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Volando su Serravalle

Quella mattina di primavera del lontano 1984 avevo appuntamento con Manuel  Bottino a casa sua. Alle otto saremmo partiti per andare all’Aeroporto di Alessandria. Manuel, aveva prenotato l’affitto di un piccolo elicottero  che ci avrebbe riportato  su Serravalle. A pilotarlo sarebbe stato lui stesso , da non molto aveva preso il brevetto. Uno dei partiti impegnati nella campagna elettorale, che si sarebbe tenuta a breve, ci aveva chiesto di fotografare tutte  le attività locali. Sarebbero  servite per presentare  agli elettori il loro programma.

La giornata si presentava splendida, un precedente temporale aveva reso tersa l’atmosfera e verso nord facevano capolino  le Alpi. Io non ero mai salito su un elicottero, sarebbe stato il mio battesimo dell’aria.

Ero entusiasta di fare quell’esperienza; tante altre entusiasmanti ne a avevo fatte con Manuel, mio compagno di scuola, ma quella mi stava facendo brillare gli occhi e battere anche un po’ il cuore. Non avevo per niente paura, del mio amico mi fidavo ciecamente, guidava benissimo moto e automobili ed ero sicuro che così sarebbe stato anche per un mezzo volante. Il programma era che arrivati a Serravalle saremmo atterrati in un campo di amici per togliere la portiera dalla mia parte. Io mi sarei legato al seggiolino  per potermi sporgere in sicurezza e fotografare al meglio. 

Partiti da Alessandria,  già pregustavo la vista del mio paese dall’alto, di casa mia, cercavo di prepararmi mentalmente per cercare di ottenere belle immagini fotografiche che ci avevano commissionato. Atterrati in un campo a Ca’ del Sole per togliere la portiera, alcuni amici incuriositi vollero vedere  da vicino quella specie grande libellula con la quale eravamo atterrati. Mi legai al sedile con unna cinghia da ponteggio fregata temporaneamente a mio cugino Gancein e partimmo a tutta birra per iniziare la vera avventura. Eravamo arrivati in volo dalla piatta pianura alessandrina.

Mi resi subito conto che il panorama che ci stava sotto era assai diverso e bellissimo. Serravalle vista dall’alto era spettacolare. Un piano inclinato multicolore con il verde della vegetazione, il rosso dei tetti, l’azzurrognolo del torrente ed il grigio del suo greto scorreva veloce sotto i nostri occhi. I bastioni medioevali delle case, il paese vecchio con i suoi tre campanili, l’arenaria scoscesa dietro la Parrocchia, l’Ospedale, casa di Caboi sembravano uno scenario di Cinecittà preparato per girarvi un film ambientato nel medioevo. Il ponte della Madonnetta appariva come uno scivolo arcuato verso la sponda opposta dell’abitato sotto al quale risplendeva l’acqua dove spesso mi ero immerso.

Mi accordai con Manuel da dove iniziare a fotografare. Lui, in un battibaleno si portò sopra alle industrie della zona, a partire da Libarna fino al Ponte di Cassano e in Praga. Il rombo del piccolo elicottero sembrava risuonare per le vie del paese; passammo vicino a  Monte Spineto, Montei e  il Castello più volte. Invidiai gli uccelli che ogni giorno potevano godersi tale panorama.

Purtroppo dovendo inquadrare i soggetti sotto di me, ero concentrato su questi e non potei assaporarmi completamente la meraviglia, che giù, da sotto, non era possibile cogliere. Per circa un’oretta ai Serravallesi  fece  compagnia quel moscone intento a ronzargli sulle teste. Al ritorno seppi da mia mamma  che avevamo  destato curiosità ed anche fatto un discreto casino in quanto il rombo sembrava quello di un’auto smarmittata.

In volo sui cieli di Serravalle Scrivia

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