane in fase di costituzione sul vicino Appennino. Come per molti giovani nati e vissuti nel Ventennio, la scelta di aderire alla Resistenza non è frutto di una precisa coscienza politica (che per quasi tutti si forma proprio nei mesi dell’esperienza partigiana) ma piuttosto del rifiuto della guerra, mitizzata dal fascismo, di cui la realtà quotidiana aveva svelato l’orrore. I luoghi in cui la scelta resistenziale pone le proprie radici sono la famiglia e soprattutto la comunità locale.

A Serravalle una ventina di ragazzi renitenti decide di partire insieme per raggiungere le bande partigiane che andavano faticosamente organizzandosi nella zona del Monte Tobbio (nella foto in alto, tratta dal sito www.isral.it, un gruppo di partigiani di Serravalle in marcia invernale). Là, intorno ad alcuni militari saliti in montagna dopo l’8 settembre, si aggregarono due formazioni di “ribelli”, scarsamente organizzate, sommariamente addestrate, poco e male armate: la Brigata Autonoma “Alessandria”, che raccolse soprattutto giovani provenienti dal Novese, dalle valli Lemme e Scrivia; la 3° Brigata Garibaldi “Liguria”, riferimento per quelli dell’Ovadese, della valle Stura, della val d’Orba e del Genovesato. Enrico Grosso (nell’immagine di lato, tratta dall’Archivio Storico del Comune di Serravalle Scrivia) venne inquadrato nella “Alessandria”, come altri ragazzi di Serravalle. L’attività partigiana del giovane serravallese è riconosciuta dal 1 ottobre 1943. Data di presentazione al reparto 7 marzo 1944, con il grado di Sotto Tenente.

Il passaggio dalla condizione di “renitenti” a quella di “partigiani” di questi ragazzi deve ancora compiersi quando, nei giorni della Pasqua 1944, vengono sorpresi da un massiccio rastrellamento nazifascista, che ebbe inizio nella notte fra il 5 e il 6 aprile 1944, sviluppatosi in tutta l’Italia nord occidentale e che nell’appennino ligure-alessandrino ha come obiettivo proprio la zona della Benedicta, all’epoca località del territorio del Comune di Parodi Ligure. Alcuni partigiani riescono a filtrare tra le maglie del rastrellamento ed a salvarsi la vita, altri cadono in combattimento, in centinaia vengono fatti prigionieri. Centocinquantasette sono fucilati immediatamente nei dintorni della Benedicta oppure in località limitrofe – Masone, Voltaggio, Isoverde, Passo Mezzano, Passo del Turchino – anche nei giorni successivi al rastrellamento. Altre centinaia di partigiani vengono avviati alla deportazione nei lager nazisti. Il tributo di sangue pagato dai serravallesi fu drammatico: 19 ragazzi morti, tutti tra i 19 e i 24 anni, uccisi o deceduti in campo di concentramento. Enrico Grosso, catturato dai nazifascisti, venne fucilato alla Benedicta il 7 aprile 1944. Agli atti dell’Ufficio Anagrafe del Comune di Serravalle, risulta deceduto per fucilazione, avvenuta, come si precisa nell’atto di morte, alle ore 15:30.

Alla Benedicta venne passato per le armi nello stesso giorno anche il fratello minore, Pietro Grosso. Classe 1925, anch’egli partigiano della Brigata “Alessandria”.

Il 2 giugno 2007, l’Amministrazione Comunale di Serravalle Scrivia ha intitolato lo spazio pubblico che circonda la storica Villa Caffarena, sede della biblioteca civica, ai giovani serravallesi caduti nel corso del rastrellamento e nei campi di concentramento, denominandolo Parco “Ragazzi della Benedicta”. Ad ognuno di loro è stato dedicato, con targa per la memoria, uno degli alberi del giardino pubblico.

Fonti: Archivio Storico del Comune di Serravalle Scrivia; Banca dati del Partigianato Ligure – Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell′Età Contemporanea “R. Ricci”; Banca dati Partigianato Piemontese Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “G. Agosti”; www.anpiserravallescrivia.it; www.benedicta.org; www.partigianiditalia.beniculturali.it

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