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Mute, storie di pastorelle che acquistarono la favella e dei santuari a loro collegati.

Negli approfondimenti storici che conduco sulla storia locale mi ha colpito la somiglianza o addirittura la coincidenza di eventi legati alla storia e alla tradizione di alcuni importanti Santuari della zona.

Parlo del Santuario della Madonna del Lago di Garbagna, di quello della Madonna di Montespineto e infine di quello di Santa Maria delle Grazie della Cavallosa in strada Passalacqua a Tortona.

Cos’hanno in comune questi tre luoghi di culto, tra l’altro costruiti in epoche diverse? Tutti e tre nascono da un fatto leggendario legato al dono della favella a tre giovani pastorelle che erano mute.

Le vicende leggendarie sono praticamente sovrapponibili, ma vediamole una ad una.

Iniziamo, in ordine temporale, dal Santuario della Madonna del lago di Garbagna edificato nel 1341.

Il Santuario della Madonna del lago a Garbagna.

Oggi il Santuario si presenta come una graziosa chiesetta che ha subito rimaneggiamenti che hanno, in parte, alterato il suo aspetto originario. Accanto si trova un edificio religioso recente risalente a metà novecento, mai completato e costruito con le offerte dei garbagnoli emigrati in America, che è stato edificato per poter accogliere un maggior numero di fedeli, in quanto l’edificio originario è di piccole dimensioni.

Vediamo cosa racconta la leggenda in merito a questo ameno sito, circondato da boschi e piante di ciliegio, sito denominato Lago di Feiga che fa pensare alla presenza di uno specchio d’acqua, oggi non più esistente. Si era nel periodo delle lotte tra guelfi e ghibellini e la popolazione locale era molto afflitta da queste guerre sanguinose e dannose dal punto di vista economico, in tempi in cui la povertà imperava.

Accadde quindi che nel luogo indicato la Madonna apparisse a una giovane pastorella sordomuta dalla nascita. La Vergine avrebbe lasciato alla giovane il messaggio che avrebbe assicurato al paese una pace duratura, se sul posto fosse stata costruita una chiesa a lei dedicata.

La ragazzina scese in paese per annunciare la volontà della Madonna e venne immediatamente creduta perché, per miracolo, aveva acquistato l’uso della parola, ritenuto un dono seguito all’apparizione.

Il Santuario della madonna del lago nel periodo della fioritura dei ciliegi (1993)

In conseguenza di questo fatto, che ricordiamo è leggendario, si diede inizio alla costruzione di una cappella e, nuovo miracolo, si potè godere di un periodo di pace dalle lotte intestine che imperversavano.

L’unico dato storico vero e proprio è la data, 1341, tutto il resto è frutto di trasmissione orale in chiave leggendaria.

La cappella, col tempo, divenne luogo di pellegrinaggi, in particolare nel mese mariano, e proprio il terzo venerdì di maggio si celebra la festa con una processione che sale dal paese.

Più complessa la storia del Santuario della Madonna di Montespineto.

Il Santuario della Madonna di Montespineto.

Le prime notizie risalgono al 1155, cioè l’epoca dell’assedio di Tortona da parte dell’imperatore Federico Barbarossa.

In quel contesto delle soldataglie dell’imperatore si erano spinte fino a Stazzano seminando distruzione nel borgo e nel vicino Castello di Serravalle. Gli abitanti, per sfuggire alle scorrerie delle truppe imperiali, abbandonarono le loro case e si rifugiarono sull’altura dove poi sarebbe sorto il Santuario. Qui invocarono la protezione della Madonna e, ottenutala, costruirono sul luogo una cappella a lei dedicata.

Questo primo edificio nel tempo andò incontro a decadenza, trovandosi in un luogo impervio, trascurato, andò in rovina.

Agli inizi del XVIII secolo la situazione venne a ripetersi, questa volta per l’aggressione militare delle truppe francesi e quindi gli Stazzanesi ancora una volta trovarono rifugio sul Monte Spigno, così denominato per la presenza di cespugli spinosi, tra cui il biancospino.

Si era attorno al 1620 e ancora una volta gli abitanti si raccolsero in preghiera sul luogo della diruta cappella dove innalzarono una croce.

Qui avvenne l’evento prodigioso della colomba candida. Si narra, infatti che una colomba bianchissima apparve e, svolazzando, si andò a posare sulle siepi dei biancospini vicine alla croce che, inopinatamente, fuori stagione, fiorirono. I presenti presero questo fatto come segno tangibile della presenza della Madonna e poco dopo ne ebbero conferma perché avvenne un altro evento miracoloso.

Una giovinetta sordomuta alla nascita che era salita con i compaesani sul monte, all’appollaiarsi della colomba sul biancospino aveva acquistato l’uso della parola, e non solo, fu proprio lei a gridare la notizia attirando l’attenzione dei presenti.

La leggenda narra che la colomba rimase sul posto per otto giorni, durante i quali molti si recarono dai paesi vicini per assistere dal vivo all’evento, tra questi anche il Vescovo di Tortona.

Una raffigurazione del miracolo di Monte Spineto.

Tanta fu la gratitudine nei confronti della Madonna che venne decisa la costruzione di un Santuario vero e proprio in luogo dell’antica cappella andata distrutta.

Fu il Vescovo Paolo Arese, che governò la Diocesi di Tortona tra 1620 e il 1644, a posare la prima pietra nel 1629, dando disposizione che l’altare maggiore fosse eretto proprio nello stesso punto in cui la colomba si era posata sul biancospino.

Nel 1633 la costruzione era quasi ultimata e proprio il biancospino suggerì il nome del Santuario che il Vescovo volle intestato alla Madonna di Monte Spineto.

Nel 1800 il Santuario subì delle modifiche strutturali che gli diedero l’aspetto che ha attualmente.

Dopo le due fanciulle, di cui una garbagnola e una stazzanese, veniamo al terzo caso miracoloso, questa volta nella piana tortonese, nella zona tra Torre Garofoli e la frazione Passalacqua.

In questo caso, siamo all’inizio del 1700, il fatto non è legato a guerre e distruzioni, ma ancora una volta siamo di fronte all’apparizione della Madonna a una ragazza sordomuta che, poi, si mette improvvisamente a parlare.

Il Santuario di Santa Maria delle Grazie della Cavallosa.

Nel caso del Santuario della Cavallosa la Madonna sarebbe apparsa con il Bambin Gesù alla giovane sordomuta che, come ho già detto, miracolosamente si mise a parlare. Sembra che nel luogo, in seguito, avvennero altre guarigioni miracolose.

La cappella originaria venne costruita tra il 1700 e il 1701 e oggi corrisponde alla navata di sinistra del Santuario, ma nel primo decennio del novecento il Santuario venne abbandonato a causa dell’intervento del Vescovo relativamente alle mancanze gravi degli amministratori della chiesa.

Interno del Santuario della Madonna delle Grazie della Cavallosa.

Quando il signor Domenico Romagnoli, proprietario del sedime della tenuta della Cavallosa su cui sorgeva la cappella, donò l’appezzamento alla Parrocchia di San Michele di Tortona, l’interdizione del Vescovo venne ritirata e, con gli aiuti economici del Romagnoli stesso, fu possibile ampliare e restaurare il Santuario dandogli l’aspetto che ha oggi.

L’escursus sulle vicende storiche legate ai tre santuari è stato volutamente piuttosto breve, perché l’intento di questo articolo è quello di evidenziare la somiglianza, quasi la coincidenza, delle leggende legate a fanciulle sordomute dalla nascita che acquistano la favella per l’intervento miracoloso della Madonna.

Nella nostra zona ho riscontrato questi tre casi, tra l’altro distanti dal punto di vista temporale, ma praticamente sovrapponibili.

Sono molto comuni leggende simili legate ai Santuari mariani come quella della Madonna delle Grazie di Bonisiolo di Mogliano Veneto (Treviso) o quella della Beata Vergine di Rogoredo di Alzate Brianza (Como), dove in entrambi i casi ci furono giovinette mute che si misero a parlare per intercessione della Madonna.

In tantissimi Santuari c’è comunque il collegamento con figure femminili di giovinette, evidentemente simbolo di purezza, a cui è apparsa la Madonna e dove, di conseguenza, si sono manifestati eventi miracolosi.

Santuario di Nostra Signora dell’Acqua in Val Brevenna.

Un caso simile è quello del Santuario di Nostra Signora dell’Acqua in Val Brevenna.

Secondo la tradizione, la fondazione del santuario sarebbe collegata a un fatto prodigioso che risalirebbe al 1584, quando, durante un’epidemia di peste, una pastorella del borgo, ora scomparso, di Ravino, essendo contagiata, aveva seguito una voce soave che diceva Salus Infirmorum, ora pro nobis (Salute degli infermi, prega per noi) e, bevendo a una fonte sulla riva del torrente, era stata risanata.

In questo caso si tratta di una guarigione e non del dono della parola, ma abbiamo sempre nella leggenda la presenza di una giovinetta con un legame estremamente particolare con un luogo miracoloso.

L’articolo non ha nessuna intenzione di addentrarsi in tematiche religiose legate alla devozione, vuole solo rilevare l’estrema somiglianza di leggende che hanno per protagoniste fanciulle miracolate e i Santuari sorti sui luoghi dei prodigi ad esse collegati.

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