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VOLTAGGIO – Il Paese delle 7 meraviglie

La capacità di meravigliarsi, di rompere gli schemi e lasciarsi trasportare in un mondo fuori dall’ordinario dove qualcosa riesca inaspettatamente a farci battere il cuore d’emozione, è dote ormai rara, assuefatti come siamo alla consuetudine, agli schemi e ai paradigmi che scandiscono la nostra quotidianità. Solo negli spiriti semplici, nei bambini in particolare, questa capacità, figlia della curiosità, sembra sopravvivere: perché i bambini non hanno peli né sulla pancia né sulla lingua, come recitava una vecchia canzone.

Se al termine “meraviglia” – che porta in sé una buona dose di irrazionalità insita in ciò che è nuovo, inaspettato e straordinario- abbiniamo il numero 7 – sinonimo di perfezione – otteniamo una sorta di involontario ossimoro. Il numero 7 infatti è composto dal 3, numero sacro e spirituale (la Santissima Trinità) e dal 4, numero di terra (i quattro elementi: terra acqua aria e fuoco). Ecco dunque la perfezione data dall’unione fra spirituale e terreno.

Quante volte nella nostra esperienza quotidiana abbiamo incontrato il numero 7! Sette sono i giorni della settimana, le note musicali, i colori dell’arcobaleno, ma anche i re di Roma, i bracci del candelabro ebraico, i cieli creati da Dio secondo il Corano e le virtù fondamentali per un cattolico.

E se le Meraviglie del mondo antico erano anch’esse sette, potevano forse non esserlo quelle di Voltaggio?

La tradizione popolare indica infatti Voltaggio come depositario di ben sette meraviglie, che potrebbero anche diventare di più se si volessero mettere insieme le varie versioni. Qui di seguito quella più accreditata tratta dall’opuscolo Voltaggio…. Non cancelliamo le impronte curato anni fa da alunni e insegnanti della Primaria (allora Scuola Elementare) di Voltaggio. L’elenco è stato riferito dalla signora Maria Luisa Gualco (oggi novantaduenne) per anni impiegata comunale.

  • er campanin in scea porta da géxaIl campanile sulla porta della Chiesa

Il campanile effettivamente è posto, singolarmente, sulla porta della Chiesa. Che fosse una torre successivamente riadattata? La sua mole massiccia, anomala rispetto alle dimensioni della Chiesa, farebbe propendere per una fortificazione riconvertita in seguito a scopi religiosi.

  • er gattu fuin in t-er castéLa faina del castello 

È la faina che probabilmente alberga davvero anche fra i ruderi del castello. Si narra che durante un assedio un esemplare lo abbia difeso sputando fuoco dalle mura

  • l’aegua di surfiL’acqua sulfurea

Sgorga a pochi passi dal centro del paese, lungo il rio Morsone. La fonte originaria è diversa da quella attuale, che risale agli anni ’30 del Novecento. Conosciuta dall’antichità con il nome di Acquae Octavienses, oltre che come bevanda, era usata per la cura di molte malattie e utilizzata con successo dal locale Stabilimento Idroterapico. Le sue proprietà lassative sono state attribuite alla presenza di litio.

  • er pussu in t-er mès da ciassaIl pozzo in mezzo alla piazza

Fino all’avvento dell’acquedotto comunale (1915) il pozzo posto in piazza forniva l’acqua per gli usi domestici. Il pozzo è legato a un’altra delle sette meraviglie.

  •  l’erbu in t-er pussu ancu e réixe ch-i rivu fin a Mantova L’albero nel pozzo con le radici che arrivano fino a Mantova

Secondo una leggenda pare fosse un fico, ma altri propendono per un olmo. Ma perché proprio Mantova? Ci offre una possibile interpretazione la professoressa Emilia Bagnasco (La parola del passato – 2012).  Il pozzo in questione, secondo tradizione, era situato nella piazza Giudìa ( in seguito inglobata nel giardino dello Stabilimento Idroterapico) che doveva il suo nome a una piccola colonia ebraica giunta a Voltaggio sul finire del XV secolo in fuga dalla Spagna. Questi ebrei erano in contatto epistolare (soprattutto per richieste di aiuto) con gli ebrei del Ducato di Mantova dove erano ben accetti. “A questo doppio flusso da e per Mantova la fantasia, o meglio il sentimento popolare ha associato l’immagine dell’albero che offre rifugio sotto la sua chioma e protende le sua radici fino a Mantova a cercare nutrimento e a riportarlo alla pianta.”

  • a santa int’a nuvra  La Santa nella nuvola

Secondo la credenza popolare sarebbe apparsa sul monte delle Rocche circondata da una nuvola. In effetti si hanno notizie di profezie e apparizioni che avevano condotto in paese frotte di fedeli/curiosi.

  • U lagu scuoIl lago scuro

Incassato nella roccia scavata dal Lemme lungo la strada della Bocchetta. Molto amato dai Voltaggini e utilizzato fino agli anni Cinquanta del secolo scorso come “piscina” dalla gente del posto, non doveva essere poi un granché se un certo Eugenio Montale nel 1923 lo definiva “una pozzanghera”. Oggi non esiste quasi più a causa dei detriti dell’attigua ex cava Cementir che lo hanno parzialmente riempito.