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Un ballo in maschera voltaggino di fine Ottocento

Come è noto, il Carnevale ha origine nel mondo pagano, dai rituali di festività antichissime come quelle dedicate a Dioniso nell’antica Grecia, o al romano Saturno, durante le quali le divinità venivano omaggiate con feste in maschera e le distanze sociali fra nobiltà e plebe/schiavi si riducevano sensibilmente fino ad annullarsi o perfino a sovvertirsi. Solo l’uso delle maschere poteva garantire quell’anonimato senza il quale i frizzi e i lazzi della festa sarebbero stati a senso unico. Questo aspetto, unito alla tradizione cristiana di organizzare un ultimo banchetto prima del periodo quaresimale di penitenza e digiuno (da cui carne levare), ha decretato nei secoli il successo di questa ricorrenza.

Col passare del tempo però, i balli in maschera nei quali i partecipanti indossano anche costumi sempre più elaborati, divennero appannaggio esclusivo delle classi più abbienti e si diffusero in tutta Europa indipendentemente da quello che per noi resta il Carnevale. Nella Francia del Settecento duravano fino all’alba e si ballavano le danze alla moda: minuetto, gavotta, sarabanda. Naturalmente la maschera favoriva le occasioni di avventure galanti, spesso clandestine e non pochi ne contestarono l’immoralità.

La Duchessa nei panni di Zenobia

Qua la moglie e là il marito,
ognuno va dove gli par;
ognun corre a qualche invito,
chi a giocare e chi a ballar
(Carlo Goldoni)

Tuttavia, non sempre la maschera era indispensabile quanto lo era il travestimento.

In Inghilterra la Duchessa Louisa di Devonshire il 2 luglio 1897 organizzò un ballo in costume per celebrare il Giubileo d’argento della Regina Vittoria. Il dress code dell’evento prevedeva che ognuno dovesse vestirsi ispirandosi a figure storiche, mitologiche o della letteratura. Molti spesero delle fortune per quell’abito indossato solo il tempo di una “quadriglia”.

Senza voler azzardare che la citata Duchessa avesse degli informatori tra il personale del Grand Hotel di Voltaggio, qualche anno prima, un ballo simile era stato organizzato in una sera di fine estate nello Stabilimento Idroterapico così in voga alla fine dell’Ottocento. Era settembre e come riferisce l’anonimo cronista “Quantunque a stagione avanzata, ci troviamo qui riuniti ancora in ottanta e più persone pressoché tutte di Genova, Torino e Milano.” Allo scopo di rendere “più dilettevole” il soggiorno presso “questa stazione balnearia” oltre alle svariate escursioni alle alpestre località circostanti, “dietro proposta dell’illustre professore Fano venne data una gran festa da ballo in costume” (La Bollente anno IV n37  9 Settembre 1890).

Dei partecipanti “del sesso forte” si sa solo che essi indossavano costumi “delle fogge più originali e burlesche” mentre per le signore il sempre anonimo cronista si diletta a fornirci un simpatico e dettagliato elenco:

Contessa Grossi bolognese, in costume da Pescatrice; signorina Vassallo genovese, in costume di Greca ; le torinesi signorine Sacerdote, in costume di Fioraia; la Contessina Biandrà torinese. vestita da Zingara; la signora Balbi genovese, vestita alla Pompadour; le signorine Chiesa e Larini milanesi, vestite rispettivamente da Ciociara e da Bebé, la signorina Morchio vestita alla Turca

oltre ad un’altra ventina di signore e signorine che per brevità non vengono ahinoi nominate.

E se per l’eccezionale evento la Duchessa di Devonshire reclutò il famoso fotografo James Lauder della Società Lafayette il quale addirittura installò una tenda nel giardino del palazzo appositamente per ritrarre tutti gli ospiti, a Voltaggio fu lo stesso professor Fano “esimio dilettante di fotografia” a ritrarre il gruppo dei partecipanti non senza premurarsi di far “pagare a ciascun fotografato una certa somma da destinarsi a beneficio dei poveri del paese”.

Purtroppo, di questa testimonianza fotografica si sono perse le tracce. I balli in maschera invece hanno continuato a movimentare le serate voltaggine non solo al Grand Hotel ma, prima del secondo conflitto mondiale, all’Albergo Roma ed in epoca più recente nel Ferragosto della Pro Loco perché il desiderio di far festa e di indossare sia pure “semel in anno” gli improbabili panni di qualcun altro non ha confini e non ha età. Senza contare che

Spesso una maschera ci dice più di un volto (Oscar Wilde)

Ballo in maschera di Ferragosto

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