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BIGNARDI, Giancarlo

Giancarlo Bignardi, scenografo (Genova, 14 maggio 1938 – Parma, 8 febbraio 1978)

I suoi genitori sono Maria Vittoria Gambarotta (Tuin) e Giuliano Bignardi. Durante la guerra si trasferisce a Serravalle con la famiglia e succesivamente a Pallavicino e Varinella. Dopo la guerra ritorna a Genova con la famiglia e ritorna periodicamente a Serravalle, fino a diventare cittadino residente a circa 23 anni, dopo il suo matrimonio con Mercedes Raffaghello.

Si diploma al Liceo Artistico Barabino, dove ha come insegnanti Scanavino, Gallone, Bassano.

A Genova collabora con la Baistrocchi, storica compagnia goliardica.

Realizza i suoi primi lavori alla Borsa di Arlecchino, compagnia teatrale diretta da Aldo Trionfo, direttore di scena Tonino Conte nel 1959, collaborando con Emanuele Luzzati e  Carmelo Bene. Continua una stretta collaborazione con Tonino Conte anche dopo la chiusura della Borsa di Arlecchino. Collabora anche con Mario Missiroli, Bogdan Yerkovich ed altri registi.

La  sua carriera artistica è rapida ed intensa. Viene definito da Luzzati “un magico trovarobe” che riusciva a trovare gli oggetti più incredibili, nei posti più impensabili, con una abilità nel creare dal nulla, in poche ore, una scenografia, trasformando oggetti da buttare in “materia nobile” ed emozionante.  Un uomo affascinante “dalla personalità prorompente”, che propone un nuovo modo di fare teatro.

In circa 15 anni di lavoro Giancarlo collabora con numerosi teatri e compagnie teatrali, in una costante produzione di scenografie, bozzetti, idee innovative.

I racconti su Giancarlo, di amici e di persone che hanno lavorato con lui, pullulano di immagini oniriche, di stimoli artistici, di fantasie. Il ricordo più immediato va a Tonino Canuto, proprietario dell’osteria serravallese, “I  tre scalini”, purtroppo da poco scomparso (altro personaggio Serravallese sul quale si potrebbe raccontare una bella storia), nei suoi racconti di grande amico di Giancarlo e compagno di avventure, “Maledetti” lo chiamava, ancora recentemente parlava della sua rabbia per averlo perso prematuramente e con amarezza ed estrema dolcezza, raccontava le loro peripezie.

Fra le varie produzioni, Giancarlo nel 1974, si fa ideatore e promotore della realizzazione de “L’opera da tre soldi”, opera teatrale di Bertolt Brecht.

Insieme ad altri professionisti del teatro, come Flavio Ambrosini alla regia, artisti locali, come Pino Pozzi (Pittaluga), coinvolge simpatizzanti del teatro, amici e personaggi locali, nella realizzazione dell’opera a Serravalle, creando un clima creativo, stimolante ed un grande coinvolgimento dei partecipanti e del pubblico. Flavio Ambrosini definisce l’esperienza “un laboratorio sperimentale diretto con Giancarlo Bignardi”. Tra i partecipanti all’esperienza si possono citare Carla Pozzi, Elvio Bonabello, Marietto e tante altre persone, che sarà interessante ricontattare, tramite il progetto Chiecheté per ampliare i contenuti ed i racconti sull’esperienza.

Giancarlo Bignardi muore purtroppo prematuramente a Parma, l’8 febbraio 1978, travolto a piedi da un’auto, lasciando la moglie Mercedes ed il figlio Giovanni Battista di 12 anni, la madre Maria Vittoria (Tuin) e la sorella Gabriella, in una situazione di stupore ed infinita mancanza.

Per approfondimenti si rinvia alla monografia, pubblicata nel 1985 dalla Biblioteca Civica e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Serravalle, con i contributi di Emanuele Luzzati e Gigi Dall’Aglio per la Compagnia del Collettivo di Parma, in occasione della mostra postuma presso la Biblioteca di Serravalle. Nella monografia sono indicate anche tutte le scenografie e le collaborazioni realizzate da Giancarlo.


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