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Un anno da favola – Fiaba numero 3. Sissi la serpentessa

Terzo appuntamento con le fiabe di Emma Bricola i cui protagonisti sono gli animali che popolano il territorio di Serravalle e dei paesi che gli stanno intorno, i sentieri delle nostre valli e dei nostri monti.
Animali magnifici e animali meno belli, ma tutti necessari per mantenere intatto quell’ecosistema a cui spesso non prestiamo la dovuta cura e il dovuto amore.
Come le favole precedenti, proposte da Emma nel suo libro o qui sulle pagine di Chieketé, si tratta di racconti pensati e scritti per tutti, per i bimbi e per gli adulti per invitarci a riflettere su temi importanti: il rispetto per gli uomini e per la natura, la tolleranza, la necessità dell’amicizia e della pace.
Ed eccoci dunque alla terza fiaba, protagonista un serpente che ama il suo territorio (la sua terra) e ci insegna ad amarlo. O almeno, lo si spera… (Redazione Chieketè)

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Sissi era un serpente natrice che aveva la sua casa tra i sassi del torrente Borbera.

Era molto bella ed elegante.

Le squame che la ricoprivano erano scure disposte a zig zag e sui fianchi aveva macchie bordate di nero. Non era un serpente velenoso ma assomigliava un pochino a sua cugina la vipera così molte persone avevano paura di lei e quando la vedevano fuggivano terrorizzate. Lei non capiva tutto il baccano che provocavano, mamma mia che esagerati! Sissi non pensava minimamente di avvicinarsi agli umani, non le interessavano proprio e se ne sentiva la presenza si nascondeva fino a quando non se ne erano andati.

Comunque era una serpentessa felice, passava le giornate a lisciarsi le squame, a stare in agguato per catturare rane e rospi succulenti, a scaldarsi al sole. Le piaceva tanto nuotare nelle acque limpide del fiume e salire sulle rocce scivolose per scoprire nuove caverne dove rintanarsi quando era di cattivo umore o per non farsi vedere dai rapaci che sorvolavano “le strette” e che volevano mangiarla.

La vita era bella lassù in quella parte del Borbera sotto il ponticello di Pertuso, i panorami erano imponenti, se Sissi alzava lo sguardo in alto vedeva Costa Camisola e nelle giornate limpide anche la Chiesetta di Rivarossa.

L’estate era cominciata e il fiume era preso d’assalto dagli umani che arrivavano sulla spiaggia di sassi a passare la giornata e la pace di quel posto finiva, bisognava andare via e arrampicarsi su per le rive sotto la croce degli alpini per sfuggire ai loro sguardi e al rumore che portavano con loro. Oh, Sissi capiva bene che la spiaggia non era solo sua e che tutti avevano il diritto di godere delle meraviglie della valle più bella del mondo, non capiva però perché quando loro se ne andavano non portassero via la spazzatura. E poi c’erano le moto, quelle che sopraggiungevano rombando e distruggendo tutto, quelle dai cui motori uscivano puzze tremende e rumori insopportabili.

Sissi pensò che quella situazione fosse insostenibile e che era necessario fare qualcosa per proteggere le piante, le acque, gli animali e anche gli umani educati che ancora esistevano, per fortuna!

Organizzò un convegno, chiamò a raccolta tutte le specie animali che facevano parte di quell’ecosistema: rane, rospi, serpenti, volpi, caprioli, daini, lupi, pesci…l’appuntamento era al calar del sole, sotto la roccia dell’indiano. Parteciparono tutti, anche quelli che non si vedevano di buon occhio; avevano capito che l’unione fa la forza e per ottenere qualche risultato era necessaria un’alleanza forte e decisa. Cominciò Sissi ad esporre la situazione, peraltro ben nota anche a tutti i partecipanti.

“Qui non si vive più, disse, non solo nei giorni fesssstivi e prefesssstivi. Gli umani hanno preso possssesssso del nostro territorio e noi, che ne facciamo parte da ssssecoli, abbiamo persssso la pace e molti di noi risssschiano la vita. Ieri un umano grande e grosssso mi ha vissssto mentre sssstavo rilassssandomi su una roccia e ha cominciato ad urlare, poi ha presssso un basssstone e voleva percuotermi fino a che non fossssi morta. Per fortuna era grande e grosssso ma anche ssscemo e goffo e ssssono fuggita. Mi ssssono tanto tanto sssspaventata! “

I caprioli annuirono comprensivi e il più anziano prese la parola:- Noi siamo molto veloci e scappiamo sempre il più lontano possibile. Gli umani dicono che siamo tanto carini e ci fotografano ma poi vanno a toccare i nostri cuccioli e non si può perché rimane il loro odore e noi non li troviamo più, a volte ne arrivano alcuni, ci puntano contro il fucile e sparano. Quando siamo morti sorridono felici perché pensano a quando ci mangeranno con un bel piatto di polenta.

-Non bisogna assolutamente fidarsi- disse un lupo. Da quando siamo tornati in questa valle ci accusano di ogni nefandezza, di attaccare i pollai e il bestiame, di attaccare l’uomo, di essere assassini spietati! Non è assolutamente vero, noi ci facciamo i cavoli nostri e non ci viene nemmeno in mente di fare le cose che dicono. Ci chiamano selvaggi e poi sono loro i distruttori seriali: modificano il territorio, lo sporcano, non hanno rispetto di niente e di nessuno. Si sentono superiori e invece sono loro i barbari!

-Sì, sì è così- concordarono tutti i presenti.

Ma cosa possssiamo fare? -disse Sissi.

Verderame, il capo della comunità serpentese si alzò e disse- Tutti noi ssssserpenti potremmo infilarci negli zaini degli ssssporcaccioni così quando loro metteranno dentro la mano ci avvinghieremo ai loro polssssi, ssssi sssspaventerebbero di sssssicuro!

-Giusto!- risposero tutti in coro

Per i caprioli, prese la parola Scheggia: – Noi caprioli siamo miti e paurosi ma potremmo unirci in branco e calpestare con i nostri zoccoli ogni cosa che appartiene agli umani: asciugamani, impianti stereo, cibo, materassini e salvagenti.

Il capobranco dei lupi, Zanna, era molto arrabbiato e promise che lui e i suoi amici avrebbero passato il giorno e la notte ad emettere ululati, si sarebbero dati da fare a comparire tra le rocce e poi a nascondersi simulando un possibile attacco.

Torrente Borbera – Roccia dell’Indiano

Le volpi avrebbero rubato il cibo dagli zaini poi lo avrebbero sostituito con la rumenta che ormai si poteva trovare ad ogni angolo e sotto ogni cespuglio. – Che bella sorpresa avranno quando invece delle salsicce e dei prosciutti troveranno cartacce, pannolini , fazzoletti sporchi, bottiglie di plastica accartocciate- risero.

Le vespe organizzarono il Puntura everyday, sciamando e creando nuvole nere e gialle e attaccando tutti quelli che trattavano il greto del torrente come una discarica, inoltre con l’aiuto dei calabroni che hanno il pungiglione molto più grosso, avrebbero bucato le gomme ai motociclisti. I rospi e le rane si sarebbero impegnati a gracidare fortissimo ogni giorno, così forte da sovrastare le musiche assordanti provenienti dalle radio.

I cinghiali sarebbero passati al gran galoppo tra le persone, spaventandole a morte.

I pesci non proferirono parola, sono muti si sa, ma si accordarono tra loro per mordere le gambe a tutti quelli in acqua, come fanno i piranha.

– Bene! La rivolta comincerà domani, alle prime luci dell’alba- disse Sissi.

E così, il giorno seguente mentre i villeggianti ignari accendevano fuochi (vietati) per arrostire le salamelle, successe di tutto: cinghiali al galoppo, sciami di vespe e calabroni, pesci mordaci, ululati da mattina a sera, cibo che spariva, serpenti sibilanti nelle borse e attorcigliati alle caviglie, caprioli che prendevano a zuccate i sederi delle persone facendole rotolare a terra… tutti pensarono che stesse arrivando l’apocalisse. La gente fuggì terrorizzata, cioè quasi tutta la gente perché quelli che si eran comportati bene rispettando l’ambiente furono lasciati in pace. Ma chissà perché, si chiesero in molti, a loro non è successo nulla? Boh?

La ribellione degli animali andò avanti per giorni e qualcuno cominciò a porsi delle domande sul perché di questa rivoluzione bestiale. Qualcuno capì, molti non lo hanno ancora capito.

Come si conclude la storia?

Mi piacerebbe dire che da allora gli umani sono diventati educati e rispettosi dell’ambiente in tutte le sue forme, animali, piante rocce, acqua, invece gli incivili esistono ancora e continuano a trattare la nostra meravigliosa Valle in modo pessimo. Però, occhio che la rivoluzione non è finita e se non si onora il territorio, chissà cosa potrebbe ancora succedere!