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Roberto Canuto: un personaggio e un arbitro di calcio.

Forse non tutti sanno di questa mia passione, ormai consumata dall’incedere del tempo, ma sono stato un arbitro di calcio. Per carità: non ho raggiunto traguardi eccelsi ma ho diretto gare di Serie D e del Campionato Nazionale Primavera, andando a spasso per i campi di calcio nazionali.

Ma la storia che vi voglio raccontare è un’altra, ed è la storia di un personaggio serravallese, Roberto Canuto, figlio di quell’ Antonio, Tonino come lo chiamavano, altrettanto noto certamente per i locali che ha gestito con indubbio successo (prima il bar, e poi l’osteria. Di quest’ultima oggi Roberto, dopo la scomparsa del babbo, ha raccolto con abnegazione il testimone), ma soprattutto per le goliardate di gioventù … che ancora oggi molti ricordano.

Il nostro Roberto militava con alterne fortune quale giocatore nelle file dell’Arquatese ed un giorno, al termine della partita che avevo arbitrato, mi sono avvicinato a lui e gli ho fatto una proposta. Ricordo che gli avevo detto “ se pensi di poter arrivare a calcare i campi della Promozione continua pure a giocare a calcio ma se il tuo futuro agonistico sarà nelle divisioni minori … beh, allora, perché non vieni a fare l’arbitro ? Ti divertirai e guadagnerai anche qualche soldino con i rimborsi spese … “

Sono quelle proposte che si fanno a molti ragazzi, ma il nostro Roberto ci pensò su qualche giorno e poi una bella sera di fine primavera dell’anno 1986 si presentò in sezione a Novi Ligure dove incontrò e conobbe Giuseppe “Puccio “ Bailo, l’ingegnere novese che allora arbitrava in Serie B, il compianto Rino Destro che all’epoca dirigeva le gare di Serie C ed un giovanissimo Stefano Farina, quel Farina che sarebbe divenuto poi arbitro internazionale.

Naturalmente c’ero anch’io oltre al padrone di casa, all’epoca presidente di Sezione, l’amico Mario Pastorello. Roberto Canuto frequentò con profitto il corso e grazie alle sue evidenti e indiscusse doti atletiche fece rapidamente carriera.

E, dopo solo pochi anni, eccolo affacciarsi al mondo del calcio professionistico, dopo una breve ma intensa gavetta nelle categorie minori.
Spal – Lucchese e Juventus – Cagliari solo per citarne un paio nel primo anno di direzione del campionato Primavera; chissà che cosa abbia provato nel dirigere la Juventus, lui che è notoriamente ( e non ne ha mai fatto mistero …) tifoso della Milano rossonera, non è dato sapere … ma io lo immagino.

Non deve essere stato facile per lui dirigere “ i gobbi “, ma Roberto ne è uscito alla grande, senza farsi troppo condizionare da quei colori.
Ancora qualche gara nei dilettanti e poi via, prima in Eccellenza e poi – ma come assistente arbitrale (allora si chiamava guardalinee) – in serie C e qualche fugace apparizione come quarto uomo in serie B.

In questi campionati ha certamente vissuto esperienze interessanti dal punto di vista calcistico, ma anche da quello più ameno, ma non meno interessante e stimolante, cioè quello turistico. Altro che rimanere a giocare nell’Arquatese (con tutto il rispetto per la Arquata sportiva), dove sarebbe rimasto qualche anno per poi appendere inevitabilmente le scarpe al chiodo.

Mi piace ricordare almeno due episodi che mi hanno visto protagonista con Roberto Canuto.

Spesso, per amicizia e forse per imparare qualche tecnica arbitrale, mi accompagnava quando io ero stato designato a dirigere gare particolari: e così una domenica siamo finiti a Brescello, il paese di Peppone e Don Camillo.

Prima della gara, ovviamente, siamo andati in chiesa, proprio quella divenuta famosa per i film tratti dai racconti di Giovannino Guareschi: gli abitanti del posto ci hanno individuato subito: ”Ecco, gli arbitri della partita di oggi “ anche se Roberto non faceva parte della terna. Ma lo straniero viene notato subito e poi, il modo di vestire e l’atteggiamento fanno il resto.
La gara è finita bene, e anche noi. Altrimenti… chi lo sa?

Ugualmente bene (cioè senza incidenti) è finita una gara che ho diretto in quel di Besozzo (VA): Roberto Canuto se ne ricorda ancora oggi perché … quella volta siamo arrivati un po’ prestino … la gara era alle 15.00; alle 12,30 eravamo già sul posto e abbiamo fatto venire un coccolone … al custode del campo sportivo che stava ancora pranzando !
Quante risate da quella domenica e peccato che Roberto non abbia potuto proseguire nella sua carriera: ma si sa, nel calcio non conta solo l’aspetto atletico, e neppure quello tattico. A volte ci vuole un pizzico di fortuna per emergere. Roberto non l’ha avuta, perché avrebbe potuto fare di più, molto di più.
Ezio Bassani