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Bufa e Scrola: galeotto fu il Carnevale fiorito di Finale Ligure

Negli anni della mia infanzia una banda musicale a Serravalle Scrivia esiste già ed è il glorioso corpo musicale “Pippo Bagnasco”, che ha ripreso la sua attività nel 1950, ma per per un gruppo di compagnoni alla “Amici miei”, che ne fanno parte in pianta stabile, è, anche in senso letterale, un vestito troppo stretto e serioso rispetto alla loro creatività e goliardia.

Rumpe e Streppa” di Finale Ligure negli anni Sessanta

Dopo avere visto all’opera nel ponente ligure, a Finale, in occasione di un Carnevale fiorito, una banda con majorettes e costumi variopinti, la “Rumpe e Streppa” (traduzione letterale: Rompere e Strappare), mio padre Mario Bisio, alias Giorgetti, torna a casa con l’insana idea di mettere in piedi un nuovo gruppo, che faccia non solo musica, ma anche spettacolo, comicità e divertimento allo stato puro.

Siamo nel 1965 : lui, N’Gilein del Be, Gianni Casonato, Romagnoli, Geassa, Milan, Rivara, sono da annoverare agli annali della comunità serravallese come i padri fondatori di questa nuova creatura musicale, che definire banda è limitante e riduttivo, essendo un laboratorio di idee, musicali e non, dalle tante sfaccettature artistiche e dalle limitate risorse economiche.

giorgetti casonato
“Giurgeti” e Casonato


In una sgangherata sala prove senza riscaldamento e con le pareti umide e scrostate, che non hanno mai visto una mano di bianco, dopo accese discussioni non si riesce però a quagliare sul nome.
Scartato “E Carvaesu”, perché troppo scontato e legato al Carnevale, e “Ghepeù müsicole” perché troppo politicizzato (la GPU, pronuncia corretta Ghepeù, era la polizia segreta dell’Unione Sovietica, anche se in dialetto serravallese sta a significare un’ accozzaglia di gente poco raccomandabile), si opta per “Bufa e Scrola”.

Pochissimi sanno la genesi di questo nome.
Chi pensa sia legato agli strumenti a fiato ( Bufa= soffia) e a percussione manuale, come i tamburelli (Scrola=scrolla) tipici di una banda folkloristica è completamente fuori pista.
Poiché, per impegni di lavoro, c’è poco tempo per provare, si finirà per farlo in pullman durante le trasferte. Si tratta naturalmente di pullman “Gran Turismo”, che, per mancanza di soldi, ad ogni minimo avvallamento, danno degli scrolloni tipo scosse telluriche del terzo grado della scala Mercalli. Quindi sul pullman si suona, soffiando negli strumenti, “si Bufa” ( provando le canzoni) e al tempo stesso si sobbalza, “si Scrola” (causa pullmann).

Le prime divise, giacche blu col risvolto rosso sul collo e sui polsi, spalline militari dorate e pantaloni arancioni di tela con riga gialla laterale, sono cucite pressoché gratis dalle mani sapienti della sarta Annamaria Salsa (tuttora vivente), mentre i buffi cappelli in legno sagomato, di colore rosso con greca dorata e fiocchetto centrale, sono modellati e incollati nel suo laboratorio dal famoso falegname “Cide” e rivestiti di stoffa dalla moglie di Rivara.

Chi dirigerà la banda ?
Il maestro del Corpo Musicale Pippo Bagnasco, “Ninein” Pallavicini, fine conoscitore e insegnante di musica, ma persona estremamente introversa e riservata, non se la sente di esporsi al pubblico ludibrio e di dirigere un gruppo di scapestrati suonatori, per di più vestiti in maniera bizzarra. “A malincuore” (ma quando mai…) Giorgetti si dice pronto ad abbandonare il suo inseparabile clarino e si offre come volontario.
Un direttore di banda, e che banda, non può essere da meno dei suoi musicanti anche nell’abbigliamento : pantaloni da smoking neri con banda luccicante laterale, giacca di lamé, farfallino, bombetta all’inglese in testa, ghette bianche su scarpe di vernice nera.
Et voilà, “habemus direttore” !

Lorenzo Bisio e Lorenzo Moscardini

Work in progress, mancano ancora mazziere e majorettes.
Ma prima di loro, ad aprire la sfilata, ci vuole un alfiere all’altezza del brand della banda, con tanto di gagliardetto.
A un’asta di costumi teatrali a Genova Giorgetti compra a poco prezzo, pagandola di tasca sua, una splendida divisa da carabiniere d’epoca, uguale a quella dei gendarmi di Pinocchio, e la fa indossare al mitico Marenco, che ne incarna perfettamente lo spirito con i suoi baffoni a manubrio!
Dietro di lui sfilano un bel fusto di mazziere, arruolato al Fabbricone ( il papà di Fabrizio Camera) che manda in visibilio tutte le donne, giovani e non, e due minimazzieri, due marmocchietti in erba, Lorenzo Bisio, figlio di Giorgetti, precettato a prescindere dalla sua volontà, e il suo compagno di scuola, nonché omonimo, Lorenzo Moscardini.

Ma il pezzo forte deve ancora venire !
Non tante (perché siamo ancora in tempi di moralismo bigotto) ma un’ unica majorette che da sola vale il prezzo del biglietto: Dolores “Coscialunga” Ferrando Solavagione, una moracciona strizzata in un miniabitino bianco che ne valorizza il fisico esplosivo.

La prima fila di tamburi formata dagli ” Erus mincia”, il macellaio Manfredini, Angelo Rava, Meneghino del Fabbricone, Palmino il fiorista e Zerbo di Stazzano va spesso fuori tempo nello scandire il ritmo perché anziché seguire con lo sguardo la bacchetta di Giorgetti preferisce ammirare il lato B della Dolores.
E dopo la Dolores, un po’ defilato rispetto alla prima fila, il sempre presente Vincenzino “Ciainsu” Migliazza, che nonostante i piedi “alla Parigi” si sforza di marciare a tempo e trasporta la valigetta con gli spartiti musicali.

La particolarità della banda non si limita ai costumi, ma riguarda anche gli strumenti musicali. A quelli tradizionali, si accompagnano vere e proprie invenzioni individuali di Giorgetti e Rivara :

  • degli enormi forbicioni in legno con attaccati numerosi campanellini che trillano incessantemente ad ogni apertura e chiusura delle lame (uno dei titolari inamovibili di questo strumento è il famoso Renzo del Pian delle Botti di Stazzano);
  • due galletti con il becco in ferro che si muovono ritmicamente picchiettando su una campanella (strumento suonato da un certo Grillo di Stazzano, un ragazzotto dalle guance rosse come la mela di Biancaneve, che li custodisce come una sacra reliquia e se li porta dietro anche quando va in bagno);
  • una grancassa alloggiata su un carrettino ricco di disegni e colori, dotato di ruotini in lega, per evitare la scoliosi al malcapitato di turno (anch’esso frutto della fantasia e delle sapienti mani di Rivara);
  • un pupazzo di Topo Gigio gigante, sotto cui sono fissati in orizzontale dei piatti, che attraverso un meccanismo a scatto dell’asta sottostante suonano ritmicamente, facendo impazzire tutti i bambini, che lo eleggono a loro beniamino.

E poi i musicanti, quelli veri, presi a prestito dal corpo musicale Pippo Bagnasco :

  • le trombe cromate di Gianni Casonato e Germano, due veri assi degni di ben altri palcoscenici, di Gasö, del “Nön” Carrea di Stazzano, mitico bidello delle scuole medie di Serravalle, di Pippo Baiardi (quello della segheria del Fabbricone), dei giovani Tonino Bailo e Luigi “Testuni” Stevani ;
  • i clarini di Vita, Paolino Amelotti, Raviolo, Romagnoli e “Gein” Mazzarello;
  • il sassofono di Rivara;
  • le fisarmoniche di Fighetti, Defilippi e di Moro (il papà del maestro Maurizio Moro);
  • la cornetta di “Geasa”;
  • il trombone di “Ngilein del Be”;
  • le tube di “Milan”, Duilio “Ganase”, Gianni Garnero e del giovane Montecucco;
  • il rullante di Severino Piccinini, autodidatta come il celebre Buddy Rich.
la "Bufa e skròla"
la grancassa dipinta dal pittore Clemente Salsa

P.S.: sul contributo musicale di “Geasa” e di “Ngilein del Be”, il perfezionista Gianni Casonato non manca mai di esprimere dubbi, perché a suo dire “i scuresa invece id sunò”.

Ma tant’è “Ngilein del Be”, non è un musicante in senso stretto, ma un vero “one man show” per le sue idee vulcaniche, la sua simpatia, i suoi aneddoti in dialetto, le sue barzellette: uno dei pochi docenti con tanto di laurea in “manfrina alla serravallese” e master in “belinate au giasu”.

Il repertorio della Bufa e Scrola spazia dai tradizionali motivi per bande a vere e proprie rivisitazioni di canzoni del festival di San Remo e del Cantagiro, come “Azzurro” di Celentano, “La banda” di Chico Buarque de Hollanda, “Rosamunda” di Gabriella Ferri, etc.etc.

Ma lo show allo stato puro comincia dopo le sfilate e le manifestazioni ufficiali.
Tra un bicchiere di vino e l’altro, terminato il pranzo o la cena, Giorgetti con due colpi di mazza alla grancassa richiama a gran voce il pubblico, come gli imbonitori del Far West.
Il cerchio magico tra cui non mancano mai Fighetti e la sua fisarmonica, Casonato e la sua tromba, il clarino di Vita e il rullante di Severino, comincia a suonare e in breve si forma un crocchio di persone che via via aumenta, in un crescendo rossiniano in cui tutti si mettono a cantare e ballare, in una versione antesignana e casereccia del karaoke di Fiorello.

Memorabili sono le performances nel tardo pomeriggio il giorno di Santa Cecilia, patrona dei musicanti, sotto il ristorante EUR a Serravalle o da “Giacomino” a Cassano.
Così come quelle al ritorno dalle trasferte sul pullman, con la Dolores impegnata nell’ultima fila di sedili a tenere testa a delle “piovre” come gli Erus Mincia, di gran lunga i più scalmanati e testosteronizzati.

Clemente Salsa – la Bufa e Scrola

In breve tempo entrare nella Bufa e Scrola diventa per tutti i ragazzini del paese la massima aspirazione; i test di ingresso avvengono nel tardo pomeriggio al campo sportivo Luigi Bailo, dove Giorgetti, prima ancora delle attitudini musicali degli aspiranti, ne verifica la capacità di tenere il tempo facendoli marciare al passo su e giù per almeno un’oretta, come le reclute al C.A.R.

Il Commendator Giovanni Guido, presidente della Cassa di Risparmio di Alessandria, e’ non solo presidente di tutte le bande di Serravalle, ma un vero e proprio filantropo.
Grazie a lui e alla sua generosità, a mano a mano che gli anni passano le divise sono sempre più belle e ricche di ornamenti e gli strumenti musicali sempre più nuovi e luccicanti. E la Bufa e Scrola, ormai chiamata ogni domenica a suonare in giro per il Nord e il Centro Italia, con puntate all’estero alla “battaglia dei fiori” al Carnevale di Nizza, alla “festa degli agrumi” a Mentone in Costa Azzurra e al “Rabadan” il Carnevale di Bellinzona in Svizzera, diventa il fiore all’occhiello di Serravalle Scrivia, contribuendo a fare conoscere oltre i confini del Piemonte il nostro paese, la sua storia, gli scavi archeologici dell’antica Libarna, le sue bellezze naturali e le sue specialità gastronomiche.

Si dice Serravalle Scrivia e si pronuncia ” Bufa e Scrola” !
E pensare che tutto e’ nato da un gruppo di pazzi visionari riuniti in una stanza fatiscente e malsana……