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Michele Bisio: un artista solitario

Autoritratto

Quando si è spento nella sua casa, lo scorso luglio, lo ha fatto piano piano, in maniera discreta, così come discreta era stata la sua esistenza. Classe 1941, Michele Bisio (Miki), aveva fatto della riservatezza uno stile di vita. Le sue frequentazioni in paese, a Voltaggio, si limitavano a pochi artigiani locali per la realizzazione di qualche progetto. Un’esistenza appartata, al limite dell’isolamento, soprattutto quando, dopo aver raggiunto l’età della pensione, aveva lasciato il milanese, dove aveva lavorato nel campo della moda e dell’insegnamento di materie artistiche, per ritirarsi appunto a Voltaggio. Uniche compagnie la madre Renata, che adorava, l’altrettanto adorata sorella Luisita e i suoi libri, con i quali aveva stipato ogni possibile spazio utile della sua abitazione.  Della televisione non si fidava, meglio la radio e meglio ancora i libri. Volumi su volumi che spaziavano ad abbracciare i suoi inesauribili interessi: dalla storia romana alla geografia, dalla mitologia alla religione, dall’opera lirica all’arte, alla moda e alla danza. Un personaggio eccentrico e poliedrico che ha lasciato a bocca aperta quanti, alla sua morte, hanno provato a mettere ordine fra le sue cose. Immaginate lo stupore e la piacevole eccitazione di chi ha trovato davanti a sé stanze colme, oltre che di libri, di quadri, disegni, bozzetti, figure di gesso, oggetti da collezione tra i più disparati.

“Quando morirò si deve capire che in questa casa ha vissuto un artista”

E infatti di un artista si tratta, tanto più affascinante in quanto praticamente sconosciuto. Se alcune delle sue opere sono riconducibili facilmente alla sua attività, altre ci pongono interrogativi sulla loro origine. Quali motivazioni ed emozioni sono alla radice di quel bozzetto o di quel ciclo di disegni? Il mistero rende ancora più intriganti le scoperte che si susseguono in quel labirinto di stanze che era casa sua. Ecco: quella casa di Via De Rossi, magari inconsciamente, potrebbe essere all’origine del suo ciclo mistico. In quella casa  infatti  nacque e trascorse i primi anni di vita il Servo di Dio Nicolò Olivieri, sacerdote che nell’Ottocento dedicò la sua vita al riscatto degli schiavi africani.

Rimandando ad altre occasioni ulteriori elementi della sua attività artistica e concentrandoci per il momento su questo aspetto, bisogna assegnare al periodo mistico la notevole figura del Cristo realizzata per adornare l’altare della Reposizione (Sepolcro)  della chiesa parrocchiale.

In precedenza, assieme al padre Giuseppe (Pippo), uomo dalle molte attività (era commerciante ma anche muratore, falegname, produttore di capi di maglieria nonché allevatore di uccelli), aveva messo la sua abilità al servizio del restauro delle statuette lignee del Presepe settecentesco del Maragliano che un tempo si trovavano presso il Convento dei Cappuccini in Voltaggio ed ora sono conservate nel museo della chiesa di S. Caterina a Genova, dove vengono esposte ogni anno in occasione del S. Natale. Si tratta di statuine  a manichino, realizzate secondo la tradizione ligure in modo da poter consentire il cambio degli abiti. Ed è proprio a questi ultimi che Miki ha dedicato la sua attenzione.

Di indubbio impatto infine è una serie di disegni, realizzati su cartoncino nero, che sembrerebbero ipotizzare una Via Crucis incompiuta. È evidente in queste opere l’intento di trasferire in immagini la propria devozione personale attraverso la rappresentazione fedele dei dettagli della passione, affiancata dal desiderio di trasmettere i sentimenti e l’impatto emotivo che ne derivano.

Un pensiero su “Michele Bisio: un artista solitario

  • Giacomo Giovanni Repetto

    Ho avuto la fortuna di conoscere Miky, conservo un bel ricordo, soprattutto della preparazione degli abiti delle stauine del presepe che veniva allestito oggi anno nel convento dei frati cappuccini in Voltaggio. Grande Artista! R.I.P .

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