BERTHOUD, Domenico.
Domenico Berthoud (di Giacomo Berthoud ed Annita Campora / Serravalle Scrivia, 10 agosto 1911 / Saluzzo, 26 giugno 1940).
Manovale, muratore, Soldato del Genio, Caduto nella 2° Guerra mondiale.

Domenico Berthoud, nacque il 10 agosto 1911, a Serravalle Scrivia, figlio di Giacomo Berthoud e di Annita Campora. Terminata la scuola con la classe seconda delle Scuole Elementari, entra nel mondo del lavoro, intraprendendo i mestieri di manovale e di muratore.
Il 10 settembre 1931 si presentò alla visita di Leva. Riconosciuto abile, viene arruolato nel Regio Esercito posto in congedo provvisorio a disposizione del Distretto Militare di Tortona. Il 6 febbrario del 1932 viene ammesso a ferma ridotta ed in settembre viene esonerato e posto in congedo illimitato, senza aver prestato alcun servizio militare. Tuttavia il 26 settembre del 1935 viene chiamato alle Armi, veste la divisa del soldato regio ed assegnato al 2° Reggimento del Genio. Il 24 gennaio del 1936 viene mobilitato. In dicembre viene posto nella forza in congedo del Genio Artieri, la specialità dell’Arma del Genio addetta alla realizzazione di edifici militari e fortificazioni, lavori di viabilità e falegnameria.
L’11 giugno 1940 giunse la nuova chiamata alla vita militare. Il 10 giugno l’Italia fascista, alleata della Germania nazista, aveva dichiarato guerra alla Francia ed al Regno Unito. Il Capo del Governo, Benito Mussolini, annunciava agli italiani dal balcone di Palazzo Venezia “…L’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili…“. Domenico si presentò alla caserma del 1° Reggimento Genio di Corpo d’Armata, di Torino. Da lì raggiunse il suo reparto: la 66° Compagnia Artieri della 36° Divisione di Fanteria da Montagna “Forlì”, schierata in territorio dichiarato in stato di guerra. Il 10 giugno del 1940 la Divisione venne dislocata lungo il confine con la Francia e posta a sentinella del settore di Val Maira – Argentera, tra la Rocca Peroni (Alpi Cozie), ed il Monte Maniglia (tra la Valle Maira e la Valle Varaita).
Il reparto “…In un primo tempo mantiene un atteggiamento difensivo e il 22 giugno attacca le posizioni nemiche della conca di Meyronne e del nodo stradale di Condamine, aggirando da nord le difese di Viraysse. Le posizioni fortificate di Bec du Lievre e Tête Dure cadono nelle mani della divisione e il 23 viene occupato Malboisset, viene raggiunta la sponda sinistra del torrente Ravin e la periferia del villaggio di Larche…“.* Il Soldato Berthoud, transitato al 2° Reggimento del Genio, 2° Compagnia Zappatori, il 27 giugno fu tra i militari ricoverati presso l’Ospedale Civile “Sant’Anotnio” di Saluzzo. Nel nosocomio del Cuneese egli spirerà il giorno dopo, il 28 giugno 1940. Deceduto per causa di guerra, lasciò la madre, vedova, casalinga.
Il 19 giugno 1940 le truppe naziste erano sfilate da trionfatrici per le strade di Parigi, la Francia era ad un passo dalla resa. Il 21 giugno l’Italia sferrò il proprio proditorio attacco alle difese transalpine delle montagne al confine sudorientale. Un’azione che il Presidente americano Francis Delano Roosvelt definì, con disprezzo, “una pugnalata alla schiena del proprio vicino”. Un’operazione militare che si rivelò, alla prova dei fatti, un’offensiva strategicamente inutile e che evidenziò, sul campo, l’impreparazione e la disorganizzazione dell’esercito italiano, mandato ad aggredire il nemico sulle Alpi. “…La breve campagna, che di fatto durò due settimane di guerra – di cui solo quattro giorni furono di scontri effettivi – evidenziò errori e limiti significativi nell’apparato militare italiano: logistica scadente, aggregazione precaria delle truppe e pochi elementi validi tra ufficiali e sottufficiali; ma anche, equipaggiamenti incompleti e inadatti per la guerra in condizioni climatiche rigide, rifornimenti inadeguati, pochi automezzi e, in generale, carenza di mezzi meccanizzati anche in settori chiave come l’artiglieria…“**. Nulla di più dissimile dall’inarrestabile guerra lampo delle armate di Hitler, che portò al Regno d’Italia ed al Fascismo conquiste territoriali assolutamente marginali, qualche trascurabile rettifica delle linee di confine ed una zona smilitarizzata profonda solo 50 chilometri in territorio francese. Il 25 giugno cessarono le ostilità, la “Bataille des Alpes”, così venne ribattezzata, si era conclusa (Nella foto in evidenza, soldati italiani posizionano un cannone sul fronte alpino occidentale).
Il Soldato Domenico Berthoud, transitato al 2° Reggimento del Genio, alla 2° Compagnia Zappatori, il 27 giugno figura tra i militari ricoverati presso l’Ospedale Civile “Sant’Antonio” di Saluzzo, cittadina del Cuneese, dove purtroppo spirerà il giorno dopo, il 28 giugno 1940. Deceduto per causa di guerra, lasciò la madre, vedova, casalinga. Il Duce del Fascismo, che – convinto di una guerra breve e vittoriosa – aveva cinicamente evocato “…alcune centinaia di morti da portare al tavolo della pace…”, li ottenne: 631 furono soldati italiani caduti, 616 dispersi e 2631 i feriti e congelati, a fronte di 37 morti, 42 feriti e 150 dispersi da parte francese. Questo il drammatico bilancio del fallimentare attacco alla Francia. Tra i militari del Regio Esercito che sacrificarono la propria vita sull’altare delle vane ambizioni mussoliniane, si affidi alla memoria della Nazione, anche il Geniere Domenico Berthoud.
Fonti:
Archivio Storico del Comune di Serravalle Scrivia;
Archivio di Stato di Alessandria, Foglio Matricolare, nr. 19446, anno 1911, Distretto Militare di Tortona.
* http://www.regioesercito.it/pages/rediv36.html
** https://www.memorieincammino.it/eventi/1940/battaglia-delle-alpi-occidentali/
Immagini:
Archivio Centrale dello Stato
Archivio Istituto Luce
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