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Processionaria? No! Eriogaster catax

In primavera possiamo assistere al rinascere di numerose specie di invertebrati. Dedicando la nostra attenzione al mondo degli insetti, e in particolare ai lepidotteri (farfalle e falene), potremmo iniziare a ammirare un’amplissima varietà di specie.

Tra queste vi sono anche animali che ci incutono, più o meno giustamente, timore come le processionarie. Già, le processionarie, questo poiché esistono due differenti specie di processionaria in Italia.

La prima, più diffusa e conosciuta, è Thaumetopoea pityocampa (Denis & Schiffermüller, 1775), volgarmente chiamata Processionaria del pino. I bruchi di questa falena costruiscono i nidi sericei, di forma sferica o ovoidale, che talvolta possiamo vedere su conifere, principalmente del genere Pinus (i pini, per l’appunto). Si noti bene che il suo ciclo vitale prevede come piante nutrici queste conifere e non altre specie vegetali. Se quindi vedessimo nidi simili su una latifoglie, per esempio, non sarebbero di certo da imputare a T. pityocampa. I bruchi passano l’inverno all’interno del nido, una volta completate circa tre mute, e a primavera riprendono a cibarsi, causando defogliazione nelle piante colonizzate. Una volta raggiunto l’ultimo stadio, di solito a metà-fine primavera, scendono dall’albero, formando le ben note file (“processioni”), per cercare un luogo in cui interrarsi fino a dieci/quindici centimetri di profondità per impuparsi e emergere poi come adulti in estate (Luglio-Agosto).

E l’altra specie? Si tratta di Thaumetopoea processionea (Linnaeus,1758), anche conosciuta come processionaria della quercia. Come il nome comune lascia intuire questa specie, appartenente allo stesso genere della precedente, è legata alle piante del genere Quercus. L’ecologia è abbastanza simile a quella descritta precedentemente per T. pityocampa con la differenza cardine nella pianta nutrice. È una specie molto meno diffusa della precedente e poco spesso avvistata in Italia.

Processionaria del pino

Come si può evincere non è quindi poi così semplice incontrare delle vere processionarie, visti i loro particolari cicli vitali e la brevità del periodo trascorso a terra. Di certo non si può dire che la processionaria del pino sia rara ma la maggior parte delle volte che avvistiamo dei bruchi dotati di peli non si tratta di Thaumetopoea spp..

Nella foto in basso, infatti, potete osservare un nido di Eriogaster catax (Linnaeus, 1758), un’altra specie di falena, inserita in direttiva Habitat e considerata di interesse comunitario. Nonostante possa sembrare simile alle processionarie, per via della fase gregaria in età giovanile e della costruzione di un nido sericeo, in realtà è molto diversa. Non è pericolosa per l’uomo, il colore e l’aspetto generale differiscono (vedasi foto allegata) e, inoltre, le piante nutrici stesse sono diverse. Eriogaster catax si nutre principalmente di prugnolo (Prunus spinosa), è infatti comunemente chiamato bombice del prugnolo, e occasionalmente di biancospino (Crataegus monogyna), pero selvatico e domestico (Pyrus spp.), betulle (Betulus spp.), pioppo (Populus spp.), olmo (Ulmus sp.) e quercia (Quercus spp.), unica specie in comune con Thaumetopoea processionea.

Va ricordato che, essendo una specie elencata in direttiva habitat, ne è vietato il disturbo, la raccolta, lo spostamento, la detenzione e l’uccisione da parte di personale non autorizzato.