EventiLibri, opuscoli, libelli, pamphlet

La salute negata. Prefazione di Paolo Mazzarello a un libro di Maurizio Cremonte, Riccardo Lera e Maurizio Scordino.

Venerdì 30 maggio, alle ore 17,30, nel salone del Centro Pastorale Maria Regina di Piazza Vittorio Gianni Guido, a Serravalle Scrivia, sarà presentato il libro “La salute negata”, di Maurizio Cremonte, Riccardo Lera e Maurizio Scordino, edito nell’aprile 2025 da Epoké. Si tratta della testimonianza di chi ha vissuto “dal di dentro” il progressivo declino del Servizio Sanitario Nazionale, fatto che, come è noto, impatta fortemente con la vita delle persone. Gli autori ne discuteranno con il Professor Paolo Mazzarello, docente di Storia della Medicina dell’Università di Pavia. Dopo la locandina è possibile leggere la prefazione del Professor Mazzarello.

Maurizio Cremonte

Un tunnel senza uscita. Questo è il viaggio nella Medicina e nella Sanità italiana, lungo un arco temporale quarantennale, di Maurizio Cremonte e Riccardo Lera. Laureati entrambi nel 1982, neuropsichiatra infantile l’uno e pediatra l’altro, amici da sempre, in questo libro raccontano gli alti e bassi di una professione amata, vissuta intensamente e che ha assorbito le loro vite. Gli alti appartengono all’inizio del loro itinerario, quando la Sanità italiana era un esempio fulgido riconosciuto a livello internazionale, per l’efficienza e la struttura democratica dei servizi che erogava, i bassi agli ultimi venticinque anni, quando il progetto grandioso di una medicina alla portata di tutti è mutato diventando un edificio pieno di crepe e in fase di progressivo degrado. La loro testimonianza è in realtà un profondo e doloroso documento di denuncia: una discesa che non ha ancora raggiunto gli inferi ma è sulla buona strada per arrivarvi nel prossimo futuro. Viaggio in un certo senso dantesco, dunque, ma che segue metaforicamente un percorso inverso rispetto a quello del grande fiorentino, da un sistema pieno di promesse alle attuali disillusioni. Il racconto si sofferma puntualmente sulle varie tappe di un disastro: i tagli progressivi dei finanziamenti, le lunghe liste d’attesa, le problematiche dei medici specializzandi, i turni improvvisati, gli ambulatori inadeguati, i rimedi destinati a incrementare i danni (un esempio fra tutti: i “gettonisti” a contratto privato che guadagnano, in un tempo di lavoro limitato, cifre molto superiori ai dottori ospedalieri assunti dopo regolare concorso) e chi più ne ha più ne metta. Molti sono i modi adottati da diversi autori per illustrare i problemi sanitari del nostro Paese dal punto di vista professionale, legislativo e organizzativo. Di solito si tratta di saggi specialistici che si rivolgono a medici, ingegneri e architetti, o a burocrati interessati agli aspetti gestionali del funzionamento degli ospedali e delle strutture sanitarie in generale. Il pubblico interessato è, solitamente, limitato già in partenza: difficilmente un lettore colto di diversa estrazione prenderà mai in mano questi testi per leggerli compiutamente, riservati come sono alla consultazione.

Riccardo Lera

La strategia comunicativa adottata da Cremonte e Lera (coordinata dal sociologo e giornalista Maurizio Scordino) si discosta sensibilmente da queste modalità esclusivamente tecniche, ossia dal modo tradizionale di esporre i problemi specifici del sistema sanitario italiano. L’idea a mio parere vincente è stata quella di raccontare l’andamento nel tempo, con diverse scansioni per argomenti, delle loro esperienze mediche (nel testo diventate tanti esperimenti personali vissuti sulla loro pelle) che inevitabilmente hanno saggiato la funzionalità dell’assistenza alla salute nel nostro Paese, sia locale che nazionale. Il risultato è un resoconto molto originale perché le biografie mediche diventano la lente attraverso cui osservare i mutamenti di un mondo che li aveva accolti benevolmente, all’inizio della loro carriera, ma che, a seguito di ben precisi provvedimenti legislativi, li ha poi sconfortati e profondamente delusi. Racconti in cui molti medici laureati negli anni Settanta e Ottanta del Novecento si specchieranno. Le guardie mediche talvolta in sedi lontane e disagiate, la tentazione della ricerca scientifica, poi abbandonata per il richiamo del paziente come soggetto a cui non si poteva sacrificare del tempo, la progressiva e ineluttabile erosione del pubblico a favore del privato e, infine, l’impatto devastante della pandemia da Covid-19 che avrebbe potuto diventare un’occasione di crescita e di apertura a nuove possibilità del servizio sanitario (senza rinnegare il tanto buono del passato) e invece si è conclusa con una chiusura egoistica che ha favorito le strutture mediche aziendali private. I due racconti paralleli, nonostante le spinte centrifughe, sono tenuti a bada e si fondono in una struttura compatta per merito di Maurizio Scordino che ha coordinato la raccolta delle due testimonianze e le ha armonizzate con saggia ironia, nell’intento forse di evitare che i due amici rischiassero di prendersi troppo sul serio. Nel racconto troviamo gli inizi di una vocazione (per entrambi si tratta proprio di questo, non di una semplice scelta professionale), le esperienze nelle corsie ospedaliere, gli anni di specializzazione e, in parallelo, un sistema sanitario che corre veloce verso il baratro. Dalla microstoria di due vite professionali alla macrostoria di un’organizzazione nazionale introdotta per eliminare i privilegi ma che sta cadendo in una deriva puramente monetaria e finanziaria a tutto vantaggio dell’attività privata. Come è stato possibile tutto questo? Le risposte ipotetiche e dubitative sono disseminate nel libro e prendono ispirazione dai molti punti di svolta legislativi che hanno progressivamente impoverito le competenze sostituendole con la preponderanza delle scelte politiche e, purtroppo derivate da queste, delle forze clientelari. Il libro è dunque anche un’autobiografia critica non solo dei due protagonisti ma anche di un intero sistema. Davvero commoventi sono le pagine dedicate da Cremonte e Lera a vari episodi significativi della loro vita professionale che illustrano le caratteristiche uniche del rapporto medico-paziente. Dal racconto si capisce bene quanto esercitare l’arte (e la scienza) del curare voglia dire calarsi in un compito emotivamente difficile, talvolta sovrumano: alleviare la sofferenza che l’ingiustizia della natura propina con indifferenza, sorda a ogni merito.

Maurizio Scordino

Allora basta, per rendere più lieve la vita, lo sguardo commosso e partecipe del medico, consapevole di essere frequentemente l’unico baluardo in grado di dare la forza per affrontare le ingiustizie del destino che possono colpire senza pietà e nella totale indifferenza. Emblematiche le pagine che Cremonte e Lera dedicano a momenti affettivamente coinvolgenti della loro vita professionale: la morte di un piccolo bambino adottato da una coppia, accompagnato dal neuropsichiatra con intensa partecipazione, fino alla fine; i campi-scuola per i piccoli pazienti diabetici realizzati soltanto dopo una lotta estenuante del pediatra con l’amministrazione ospedaliera, e unicamente per l’impegno di un’associazione organizzata dalle famiglie. Un compito arduo, quello del medico, se vissuto con la piena consapevolezza del suo valore etico, spesso reso ancora più problematico dai condizionamenti che derivano da una Sanità anaffettiva o addirittura respingente. Proprio da questo contrasto fra la vocazione individuale e l’indifferenza istituzionale scaturisce la parabola esistenziale raccontata in questo libro di denuncia, particolarmente amaro proprio perché scritto da due medici innamorati della loro professione.

Un pensiero su “La salute negata. Prefazione di Paolo Mazzarello a un libro di Maurizio Cremonte, Riccardo Lera e Maurizio Scordino.

  • Rita Tanas

    una premessa bellissima che mi fa venir voglia di leggere l libro
    anche a me che, assunta nel 1979, questo declino lo conosce bene e vissuto in prima persona come pediatra prima e come paziente ora

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *