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ll Teologo Ozzano e la bandiera nel Tempio – 2

SECONDA PUNTATA

Dieci anni prima, sabato 21 marzo 1891, San Benedetto. Sagrato della Parrocchia di Serravalle Scrivia

La primavera si sentiva nell’aria in quella mattinata di marzo del 1891. Era il primo giorno di tepore serravallese per Don Ozzano, nominato parroco del paese pochi mesi prima, e se lo godeva passeggiando avanti e indietro sull’acciottolato davanti alla Parrocchia.

Nel paesino di Montaldeo, dove era nato trentadue anni prima, si accorsero subito che il ragazzino era molto, ma molto intelligente. E siccome era anche molto religioso il suo destino era segnato: studiare da prete. Entrato in seminario a Stazzano sgobbò da par suo: i suoi insegnanti lo adocchiarono e lo mandarono a Roma ad approfondire teologia e filosofia.

Non era aria facile per un giovane prete di campagna orientarsi nella Roma degli anni dopo Porta Pia, bastava sbagliare strada ed erano guai… Così studiò molto, vide un po’ di città ma con cautela, si fece influenzare come era inevitabile dalla Roma papalina e rancorosa, si laureò a pieni voti e  tornò in diocesi dove lo spedirono a insegnare filosofia nel seminario di Tortona e a fare il cerimoniere del Vescovo. La Curia però non faceva per lui, il suo spirito polemico lo chiamava dove c’era da combattere, vale a dire nelle parrocchie. Andò dove c’era bisogno, a Zavattarello, a San Sebastiano, a Silvano d’Orba, e poi parroco a Basaluzzo. Piccoli paesi, per un giovane prete però era la trafila indispensabile…. Ma quando seppe della parrocchia libera a Serravalle Scrivia fece il concorso e la sede fu sua. Serravalle era un paese dinamico, c’era la ferrovia, molto commercio, gente che andava e veniva anche dalle grandi città, un’edicola e una cartoleria, alcuni medici e un ospedale, due levatrici che dicevano di un paese in espansione demografica, i primi opifici. Qui il teologo Giuseppe Ozzano aveva intenzione di piantare radici e realizzare i suoi progetti, primo fra tutti… un giornale! Sarebbe stata una novità assoluta, un giornale della parrocchia, avrebbe stupito tutti. Aveva già il titolo in mente…. LA BUONA PAROLA. Ma per ora era ancora un sogno, doveva iniziare a conoscere il paese per bene, se voleva realizzare i suoi progetti.

Era affaccendato in questi pensieri, guardava il cielo azzurro e si godeva il sole, quando improvvisamente gli piombò addosso la perpetua. Piccola, magra, ossuta, gambe a O e naso aquilino, portava i bianchi capelli racchiusi in una sorta di gomitolo dietro la nuca. Depositaria di ogni segreto grande o piccolo di ogni serravallese, aveva la voce stridula che si infrangeva fra i pochi denti rimasti.

“Reverendo,  Reverendo. Non  state lì impalato! Il finimondo. Robe da mati!”

“Che succede Francesca? Di cosa state parlando?”

Pur conoscendola da poco tempo, nonostante il suo continuo spettegolare a destra e a manca, Don Ozzano provava tenerezza per quella donna, buona d’animo e che per certi versi le ricordava la sorella di sua madre, alla quale rimase negli anni affezionatissimo.

“Francesca io due anni fa ho girato tre parrocchie… Sono stato a San Sebastiano e a Zavattarello… Cosa volete che sappia dei vostri senza Dio…”

“… e Don Andrea Formentano, pace all’anima sua, non ha nemmeno voluto esserci, è salito su a Monte Spineto, a pregare e a fare penitenza tutto il giorno, ci sono andata anch’io… Che giornata, che giornata… povera Serravalle!!!” sputazzava fra i denti guasti la donna, facendosi il segno della Croce senza neppure ascoltare quanto andava dicendo il Parroco.

‘Quel senza Dio che è morto due anni fa!” farfugliava la perpetua ansimando per la corsa.

“Insomma! Volete calmarvi, e soprattutto, volete spiegarvi?”