EnciclopediaTeatro dei Luigini

Teatro dei Luigini. Verso l’ultimo atto.

Il 13 febbraio 1983, al Cinema Statuto di Torino, mentre si sta proiettando “La capra’, di Francis Veber, un film commedia che, ahinoi, parla della sfortuna, un banale cortocircuito genera una scintilla che incendia prima una tenda e poi le poltrone delle ultime file.

Nel 1983 le leggi di tutela contro gli incendi negli edifici pubblici non esistono. Scordiamoci pertanto i materiali ignifughi, le uscite di sicurezza con porte a spinta e le porte frangifuoco. Tutte le cose che siamo abituati a vedere e a pretendere oggi in un locale pubblico dedicato allo spettacolo, nel 1983 molto semplicemente non ci sono. Una commissione che ispezionata quel locale un mese prima del disastro non ha alcun rilievo da fare al proprietario e, anzi, si complimenta con lui. Tutto là, al Cinema Statuto, è perfettamente a norma.

Poi quella scintilla. Un rumore sordo e secco. Fuoco, c’è fuoco nel buio della sala, mentre la proiezione del film prosegue indifferente. Dalla combustione della tenda e del poliuretano espanso delle poltrone si sprigionano monossido di carbonio e acido cianidrico. La gente sentendosi soffocare, terrorizzata cerca di mettersi in salvo, ma le uscite di sicurezza sono sprangate per scoraggiare gli ingressi dei “portoghesi”.

Non ci vuole molto. Meno di un minuto, forse 40 secondi. Muoiono asfissiate 64 persone. Alcune sono poi ritrovate ancora sedute al loro posto

Ma, quattro anni prima, nel 1980, tutto questo deve ancora avvenire. Il nostro teatro dei Luigini ha pareti in legno, poltrone in legno, tappezzerie in tessuto acrilico, due portoni di sicurezza in legno, ben chiusi da pesantissimi ganci in ferro e un pannello elettrico meno sicuro di una polveriera vicino ad una candela accesa.

Noi stiamo lì. Molte sere, come se fossimo a casa nostra. Quell’anno ci misuriamo con Goldoni. I Rusteghi. Un opera che si addice perfettamente alla nostra sensibilità. Kuatru rusghi da paese: io, il Botta, l’Urla e Coloppi. Perfetti. A parte la cadenza veneta, non è infatti difficile interpretare quelle parti. Le nostre signore, disgraziatamente per loro, sono Gabriella Stranieri, Caterina Lanzo, Alessandra Saturnino e Maristella Vigo. Infine sul palco vanno anche Francesco Stranieri e Pino Parmella.

I Rusteghi, 1980

Ci aiutano nell’impresa Susy Pavese, suggeritrice, Cesare Canegallo e Giuliana Gastaldo, persone tuttofare, I consigli artistici di Milva Caldo, l’onnipresente Gianni Torchia e il giovane Piero Camera.

Tante prove, il solito freddo polare, l’affitto dei costumi, van bene a tutti tranne a me, maledizione, qualche rappresentazione e, senza falsa modestia, alla fine, tanti applausi.

Così ogni anno, spesso nelle serate della brutta stagione, sempre là dentro, dove l’odore umido della muffa regna sovrano misto alla polvere. Nell’81 ‘Uomo e Galantuomo’ di Eduardo e poi nell’82 ‘Questi fantasmi’ sempre di De Filippo, mentre a Genova, nell’Aula ora dedicata al serravallese Carlo Enrico Grossi, io mi laureo in Medicina. Ma con gli amici siamo dai Luigini.bPerchè ci piace stare insieme. Perchè ci piace ridere. Perchè ci piace recitare.

Arriviamo a quel 1983. Vogliamo tentare con una commedia inglese, ‘Black Commedy’ di Peter Shaffer, dove gli attori fanno finta di muoversi al buio perchè manca improvvisamente la luce.

Ma il black out arriva diversamente. Ci ferma il Parroco, sconsolato. Don Teresio non ha fondi per adeguarsi alle regole che lo Stato, in una reazione tardiva, impone ai Cinema e ai Teatri italiani.

Sono solo, seduto tra le fila di legno sbrecciato delle poltrone dei Luigini; faccio due conti. Anche avendo un finanziamento, rispettando le distanze volute dalla nuova normativa, qui dentro si potrebbero sedere non più di venti persone. E allora?

Allora si chiude caro Teatro. Purtroppo. E sarò l’ultimo attore serravallese a uscire dalla tua porta. Per me si apre il capitolo della Polifonica. Per te, per le tue quinte sghimbesce e quel tuo sipario rosso bordeaux purtroppo arriva quel buio sul quale, noi con Black Commedy avevamo tentato di riderci ancora. Per l’ultima volta.

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Riccardo Lera

"Io nella vita ho fatto tutto, o meglio un poco di tutto" (Uomo e galantuomo di Eduardo De Filippo) Pediatra, scrittore per diletto, dal 2002 al 2012 assessore alla cultura di Serravalle Scrivia; ex scadente giocatore, poi allenatore e ora presidente del Basket Club Serravalle.