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Joseph Ha-Cohen ebreo di Spagna a Voltaggio (seconda parte)

il soggiorno a Voltaggio

Antoniotto Adorno

Il 1500, per la Repubblica di Genova, fu un periodo travagliato. Epidemie, carestie, lotte intestine tra vecchia e nuova nobiltà per il predominio politico (congiura dei Fieschi) determinarono instabilità e atteggiamenti contrastanti. Chi era nella condizione di esule non poteva che subire, nel bene e nel male. E così, questa volta grazie ad un editto del Doge Antoniotto Adorno, a 47 anni, Joseph Ha Cohen tornò a Genova dove esercitò la professione medica fino al 1550 intrattenendo ”des relations amicales avec ses confréres en médecine  tant chrétiens que juifs “.

Accanto a quella medica, per la quale spesso non si era neppure pagati, si dedicò ad attività finanziarie che gli consentirono di soccorrere molti ebrei fatti prigionieri dalla Repubblica di Genova, ma anche a Napoli, a Tunisi e in Oriente come testimoniano le numerose lettere da lui scritte su questo argomento. Con infaticabile costanza si adoperò scrivendo a destra e a manca allo scopo di raccogliere le somme necessarie al loro riscatto, a volte anche lamentandosi per la scarsa generosità, e offrendosi da intermediario per far giungere a destinazione i denari richiesti.

Medico Ebreo

Ma furono questi anche anni di grandi dolori. Nel volgere di un decennio tre dei cinque figli avuti da Paloma perirono prematuramente (i tre maschi per giunta!) lasciandolo nello sconforto

“maudit soit le joiur où j’ai été mis au monde

Mentre si trovava presso uno zio materno a Pieve (di Cento) in territorio di Ferrara, Yehochua, il primogenito ventenne, annegò nel fiume Reno “comme du plomb il coula au fond des ondes impétueuses”. Dopo due sole settimane fu la volta del piccolo Jsaac di appena cinque mesi “nourisson encore a la mamelle de sa mére”. E non ebbe miglior sorte il secondogenito Judah morto all’improvviso appena diciasettenne nel 1548 “il s’affaissa sur les genoux, se coucha et il n’était plus”.

“Mes yeux sont consumés dans les larmes… car mon soleil s’est obsurci.”

Un nuovo capitolo nella vita di Josef Ha Cohen si aprì nel 1550. Infiammati dall’eloquio del predicatore domenicano Bonifacio di Casale (périsse son nom!) e gelosi dei successi dei loro colleghi ebrei i medici cristiani di Genova, due dei quali facevano parte del Consiglio della città, riuscirono ad ottenere dal Doge un editto di espulsione.

 “Nous quittâmes donc Gênes le 3 juin et je m’établis à Voltaggio, où j’exerçai les fonctions de médecin jusqu’en l’année 5328 (1567)”

La scelta di trasferirsi a Voltaggio non fu casuale ma voluta… soprattutto dalla cittadinanza vallemmina che espressamente richiese e ottenne dal Senato della Repubblica di poter accogliere Joseph e la sua famiglia. Con quest’atto i notabili voltaggini si assicurarono i servigi di un medico affermato denotando d’altro canto, una inusuale apertura mentale scevra da quegli atteggiamenti vessatori nei confronti degli ebrei così frequenti altrove. Ai Cohen venne concessa una adeguata sistemazione oltre alla libertà di esercizio della professione medica e di movimento.

Ebrei con cerchio di stoffa gialla quale segno discriminatorio

Sul luogo prescelto come residenza della famiglia Choen non vi sono certezze. Probabilmente si trattava di un edificio di una certa dimensione, data la numerosa prole, e magari con spazio sufficiente a quanto connesso alla professione medica. L’unico riferimento compatibile è l’esistenza, fino ai primi anni del Novecento, di una Piazza Giudea, il che suggerirebbe una probabile derivazione da uno stanziamento di Ebrei protratto nel tempo. La piazza, sulla quale si affacciava un piccolo ospedale, era attigua alla chiesa parrocchiale, dotata di un pozzo e vi si accedeva attraverso il vicolo di Malcantone. Tanto il vicolo quanto la piazza sono scomparsi in seguito all’ampliamento dello Stabilimento Idroterapico (attuale Palazzo Spinola) inglobati nel giardino dello stesso. Stessa sorte ha subito l’ospedale ma nella pianta del Vinzoni (1773) se ne possono chiaramente individuare le tracce.

Nella tranquillità di Voltaggio si svolse una parte considerevole della produzione e costante revisione delle sue opere. Durante la sua permanenza completò le traduzioni dallo spagnolo di trattati geografici e storici sulla conquista del Messico (Inde Espagnole) (1557), redasse il Peles ha-Shemot (1561) una “lista dei nomi” cioè un elenco alfabetico di sostantivi ebraici, con esempi tratti dalla Bibbia, allo scopo di definirne il genere maschile o femminile (cosa nella quale a quanto pare molti scrittori in ebraico erravano). E ancora compilò una raccolta di formule educate da usare negli scambi epistolari a seconda della situazione e dei destinatari (1567). Le sue numerose lettere, conservate a Parigi e a Budapest, oltre a quelle personali inviate a parenti ed amici, riguardarono i rapporti con le altre comunità ebraiche alle quali si rivolgeva per ottenere le somme necessarie alla liberazione degli ebrei fatti schiavi e le controversie ereditarie che ebbe col fratello Todros e la sorella Klara. Queste ultime ci forniscono il ritratto di una persona umorale che non guardava tanto per il sottile, capace anche di utilizzare un linguaggio rude per esprimere il proprio risentimento nei loro confronti.

La lettura del Consolaçam as tribulaçoens de Ysrael (1552), del portoghese Samuel Usque, gli suggerì l’idea di una raccolta esclusivamente dedicata alle sofferenze del popolo ebraico. A Voltaggio tra il 1558 ed il 1563 prese così forma e si completò Emek ha-Bakha  (La Vallée des pleurs) la sua opera più conosciuta e più tradotta. In essa racconta, attingendo da autori ebrei e cristiani, le vessazioni e le tribolazioni inflitte alla sua gente dal tempo in cui Giuda fu esiliato dal suo paese, affinché chiunque le legga, venendone a conoscenza, possa domandarsi:

Jusques à quand encore, ô mon Dieu?

Sugli avvenimenti descritti, da storico scrupoloso, raccolse informazioni da parecchie fonti anche epistolari, aggiungendo, con puntuali riferimenti a luoghi e date, nuove testimonianze che ampliarono continuamente la prima stesura e diedero origine a nuove edizioni (nove in totale) fino a quella definitiva del 1575 anno in cui si colloca anche la sua morte.

Dopo diciassette anni di tranquilla permanenza a Voltaggio, ancora una volta le mutevoli vicende politiche irrompono nella vita dei Cohen. Nel giugno del 1567 i “maestri” della Superba ottengono un nuovo decreto di espulsione degli Ebrei:

 “Un ordre semblable me fut notifié , en vertu de cette mesure , par le gouverneur de la ville de Voltaggio “.

In esso gli si imponeva di trasferirsi fuori dai domini genovesi “cum tota eius familia intra terminum mensium trium”. Gli abitanti si mobilitano in suo favore ed una delegazione viene inviata a Genova per intercedere in suo favore. Le parole e le argomentazioni usate sono affettuose e struggenti: lui e la moglie sono anziani (settuagenari), con una figlia vedova e un “figliolino”, amorevole e caritatevole verso i poveri, uomo di esperienza e dottrina. Insomma, con il salario ritenuto, essendo di “bonissima vita e di ininculpabili costumi” non merita di essere cacciato. La supplica ha successo e alla fine di luglio il Senato genovese gli concede, purché porti il segno discriminatorio giallo, di rimanere “Eh bien ! que Joseph ha- Cohen reste donc parmi vous tant qu’il lui plaira”. Nonostante ciò, Joseph decide di andarsene e di stabilirsi a Castelletto Monferrato, soggetto al più tollerante dominio di Mantova, dove venne accolto con gioia. Restano invece a Voltaggio, dove erano nati, i nipoti Benedetto (chirurgo) e Abraham (di aiuto ai poveri) anch’essi raggiunti nel 1587 da un decreto di espulsione e anch’essi difesi con successo dalla comunità voltaggina in nome del privilegio concesso al nonno.

Nel 1571 Joseph tornò per l’ultima volta a Genova dove morì nel 1575.

Je te glorifie parmi les peuples, Seigneur, et je chante la gloire de ton nom!

Tutte le citazioni in francese sono tratte da: Joseph Ha Cohen La Vallée des pleurs 1881 traduzione francese Emek ha-Bakha  a cura di Julien Sée

Altre fonti bibliografiche:

Abraham David – Ha Cohen and his negative attitude toward  R. Meir Katzenellenbogen – 2013
Miriam Mandirola – La presenza ebraica a Voltaggio 1550-1567: Josef Ha Kohen – 2017
Isidore Loeb – Josef Haccohen Les Chroniqueurs Juifs – 1888
Rossana Urbani – Indizi documentari sulla figura di Joseph Ha Cohen in E andammo dove il vento ci spinse a cura di GN Zazzu 1992
Emilia Angiolina Bagnasco – La Confraternita di Nostra Signora del Gonfalone in Voltaggio 1995
Emilia Angiolina Bagnasco – La parola del passato 2012
Roberto Benso – Voltaggio nella storia dell’Oltregiogo Genovese 2001
Francesco Pappalardo – Isabella di Castiglia (1451-1504) – 2011
Archivio di Stato di Genova
Jewish Encyclopedia
Encyclopedia.com

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