Radio Monte Tobbio, una radio a Voltaggio: l’impossibile che diventa realtà
Storie da ricordare, episodi da raccontare. successi e delusioni, sorrisi e pianti, amicizia e solidarietà… perfino l’amore!
“Pensieri e parole” che viaggiano ancora “sulla carrozza di Hans” “nel cuore, nell’anima”, storie di quando, alzando lo sguardo, vedevi “il cielo sempre più blu”.
Storie di entusiasmo e ingenuità di chi “nel cuore aveva un volo di gabbiani” in cerca dell’”isola di chi ha negli occhi il blu della gioventù” e comunque resterà “forever young”.
1976. L’Italia, tanto per cambiare, è alle prese con una crisi politica e il governo Moro, travolto dallo “scandalo Lockheed” si dimette sostituito da Giulio Andreotti. Non solo i governi vengono sostituiti, anche la mitica Fiat 500 lascia il posto alla 126. L’inflazione viaggia a due cifre e le banche emettono montagne di “miniassegni”. È un anno funestato dal terrorismo e dal terremoto del Friuli ma gli Italiani possono consolarsi con nuovi programmi televisivi: Domenica In e soprattutto il mitico sceneggiato Sandokan. Al cinema Taxi Driver, Rocky e Novecento sbancano i botteghini, mentre il Torino di Pulici e Graziani vince il suo settimo (e per ora ultimo) scudetto. Al Festival di Sanremo primeggia Peppino di Capri con “Non lo faccio più” ma i giovani preferiscono ascoltare Lucio Battisti, Antonello Venditti o uno nuovo che si capisce poco ma piace, un certo De Gregori.
Voltaggio Ottobre 1976 Lontani, ma non troppo, da questi avvenimenti, nel negozio-laboratorio dei fratelli Traverso (du Gigin) si annusa l’inverno tra lunghe giornate inoperose. I villeggianti ormai sono tornati in città ed il paese si è svuotato tornando al suo abituale torpore: calma piatta. Attorno alla stufa a chitarra ci si scalda, ma tra un ferro da stiro da riparare e un televisore da resuscitare i tempi morti sono sempre più lunghi. Giannino Repetto, Gianni Ghio ed i due fratelli Giuseppe e Gianni Traverso, al tempo poco più che ventenni, fanno progetti e giocano a chi la spara più grossa: “Costruiamo un kayak!” propone uno. “No! Facciamo una radio!” rilancia l’altro. Competenze navali: zero. Così ben presto il progetto acquatico viene abbandonato. Meglio la magia dell’etere anche perché il mago c’è. Gianni Traverso che non vede l’ora di mettere alla prova le proprie abilità di elettrotecnico. In fondo se c’è Radio Monte Carlo, ci potrà essere anche Radio Monte Tobbio, no?
Da alcuni anni è esploso il fenomeno delle radio locali che in contrapposizione alla radiofonia ingessata di Mamma Rai, ha sdoganato la musica che piace ai giovani utilizzando un linguaggio che si affida volentieri all’improvvisazione di conduttori che spesso interagiscono con gli ascoltatori con le famose “telefonate in diretta”, e danno voce, senza particolari filtri, un po’ a tutti non foss’altro che per dedicare un disco alla compagna di classe alla quale non si ha il coraggio di dichiararsi di persona.
E allora dai! Dopo i primi esperimenti con pochi mezzi e strumenti di recupero, a poco a poco, grazie all’abilità di Gianni, il progetto prende forma, si perfeziona. Viene assemblato il primo ripetitore e hanno inizio le prime trasmissioni sperimentali. A questo punto entrano in scena due figure destinate a diventare vere e proprie colonne dell’emittente voltaggina: i fratelli Gianni (Jerry per gli ascoltatori) ed Ettore Repetto, fornai a tempo perso e di professione grandi appassionati di musica, classica e popolare il primo, rock e country il secondo.
La prima sede, ovviamente provvisoria, è il laboratorio dei fratelli Traverso in via De Rossi, vicino al macellaio. Viene poi fatto un tentativo al pian terreno del Grand Hotel allora disabitato ed in precarie condizioni, ma il freddo pungente induce a cercare sistemazioni alternative. Scartate quelle non idonee per motivi tecnici, finalmente viene individuata quella che diventerà la sede “storica” di RMT, al primo piano del n1 di Piazza Scorza, sopra il Bar Cavo. Due stanze che ci si affretta ad insonorizzare con i classici cartoni da uova e a adattare per separare la cabina di trasmissione contenente mixer, piastre di registrazione, piatti e ovviamente microfoni, dal resto del locale che diventa un grande archivio dove sono raccolti e catalogati i dischi.
Nella primavera iniziano le trasmissioni ufficiali e con esse arriva nuova linfa ad affiancare Lupo John e compagni. Michele Bisio, Giuseppe Canepa, Bruno Fontana, Roberto Paravagna sono solo i primi di una lunga serie di improvvisati dj, o meglio animatori, che via via arrivano da Gavi, Busalla e Novi. Anche il bacino di utenza si allarga e al ripetitore di Fraconalto, se ne affiancano altri sulle alture di Genova con conseguente incremento degli ascolti tale da collocare l’emittente voltaggina nella top ten delle radio più ascoltate di Genova nel 1979.
Siamo nella seconda metà degli anni Settanta e il mondo dell’etere è un Far West. Chi possiede un segnale più potente copre i più deboli e si impossessa della frequenza. I ripetitori spesso “spariscono “e la SIAE “per fortuna” non riesce ancora a farsi riconoscere i diritti d’autore. Ma le spese sono comunque tante: oltre all’affitto e alle utenze ci sono le attrezzature e i dischi da comprare. A questo provvede settimanalmente Ettore, per lo più di tasca propria, recandosi a Genova per la gioia di Disco Club. Un occhio di riguardo viene riservato alle novità del momento, senza trascurare la qualità. Non ci sono imposizioni di sorta: ognuno è libero di mettere sul piatto i dischi che preferisce.
Il palinsesto è vario e intrigante, coniugato a seconda delle fasce orarie e della disponibilità dei conduttori. Al mattino musica di facile ascolto, oroscopo, ricette con Lella. A mezzogiorno le notizie tratte, tra un fruscio di giornale e l’altro, dal Secolo XIX, poi il liscio con Jerry e a seguire una mezz’ora “culturale”, cinema, libri e perfino poesia a cura di Giuseppedue. Non manca lo spazio per i più piccoli nel quale Katia e Francesca mettono bravura e fantasia. Si torna alle cose serie con Ettore o Michele e i cantautori prima della fascia serale che prevede ancora liscio, musica a richiesta ed il notturno nel quale si scatenano alternandosi Ettore, Mauro, Gianni, Roberto, Tonino e …chi passa da lì.
Il carattere “ruspante” di Radio Monte Tobbio è testimoniato da molteplici episodi che sono presto diventati leggendari. Come quando un furibondo proprietario del “Mulino” è costretto ad intervenire energicamente per porre fine ad una intervista con Bruno Lauzi che si sta piacevolmente intrattenendo con gli intervistatori anziché esibirsi nel locale. O come quando nell’eccitazione di poter intervistare i giocatori della Sampdoria nessuno pensa di premere il tasto “record” del registratore con le conseguenze immaginabili. E ancora come quando il primo ripetitore riesce nell’intento di disturbare la trasmissione della partita Italia-Inghilterra con inevitabile intervento dei Carabinieri. Il primo di molti altri “disturbi” che interessano addirittura l’aeroporto di Genova (per fortuna senza conseguenze) ed una funzione funebre nel bel mezzo della quale, a causa di una interferenza, dagli altoparlanti si diffonde un pezzo rock proveniente dalla radio voltaggina. Sono anche anni difficili a causa degli attentati. E così succede che un intervento notturno per riparare un ripetitore sul Monte Fasce venga scambiato per un possibile attentato di pericolosi brigatisti. Per fortuna la cosa viene chiarita rapidamente. Cose che capitano.
Già, così come capita che qualche ascoltatrice affascinata a tal punto da una voce udita per radio finisca per convolare a nozze col suo proprietario ma anche che si debba piangere la prematura scomparsa di uno dei dj gaviesi, Antonio “Tac”, vittima di un incidente sul lavoro.
La raccolta pubblicitaria resta il grosso problema. In assenza di una concessionaria, gli sponsor vengono ricercati autonomamente con scarsi risultati e sempre artigianalmente, ma con tanto divertimento, vengono realizzati gli spot pubblicitari.
“Ma come tutte le più belle cose…” come cantava De Andrè anche per RMT arriva il momento della resa dei conti. Le difficoltà economiche già citate si aggravano a causa della necessità di impianti sempre più potenti e costosi indispensabili per rimanere competitivi. Nuove leggi e normative comportano spese non indifferenti. Una possibile soluzione viene offerta dalla Politica quando esponenti di uno dei maggiori partiti fanno balenare la possibilità di un loro ingresso anche economico, in società. Questa eventualità, che provoca parecchia tensione e qualche dolorosa defezione all’interno del gruppo storico, si rivela comunque impraticabile.
Siamo all’epilogo. C’è una prima interruzione, poi si riprende ma ormai il destino è segnato. Nel settembre del 1981 dopo cinque anni di gloriosa attività, i microfoni vengono spenti, le attrezzature e le frequenze vendute: è la fine di un sogno che nei racconti dei protagonisti di allora è diventato mito.
Scorri il nastro della memoria e ascolta: ricordi?