OZZANO don Giuseppe
Teologo, docente di filosofia al Seminario di Tortona, Parroco di Serravalle Scrivia (Montaldeo, 7 dicembre 1858 – Serravalle Scrivia, 21 novembre 1928)
Giuseppe Ozzano ricopre la carica di Parroco di Serravalle per quasi trentotto anni, dal 1890 al 1928.
Se si esclude un Cesare Gambarini, indicato come Parroco per ben cinquantanove anni (1593-1652) in un articolo comparso sulla “Buona Parola” ma, almeno al momento, senza altri riscontri documentari, si tratta del sacerdote più longevo in quella carica, seguito dal suo predecessore, il teologo Andrea Fermentano, Parroco tra il 1853 e il 1890.
Gli anni della sua presenza alla guida della Parrocchia di Serravalle sono intensi e ricchi di avvenimenti: il Teologo Giuseppe Ozzano ne è un grande protagonista, segnando con la sua personalità non solo la vita della Parrocchia ma anche quella della intera comunità serravallese. Ingiustamente dimenticato, occorre restituirgli il dovuto rilievo.
Giuseppe Ozzano nasce nel 1858 a Montaldeo figlio di Stefano e di Maria Arecco. Entra giovanissimo nel seminario di Stazzano e il 24 settembre 1881 è consacrato prete. Intelligente e dotato, viene inviato a Roma dove si laurea alla Pontificia Università Lateranense in filosofia e teologia. Ozzano è a Roma negli anni immediatamente successivi la Breccia di Porta Pia, l’Unità d’Italia e il non expedit di Pio IX, avvenimenti da cui viene profondamente influenzato.
Tornato in Piemonte insegna filosofia presso il Seminario di Tortona e ricopre le funzioni di Cerimoniere e poi Pro-segretario del Vescovo Cappello. Dopo queste esperienze sceglie di svolgere la proprio missione pastorale nelle Parrocchie. Diventa reggente in alcune Parrocchie vacanti: Zavattarello, San Sebastiano, Silvano d’Orba. Dopo una breve parentesi a Basaluzzo, nel 1890 viene nominato parroco a Serravalle Scrivia dove rimane sino alla improvvisa scomparsa.
Nei sui lunghi anni a Serravalle Giuseppe Ozzano mostra grandi doti organizzative e, soprattutto, una straordinaria capacità di rinnovare il proprio impegno pastorale in ragione dei grandi cambiamenti che segnano la storia del cattolicesimo italiano nel passaggio dal contrasto con lo stato liberale alla piena partecipazione alla vita politica e culturale italiana.
I segni tangibili della sua attività sono evidenti ancora oggi a quasi cento anni dalla sua scomparsa.
Ozzano commissiona diverse opere di restauro e nuove decorazione per la Collegiata. Di particolar importanza i lavori realizzati tra il 1908 e il 1911 che interessano l’Altare Maggiore, la Cappella di San Centurio e la Cappella dell’Addolorata, con i nuovi affreschi opera di Rodolfo Gambini.
Nel 1919 promuove l’acquisizione, tramite donazione da parte della famiglia Montaldo, dell’edificio destinato a diventare l’attuale canonica; la vecchia canonica, confinante con la Collegiata, viene abbattuta per lasciare posto allo spazio destinato a diventare il “mitico” campetto della chiesa.
Ma è soprattutto nell ’organizzazione della vita della comunità parrocchiale dove don Ozzano dimostra la propria grande modernità. A lui si deve, nel 1901, la costruzione di un grande salone “per uso adunanze e divertimenti” destinato a scandire la vita sociale di generazioni di giovani serravallesi: la sala dei Luigini.
Sempre lui è il promotore del Circolo Giovanile Santo Stefano, per moltissimi anni uno dei più dinamici, e numerosi, circoli della diocesi.
Ma la sua realizzazione più significativa fu probabilmente la pubblicazione, a partire dal 1908, di un periodico della parrocchia destinato a caratterizzarsi per la sua modernità: la “Buona Parola”.
Giuseppe Ozzano sin dai primi numeri imposta il periodico come un vero e proprio mensile della città di Serravalle, in cui accanto alle informazioni di natura religiosa e dedicate alla vita della parrocchia trovano posto notizie e commenti di carattere più generale.
La “Buona Parola”, animata dal Teologo Ozzano per più di vent’anni, resta come lo specchio del suo pensiero e della sua volontà di inserire pienamente la comunità serravallese nel solco dell’evoluzione della posizione dei cattolici verso lo stato italiano.
Ne sono testimonianza soprattutto i numeri del periodico usciti negli anni di guerra dove è particolarmente evidente, al pari di quanto avviene per la stampa cattolica italiana e piemontese, l’intenzione di ratificare il passaggio della comunità cattolica da una posizione di distacco alla partecipazione alla vita e alla attività politica nazionale: in quegli anni questo passaggio avviene collaborando allo sforzo bellico senza naturalmente rinunciare alle posizioni di umana neutralità verso “l’inutile strage” enunciate dal Pontefice Benedetto XVI.
Così sul periodico della Parrocchia trovano spazio numerose e puntuali notizie dal fronte e, grande intuizione di don Ozzano, stralci di lettere scritte dai soldati serravallesi impegnati in battaglia.
La collezione storica della “Buona Parola”, grazie alla sua impostazione aperta agli avvenimenti della città, rappresenta oggi uno dei più preziosi fondi documentari per conoscere la storia della Parrocchia e dell’intera comunità serravallese.
Nonostante la sua intensa opera pastorale in Parrocchia il Teologo Ozzano non rinuncia alla sua attività di conferenziere in molte località della diocesi e alla presenza attiva nella vita della curia.
Da inizio novecento sino alla morte è sicuramente riconosciuto come uno dei sacerdoti più ascoltati e influenti della diocesi. Ne abbiamo una prova nel 1924 in occasione della scomparsa del Vescovo di Tortona Monsignor Carlo Riccardi. Al Teologo Ozzano, “suo condiscepolo e fedelissimo amico” viene affidato l’incarico di tenere l’elogio funebre pubblicato quasi per intero sulle pagine de “Il Popolo” del 6 aprile 1924 e riproposto qui come approfondimento.
Giuseppe Ozzano muore improvvisamente alle due e trenta del 21 novembre 1928. “Non si ebbe il tempo di portargli il SS. Viatico” annota nell’Atto di morte don Antonio Zanotti, suo coadiutore e da quel giorno reggente della Parrocchia di Serravalle sino al settembre 1929 quando si insedia il nuovo Parroco, il Teologo Carlo Milanese.
A riprova della notorietà di don Ozzano in tutta la diocesi i suoi funerali furono imponenti:
I funerali sono riusciti una vera apoteosi. Dieci mila persone hanno accompagnato in profondo cordoglio all’estrema dimora, il sacerdote pio e dotto.
Circa cento sacerdoti, da ogni parte delia Diocesi, sono intervenuti a rendere l’ultimo omaggio di venerazione e di affetto al maestro impareggiabile e indimenticabile.
[…] Presenti anche il canonico don Antonio Barco, rettore del Seminario di Stazzano, con tutti i centosessanta chierici.
“Il Popolo”, 2 dicembre 1928
Fedele alla sua personalità schiva don Giuseppe Ozzano volle però essere seppellito in una tomba semplicissima, senza nessuna indicazione sulla lapide, neppure il suo nome.