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Il primo Maggio

Quarto Stato, di Pellizza da Volpedo

La festa dei Lavoratori, dal punto di vista storico, vede le sue origini durante la Rivoluzione Industriale negli Stati Uniti d’America e più precisamente in Illinois, a Chicago, quando il I° maggio 1867, festeggiata da una manifestazione con diecimila partecipanti, entrò in vigore la legge, approvata l’anno precedente, che sanciva le otto ore lavorative.  Il 1° maggio 1886, in occasione del 19° anniversario dell’entrata in vigore della legge, fu deciso dalla Federation of Organized Trades and Labour Unions di estendere tale legge in tutto il territorio americano, pena l’astensione dal lavoro, con uno sciopero generale a oltranza.

In quel giorno, anche Chicago partecipò allo sciopero generale, in particolare la fabbrica di mietitrici McCormick. La polizia, chiamata a reprimere l’assembramento, sparò sui manifestanti, uccidendone due e ferendone diversi altri. Per protestare contro la brutalità delle forze dell’ordine, gli anarchici locali organizzarono una manifestazione da tenersi nell’Haymarket Square, la piazza che normalmente ospitava il mercato delle macchine agricole.

Questi fatti ebbero il loro culmine il 4 maggio, quando da una via laterale fu lanciata una bomba che provocò la morte di sei poliziotti e il ferimento di una cinquantina. A quel punto la polizia sparò sui manifestanti. Non si conosce il numero delle vittime né chi sia stato a lanciare la bomba. Fu il primo attentato alla dinamite nella storia degli States Nel 1887, il Presidente degli USA Grover Cleveland, ritenne che il giorno 1º maggio avrebbe potuto costituire un’opportunità per commemorare i sanguinosi episodi di Chicago.

Grove Cleveland

In Europa, due anni più tardi, nel 1889 a Parigi, i delegati socialisti durante i lavori della Seconda Internazionale si pronunciarono favorevolmente in merito alla festività del 1º maggio. La data fu ratificata in Italia due anni più tardi. Vale la pena sottolineare che all’epoca non si trattava di una giornata di festa ufficialmente riconosciuta: i lavoratori vi partecipavano astenendosi dal lavoro senza percepire alcuna retribuzione
Uno dei primi atti del Regime Fascista fu la proibizione di qualsiasi manifestazione in occasione del primo Maggio: la proibizione fu introdotta già nel 1923.
Il primo maggio tornò ad essere celebrato in Itala nel 1945, subito dopo la Liberazione, e divenne ufficialmente Festa nazionale nel 1947.

Per quanto riguarda Serravalle, al momento, purtroppo, non abbiamo alcuna documentazione fotografica o scritta da proporre. Possiamo affidarci alla memoria personale e familiare di Antonio Molinari, già Sindaco di Serravalle a cavallo del XX e XXI secolo:

“il nostro paese era sede di una Camera del Lavoro dopo il 25 aprile 1945. Allora il sindacato unico era la Cgil (la separazione con nascita Cisl e Uil, avverrà negli anni successivi). La sede era situata in Piazza Carducci, vicino alla CRI, dove ora c’e’ il Centro Anziani, al piano superiore. Al piano inferiore in un secondo tempo, negli anni 50/60 verrà installato il centralino dell’allora STIPEL (telefoni) aperto h 24. Le Celebrazioni del 1° maggio: fino agli anni 50 probabilmente consistevano in un corteo e relativo comizio con partecipazione della Banda Musicale. Dagli anni 60/70 il 1° maggio prevedeva una manifestazione zonale a Novi, a cui il Comune di Serravalle ha sempre partecipato, mentre in paese venivano distribuiti i garofani rossi a cura essenzialmente del P.C.I. Dopo il 25 aprile venne istituita, con sede al piano terra del Comune una cooperativa per la vendita a prezzi calmierati di generi alimentari. Non so però se essa fosse gestita dalla Camera del Lavoro o dal P.C.I e dal P.S.I.

Sino al secondo dopoguerra la Festa dei Lavoratori rimase una manifestazione di chiara impronta socialista e comunista. La Chiesa Cattolica se ne tenne dunque piuttosto lontana, cercando anche di sminuirne l’importanza. Tuttavia non mancarono qua a e là le prime iniziative di impronta cristiana anch’esse prontamente vietate dal regime fascista.

Manifesto del 1° Maggio 1945

Anche a Serravalle si ha notizia di almeno una iniziativa di matrice cattolica organizzata a inizio Novecento. Sul settimanale “Il Popolo” si può leggere un trafiletto a commento di una conferenza tenuta il 1 maggio 1910 nel solito Salone dei Luigini “dall’illustre Avvocato Giuseppe Dellepiane di Genova” il quale “parlò egregiamente della festa del lavoro e del suo significato cristiano”. L’oratore si soffermò sul significato del “lavoro inteso cristianamente: in quanto è dovere ed espiazione ci nobilita e ci affratella”; concluse, a dire dell’articolista, citando l’esempio di “Gesù lavoratore figlio del fabbro di Nazaret”. (Il Popolo, 8 maggio 1910)
Vale la pena sottolineare che Parroco di Serravalle era all’epoca il teologo Giuseppe Ozzano, il quale si era andato via via avvicinando alle idee del cattolicesimo sociale ed era un convinto sostenitore della necessità di educare le masse lavoratrici: con questo scopo fondò nel 1908 la “Buona Parola”, primo giornale Parrocchiale di tutta la diocesi.

In senso generale l’atteggiamento di distacco dalla Festa del Lavoro perseguì in ambito ecclesiale anche nel secondo dopoguerra. Il Primo Maggio era la festa delle Prime Comunioni, corredate dalle fotografie dei bambini, regolarmente pubblicate, a Serravalle, sulla Buona Parola.

Fotografia comparsa su La Buona Parola nel 1952

Lentamente però si assistette a un cambiamento. I primi segnali giunsero già con Pio XII il quale annunciò nel 1955 l’istituzione della festa liturgica di “San Giuseppe Artigiano”, per dare un protettore ai lavoratori e un senso cristiano alla festa del lavoro. Ma fu sopratttuo con il pontificato di Giovanni XXIII che si assistette ad un radicale cambiamento. Eravamo nei primi anni Giovannei, poco prima del Concilio Vaticano Secondo. In aprile e maggio 1961, la Buona Parola pubblicò due articoli firmate dalle ACLI

La Buona Parola, Aprile 1961
La Buona Parola, Maggio 1961

Per alcuni anni a Serravalle si svolsero dunque due manifestazioni in occasione del Primo Maggio, non contrapposte ma certamente separate: una organizzata dai partiti di sinistra e dalla CGIL, la seconda dalle ACLI e dalla CISL.

Resta da ricordare un Primo Maggio del tutto particolare e dolente per la città di Serravalle Scrivia.
Alle 23,45 di sabato 28 aprile 1951 Monsignor Luigi Guerra, Parroco del Paese dal 1935, spirò improvvisamente a soli 54 anni. Per tre giorni Serravalle Scrivia si fermò: anche la Camera del Lavoro, non appena appresa la notizia, decise  di annullare la manifestazione per la Festa del Lavoro e di lasciare spazio solo al lutto per la scomparsa del Parroco e al funerale che si svolse con il concorso di migliaia di persone proprio nel pomeriggio del 1° Maggio.