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GROSSI, Carlo Enrico

Docente universitario, Scienziato – (Genova, 2 dicembre 1937 – 20 luglio 2006)

Suo padre, Maurizio, nato a Serravalle nel 1902, si trasferisce nel capoluogo ligure per ragioni di lavoro. La sua famiglia di origine è proprietaria di un panificio sito in via Berthoud, non molto distante dalla Chiesa dei Rossi.

Maurizio Grossi

Maurizio è un rappresentante per la Chrysler in Italia ed ha bisogno di un’interprete per portare avanti il suo lavoro. Fa la conoscenza di Alba Gentile. Alba è figlia di italiani, Abele e Costanza, ma nata e vissuta sempre in Scozia, è perfettamente bilingue, come suo fratello Archibald. La ragazza è bellissima, più giovane di sette anni di Maurizio. I due si innamorano, si sposano e dalla loro unione nasce Giuditta nel 1933 e Carlo Enrico quattro anni più tardi.

Alba Gentile

Purtroppo questa giovane famiglia viene scossa nel 1941 dalla perdita di Alba, morta prematuramente a trentadue anni per setticemia. Carlo Enrico rimane pertanto orfano di madre quando di anni ne ha solo tre. Della sua educazione e di quella della sorella Giuditta purtroppo se ne può occupare solo il padre, coadiuvato in questo da “tata” Rosetta.

Il nostro borgo impara ad amarlo fin dall’infanzia; come tante famiglie genovesi, è costretto a vivere da sfollato per sfuggire ai bombardamenti inglesi durante la seconda guerra mondiale. A seguito di quell’esperienza e dell’affetto ricevuto dagli zii, a Serravalle viene volentieri a trovare i parenti durante l’estate. Tifoso genoano, i coetanei serravallesi ricordano quant’egli amasse giocare al pallone, anche se, dal punto di vista sportivo, più avanti, riuscirà meglio nel tennis, sotto la guida di un grande tennista italiano: Mario Caimo.

Grossi a Serravalle. Il sesto da sinistra.

Carlo fin da bambino e poi da ragazzo dimostra di avere qualità eccezionali. Molto intelligente e acuto, il suo curriculum scolastico è costantemente brillante fin dalle classi elementari. Si diploma col massimo dei voti già a diciassette anni presso il Liceo Classico Andrea D’Oria di Genova e iscrittosi alla Facoltà di Medicina e Chirurgia della sua città si laurea con lode nell’anno accademico 1960/61, a soli ventitré anni.

Coltiva tuttavia anche altri interessi; ama la pittura, ed elegge Thomas Mann a suo autore preferito, tenendo fra l’altro anche qualche conferenza sullo scrittore e saggista tedesco.

Rimane agganciato al mondo universitario e a ventisette anni è già docente di Anatomia Umana Normale, sotto la guida del Professor Rossi De Rubeis che Carlo Enrico, per tutta la vita, considera il suo Maestro. È, in quel momento, il più giovane cattedratico italiano. Bello, riservato con gli amici ma se necessario brillante e travolgente, è dal gentil sesso giudicato estremamente affascinante. Conosce in quegli anni Maria Grazia Beccaria, una splendida biologa.

Serata di gala al XXIX convegno nazionale della Società Italiana di Anatomia. Il Professor Carlo Enrico Grossi insieme al collega Professor Millo e le rispettive signore.
Palermo, 10 – 14 ottobre 1971

Dal loro matrimonio nascono Maurizia, attrice di teatro, diplomata presso la Bottega Teatrale di Vittorio Gassman, e Francesco, oncologo polmonare, dal 2018 Direttore della Struttura Complessa di Oncologia Medica al Policlinico Ospedale Maggiore Cà Granda di Milano e successivamente Direttore della Struttura Complessa di Oncologia a Varese.

Genova dopo il ’68 vive la cupa atmosfera degli anni di piombo imposta dalle Brigate Rosse. Piombo per molti servitori dello Stato, l’elenco dei quali, per la Superba, è lunghissimo. Anche Grossi riceve minacce di morte. Forse si tratta solo di esaltati contestatori universitari, ma il consiglio che gli giunge dalle forze dell’ordine è di dotarsi di una pistola.

Non lo farà.

“Chi possiede una pistola, prima o poi la usa” è la sua ferma risposta.

A trentatré anni Grossi è già Professore Ordinario, ma le sue capacità lo catapultano all’estero, in Inghilterra e poi in Olanda, presso l’Università di Nimega.

La frenetica attività professionale mette in crisi il matrimonio. Dalla relazione con Elena Fariseo, medico di famiglia, ha un figlio, Carlo Paolo, attualmente manager in un’industria farmaceutica.

Gioia, 1985

A metà degli anni settanta l’Europa inizia a stargli stretta. Nel 1975 è chiamato a dirigere in Alabama, presso l’Università di Birmingham, la Cattedra di Patologia Clinica e l’annesso laboratorio di ricerca di ematologia. Vi rimane fino al 1977 ma nel 1982 è richiamato, sempre a Birmingham, perché negli States e nel mondo esplode la bomba dell’AIDS e tutte le patologie ad essa correlate. Di lui iniziano ad interessarsi riviste popolari, come ad esempio Gioia, magazine cult ai tempi per il genere femminile.

I suoi articoli recensiti su Pubmed, il potente motore di ricerca delle pubblicazioni scientifiche, sono numerosi (241 in totale) e riguardano soprattutto le sottopopolazioni linfocitarie. Le sue ricerche compaiono su riviste prestigiose, quali Nature e Journal of Immunology.

L’America, dal punto di vista lavorativo si sa, è il mondo delle opportunità e se la ricerca scientifica è la tua passione, solo oltre oceano puoi trovare i mezzi per ottenere qualche risposta alle numerose domande che un cervello naturalmente predisposto produce con continuità. Carlo Enrico è un ricercatore puro con quella specifica predisposizione naturale. Ma l’uomo ha bisogno anche di altro: di affetti, di casa, dei figli. Pur non amando molto il mondo universitario italiano, rientra pertanto in patria. Nel 1992 è nominato Direttore dell’Istituto di Anatomia Umana dell’Università di Genova. Alterna la didattica ai suoi studi. Scrive ben 70 trattati di Anatomia Umana e Microscopica.

Il 20 luglio 2006 un male incurabile lo ferma per sempre. Il ricordo commosso comparso sul Secolo XIX è del Professor Damiano Zaccheo.

Il Secolo XIX, luglio 2006

La facoltà di Medicina e Chirurgia di Genova gli intitola l’Aula Magna dell’Università.

È sepolto, con i suoi genitori nella cappella di famiglia all’interno del cimitero vecchio di Serravalle.

Il 15 settembre 2022 il Comune di Serravalle, in collaborazione con l’Associazione Chieketè, ha intitolato a Grossi la piazzetta antistante l’oratorio dei Rossi. Vicinissimo alla piazzetta era situato lo storico negozio di alimentari dei suoi nonni.

Queste note sono state suggerite da Maurizia Grossi, che la redazione di Chieketé ringrazia cordialmente.


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Riccardo Lera

"Io nella vita ho fatto tutto, o meglio un poco di tutto" (Uomo e galantuomo di Eduardo De Filippo) Pediatra, scrittore per diletto, dal 2002 al 2012 assessore alla cultura di Serravalle Scrivia; ex scadente giocatore, poi allenatore e ora presidente del Basket Club Serravalle.