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Il dolce Natale del 1956

Erano le ore 00.30 del 25 Dicembre 1956. Nel borgo medioevale di Serravalle gran parte della popolazione si trovava nella Chiesa Collegiata per la Santa Messa della notte di Natale, talmente numerosa e stipata che quasi non c’era lo spazio per respirare. Una lunga coda di fedeli stava sfilando davanti al Parroco, sotto alla balaustra dell’altare, per ricevere la Comunione, quando il Sacerdote si rese conto che le ostie non sarebbero bastate. Fatto un cenno al chierichetto più vicino, questo partì di corsa per raggiungere la  sacrestia e recuperare ostie a sufficienza per soddisfare i tanti fedeli. Passati alcuni minuti il Parroco fece un secondo cenno al chierichetto più vicino affinché raggiungesse il suo amichetto per capire come mai ci stesse mettendo tanto.

«Non trovo le ostie – disse – Ho già guardato in tutti i cassetti e sportelli, niente da fare. Ed ora cosa diciamo al Don !!??» Tornati sull’altare riferirono che, nisba, non ne avevano trovato. Il Parroco stupito ed allarmato si allontanò discretamente per cercare nel suo armadietto che teneva chiuso a chiave. Niente, neanche l’ombra nemmeno lì. Pensò allora in fretta che cosa potesse utilizzare al posto dei bianchi dischetti di farina. Avrebbe forse potuto contare sulle ostie degli Oratori dei Rossi e dei Bianchi, ma le chiavi le avevano i custodi: troppo difficili da contattare in quel momento.

Angela (1904 – 1994) e Gaetana (1907 – 1988) Albinio.

Gli venne in mente che sulla prima panca erano sedute, quella sera come sempre,  due sorelle nubili, titolari di una antica panetteria del borgo, non lontana dalla Chiesa. Mandò urgentemente il sacrestano a chiamare una delle due.

L’unica idea che gli venne fu infatti quella di utilizzare dei piccoli panini – i filoncini – che, tagliati in sottili fettine, avrebbero sostituito abbastanza bene le tradizionali ostie. Nessuno, neanche il Vescovo. avrebbe potuto rimproverargli di non aver somministrato farina in forma circolare. Pensò che anche Gesù nell’ultima cena aveva proposto agli apostoli vino e pane. Si convinse quindi che la scelta non era sbagliata né troppo originale, anzi corrispondeva a quanto riportato dalle sacre scritture.

Le sorelle, esperte commercianti,  arrivarono entrambe al cospetto del Don, ma, ascoltata la sua richiesta, sconsolate, riferirono che il pane lo avevano venduto tutto, come spesso capitava alle panetterie durante le feste. Il Parroco pensò allora a dei biscottini, magari tondi, ma le sorelle scossero la testa, proprio non ne avevano.
«Mamma mia – disse il celebrante, portandosi le mani alla mitra – ed ora come me la sbrigo?!?!”

Non c’era tempo da perdere, la Collegiata era piena di fedeli con le autorità nelle prime file e tanti che dovevano ancora ricevere la Comunione natalizia. Disse alle due sorelle cortesemente di andare in negozio e di portare in sacrestia tutto l’invenduto a base di farina. Avrebbe poi scelto lui che cosa utilizzare. Le fece uscire da una porta secondaria, accompagnate dal sacrestano. Si raccomandò di volare e di portargli qualcosa che gli avesse consentito di portare a termine onorevolmente la Santa Messa Natalizia.

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Le Albinio si affrettarono; in men che non si dica furono in panetteria per recuperare, come richiesto dal Signor Parroco, l’invenduto a base di farina. Si accorsero, come supponevano, che più di qualche filoncino era rimasto ancora, ma preferirono far finta di niente pensando che un’occasione così ghiotta di pubblicizzare la loro attività non sarebbe mai più capitata. Fecero un bell’omaggio natalizio al sacrista – un cestino stracolmo di ogni ben di Dio – perché mantenesse il segreto, e portarono in sacrestia un cesto zeppo dei loro squisiti dolcetti. Il Parroco fu contento di vederle di ritorno in pochi minuti. Svuotò il cesto su un grande tavolo, ma, amara sorpresa, tutto c’ era, tranne quello che il Don avrebbe sperato. Grissini all’olio, canestrelletti, funghetti, frollini e qualche taralluccio. Il Sacerdote impallidì; le due sorelle lo rassicurarono che, se anche la forma non era troppo circolare, la farina c’era. Aggiunsero che la loro fragranza e bontà sarebbe certamente stata apprezzata anche dal Padreterno.  Nessuno si sarebbe certamente lamentato, se non quelli che avevano  ricevuto prima le normali ostie. Anche il sacrestano, con un cestino di prelibatezze sotto al cappotto, convinse il suo datore di lavoro che non era poi così male la trovata e comunque ormai era l’unica possibilità .

Il Parroco sembrava in trance, non sapeva se darsi malato di un malore secco e fulmineo, o propinare i dolci al posto delle ostie, notoriamente dal sapore neutro e insipido. Scelse la seconda possibilità per non voler far troppa commedia e, dicendo ad alta voce «Che il Signore mi assista!» rientrò in chiesa, dove in tanti lo stavano aspettando impazienti di sapere come e se si sarebbe conclusa la funzione. I dolci, per le dimensioni, non potevano stare all’interno del calice, come le ostie, per cui vennero somministrati su dei cabaret di cartone, marchiati con il logo della panetteria, che le due sorelle non avevano dimenticato di prendere. I Fedeli vedendosi distribuire funghetti, canestrelli, frollini e tarallucci, furono piacevolmente stupiti, non certo dispiaciuti, dopo aver assaporato tali squisitezze.  Alcuni addirittura furono tentati di fare un secondo giro.

Fu certamente un successo. Al termine della funzione si levò un fragoroso applauso come non era mai accaduto. Tutti batterono le mani per la nascita del Redentore, pensando però soprattutto ai dolci delle due sorelle dal grembiule nero, con cui la Parrocchia di Serravalle aveva deciso, quell’anno, di omaggiare i fedeli. Il giorno dopo i giornali locali parlarono della insolita Messa di Natale a Serravalle, celebrata del Parroco, stupendamente finita a canestrelli, funghetti, tarallucci e vino.

La Parrocchia di Serravalle vide così aumentare notevolmente i fedeli a tutte le sue Messe, speranzosi forse di qualche fuori programma (improvvisazione) del celebrante. L’antica panetteria del borgo, delle due sorelle, divenne famosa, incrementando il  giro d’affari per l’azzeccata pubblicità, ma soprattutto per la ineguagliabile bontà dei grissini canestrelli e funghetti di Serravalle. Il Natale del 1956 passò alla storia come il più DOLCE ed insolito di sempre, con orgoglio dei Sacerdoti e dei parrocchiani.

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