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Back in 70′. Edizione di Natale. Terza e ultima puntata

La mattina di Natale scorre senza intoppi, il grosso del lavoro è fatto. Nonna e mamma possono tirare il fiato: càpleti e anloti riposano ormai asciutti in canovacci colorati, l’insalata russa è nel frigo accanto al vitello tonnato e alle acciughe al verde. Il brasato sonnecchia nel tegame di terracotta in attesa di fare il bagno nel barolo.
Sarà un Natale come sempre, con la Lina già pronta con la tovaglia rossa dai ricami argento che non alzerà più dal tavolo fino alla sera di Santo Stefano, dice che “u porta mò”.

Nonno Dario Raviolo

Sarà la Messa con la chiesa strapiena di serravallesi con i loro vestiti migliori a scambiarsi decine di auguri e di abbracci.
Sarà la corsa a casa per gli ultimi ritocchi, per scaldare il brodo e infilare la letterina sotto il piatto di papà.
Sarà mia mamma che riempie i vol au vent mentre tutti si accomodano a tavola, anche se accomodarsi è una parola grossa perché il tavolo rotondo a tre zampe della nonna “cirlocca” e pende da una parte. Niente paura, salterà fuori dal “cantrino” il provvidenziale tacchetto di salvataggio.

Sarà il pacco che ho sfasciato stamattina e non riesco a smettere di guardare quello che ho trovato e mio papà che come l’anno scorso ripete “Otru che mi, ai me taimpi im dova in sitroun ch’a fovu balò taunto cu gniva gramu e ..camminare!”

Saranno nonna e zia, Bute e Zazà come si chiamano tra loro, che non vedono l’ora di ficcare la forchetta dentro il barattolo della mostarda alla ricerca delle clementine e della frutta più piccante per fare facce stralunate e diventare rosse come la tovaglia. “Im buca a mi, in buca a ti, in buca a e can Ammh!” imboccandosi come facevano con me e mia sorella quando tentavano di farci mangiare la pappa.

Saranno noci, mandorle, fichi secchi e panettone con la panna, sarà che quando proprio scoppiano per aver mangiato troppo la Lina esclamerà “ ki uc vö a Chinina Bisleri!”come lo chiama lei anche se in realtà si tratta della Ferro China Bisleri, un amaro forte e digestivo che stura anche i lavandini.

Et voilà spunterà di nuovo fuori da un pacchetto il set coordinato di grembiule e strofinaccio con il calendario dell’anno prossimo per mamma Angela che ha stampato in volto una combinazione di rassegnazione e divertimento.
Sarà mio papà che riassume allo zio Quinto la partita dell’Inter l’altro ieri a San Siro. Con Censino Carrea sono andati in treno perché finché c’è l’austerity in macchina di domenica non si può viaggiare. Facchetti e Boninsegna hanno segnato, si sa l’Inter è troppo forte per questo Lanerossi.

Sarà l’ennesima confezione di caffè della Nuni alla sorella che per un momento porterà nell’aria un velo di malinconia, pensando al nonno andato via un anno fa. Non gli piaceva proprio quella marca di caffè e prendeva sempre in giro sua cognata “ buono, buonissssimoo, bon bain”.
Tutti qui però lo sanno, sanno che la vita è una ruota che gira inesorabile e potremo solo andare avanti come avrebbe voluto lui, insieme col sorriso. Comincio a capirlo anch’io che fino all’anno scorso pensavo fossimo nati per essere immortali.
Sarà meglio allora buttarsi a capo fitto nella tombola con le vecchie cartelle di cartone scolorito e i ceci come segnapunti… “Növe traintaquatru ottontöttu.. cosse? a n’ö capiu! Ambu, quaterna, tombula!” e come sempre vincerà la zia Mariuccia con la sigaretta tra le dita che non la abbandona mai.

Rinaldo con zia Mariuccia

E quando sarò stanca di vederli giocare come bambini prenderò le mie clic-clac, due pesanti palline gialle legate a un paio di cordini da far sbattere una sull’altra che se sbagli ti vengono i polsi neri di lividi. Col loro rumore tremendo la nonna farà finta di arrabbiarsi “Avorte sé s’at ciapu!” e mi spedirà in un’altra stanza e sarò libera di fare quello che mi va.

Sarà che stasera finiremo in bellezza con Giochi sotto l’Albero sul primo canale Rai e trasmesso persino in Eurovisione. Questa edizione natalizia di Giochi senza Frontiere ci farà andare a letto un po’ più tardi ma che divertimento queste gare strampalate tra cumuli di neve in cui si arrabattano pupazzoni e concorrenti da paesi esotici come l’Inghilterra e il Belgio.

1973, Giochi sotto l’albero

Sarà che mi sembra che quando si sta tutti insieme dovrebbe essere per sempre così. E se non è vero, teniamocelo stretto questo Natale di oggi perché servirà a riscaldare anche quelli che verranno.

P.S.: Ho ricevuto una bambola, uno dei più bei regali della mia vita. Ha un vestito bianco a fiori arancio e parla! E’ la prima volta che vedo una bambola che parla se le schiacci un bottone sulla pancia. Non dice granché ma proverò a insegnarle qualcos’altro.

P.S. Il Dolce Forno non arriverà mai. Una regola delle mamme, almeno della mia, è di lasciare sempre un desiderio in fondo al pozzo. E’ così che si impara a non finirci dentro.

1973, Giochi sotto l’albero