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VOLTAGGIO – La Pinacoteca dei Cappuccini

A completamento della precedente presentazione della storia del Convento dei Cappuccini di Voltaggio e delle notevoli opere d’arte custodite nei diversi spazi che lo compongono, questo secondo contributo è volto a illustrare la Quadreria che il Convento racchiude al suo interno.

Prima di descriverla, è utile ricordare che la collezione di quadri – seppure acquisita dal Convento di Voltaggio in epoca tarda (fine 1800) – è stata per molti decenni parte integrante della vita cappuccina, quindi destinata a un uso più privato che pubblico e funzionale a precisi programmi di comportamento e a coscienti tensioni di impegno ascetico e di personale perfezionamento dei monaci.

1. La Quadreria

La Quadreria, composta da circa 250 dipinti, alla fine del secolo scorso fu destinata a questo Convento dal Padre Cappuccino Pietro Repetto, nativo di Voltaggio.

Oldoino Multedo, Padre Pietro Repetto
da Voltaggio


Il cospicuo patrimonio artistico fu in un primo tempo da lui raccolto nel Convento di Santa Caterina di Portoria a Genova, dove per molti anni egli fu Cappellano Maggiore per gli ammalati dell’Ospedale di Pammatone.
Egli si valse di una favorevole congiuntura: da un lato, in conseguenza di una trasformazione dei costumi in atto a quell’epoca molte famiglie nobili erano portate a disfarsi dei quadri conservati nelle loro case, soprattutto di quelli a carattere religioso. Per altra parte, la soppressione delle corporazioni religiose, con la conseguente dispersione di arredi sacri, aveva accresciuto le disponibilità di mercato.
Da questa duplice origine deriva il carattere eclettico della Quadreria.

I soggetti dei dipinti trattano temi diversi, per lo più dolorosi o attinenti a fatti francescani.
Le datazioni si collocano fra il secolo XVI e gli inizi del XIX.
A un nucleo di tele fortemente legate alle correnti pittoriche del Seicento genovese, se ne aggiungono molte altre appartenenti a molteplici aree geografiche.

Dell’importanza attribuita dall’Ordine stesso a questo patrimonio è testimonianza il provvedimento preso nel 1901 dal Superiore Generale dei Cappuccini, Padre Bernardo D’Andermatt; egli interpose la sua suprema autorità per salvaguardare l’integrità della Quadreria: in quell’anno, infatti, affinché la collezione con il trascorrere del tempo o per l’incuria degli uomini non andasse dispersa, egli ordinò che nulla potesse essere sottratto, alienato, o mutato a qualsiasi titolo senza l’autorizzazione del Superiore Generale dell’Ordine.
Questo atto di tutela, insieme alla periodica attività di catalogazione svolta dai Padri Cappuccini, ha garantito l’integrità dell’intera collezione.
I dipinti ebbero collocazione in parte nella Chiesa e in parte nell’annesso Convento e, fino alle soglie del Secondo Conflitto Mondiale, furono oggetto di attenzioni unicamente casuali e sporadiche da parte degli studiosi.
Intorno agli anni Cinquanta, invece, essendo notevolmente aumentato l’interesse del pubblico – formato a quell’epoca non soltanto da specialisti ma da appassionati d’arte, da scolaresche… – apparve indispensabile effettuare sulle opere un intervento conservativo che eliminasse i guasti prodotti dal trascorrere del tempo e trovare per le medesime una più idonea collocazione.

Pinacoteca: parte museale piano terra del Convento, Sala Strozzi, lato est


Da tale duplice esigenza scaturì la necessità di intervenire in due direzioni restaurando – se non tutte – le opere più pregevoli e creando nuove forme espositive.
A questo scopo, fin dal 1951 Frate Cassiano Carpaneto da Langasco – Padre Provinciale dei Cappuccini di Genova – prendeva contatti con la Soprintendenza di Torino per avviare un programma di valorizzazione della Quadreria.

Fra il 1954 e il 1955 fu varato il primo programma di restauro, che verrà poi ripreso e continuato nel 1967 da Padre Ugolino Drigani, allora Superiore del Convento di Voltaggio, il quale, impegnando tutto se stesso, seppe stimolare l’opinione pubblica fino a giungere alle personalità responsabili e agli organismi preposti ad una corretta valutazione del problema della salvaguardia della raccolta.
Nacque a tal fine un Comitato per il riordino e la sistemazione della Pinacoteca, cui aderirono il Sindaco di Voltaggio d’allora, Bernardo Battilana, e rappresentanti dei vari organismi competenti.
Fra il 1967 e il 1971 si procedette al restauro di una parte dei dipinti e all’elaborazione di un progetto per l’allestimento degli spazi espositivi. A tale riguardo, oltre agli spazi offerti dalla Chiesa si decise di utilizzare le ali ottocentesche del Chiostro (lati sud e ovest).
Terminati i lavori di rifacimento di intonaci e pavimenti, di installazione di nuovi serramenti con inferriate e di nuovi impianti di illuminazione, riscaldamento e antifurto, nel corso del 1971 la Pinacoteca riprendeva la sua funzione in un’edizione assai diversa dalla precedente sia per l’aspetto critico-storico dell’organizzazione, sia per l’aspetto puramente estetico della presentazione.
Per il nuovo posizionamento delle tele si optò per la collocazione delle opere più importanti in Chiesa e nelle due sale al piano terreno del Chiostro, mentre le opere secondarie vennero raccolte in alcune stanze al primo piano del Convento.

Fu inoltre adottata una disposizione razionale modellata sugli ambienti e l’illuminazione fu oggetto di particolare studio: nelle due sale la luce naturale è stata graduata mediante pellicole adesive per vetri, mentre l’illuminazione artificiale è stata ottenuta con speciali lampade LED che diffondono uniformemente la luce sulle opere.
I quadri esposti sono a parete o, nelle sale, appese a tondini sorretti da guide di ferro. In occasione dei restauri, i dipinti sono stati meglio studiati e in seguito fatti oggetto di analisi tecniche, storiche e artistiche più approfondite.
Attualmente, l’apertura stagionale al pubblico della Quadreria e l’attività culturale al suo interno sono garantite dall’Amministrazione Comunale di Voltaggio e dai volontari dell’Associazione Onlus L’Arcangelo.

Ogni cosa nel Complesso conventuale parla della religiosità e della mistica cappuccina: l’estrema povertà dell’arredo (legno, vetro, paglia, spesso opera dei Cappuccini stessi), la scelta dei temi iconografici (per lo più dolorosi: estasi, martìri, crocifissioni) centrati su una triangolazione narrativa che ha come vertici Gesù, la Vergine e San Francesco (e altri Santi) , rappresentati mediante diverse forme pittoriche e plastiche. La Quadreria raccoglie un consistente patrimonio di opere pittoriche prevalentemente appartenenti all’ambito genovese dei secoli compresi tra il 1500 e il 1600 e molte sono le tele di notevole valore, riconosciute dalla critica e talvolta attribuite da fonti documentate a pittori quali, fra gli altri, Domenico Fiasella, Bernardo Strozzi, Domenico Piola, Gioacchino Assereto…

2. Tre Pittori, tre opere: per introdurre alla visita… che merita un viaggio

Sinibaldo Scorza (Pittore genovese di Voltaggio come lui stesso si definisce…), (Voltaggio, 1589 – Genova, 1631)

Gesù confortato dagli angeli, Olio su tela, 148,5 x 270 cm

Dipingea Sinibaldo felicemente paesi, animali, ed anche fiori, putti, e con proprietà e vivezza li coloriva.” 

((R. Soprani, Vite de’ Pittori…, 1674, pp. 127-134))

Sinisbaldo Scorza, Autoritratto

Fra le espressioni pittoriche più significative si colloca il Gesù confortato dagli Angeli di Sinibaldo Scorza, pittore nato a Voltaggio il 16 luglio 1539. Questo dipinto è da collocarsi intorno al 1620, forse proprio su committenza degli stessi Cappuccini e quindi già presente in Convento nel XVII secolo ((Anna Orlando – Maurizio Romanengo, Catalogo della Mostra, Genova – Voltaggio, 2017, Sagep ed.))

La composizione presenta al centro la giovane figura del Salvatore, avvolto in un lucente abito rosso e appoggiato con il braccio sinistro su una tavola che quattro angeli stanno imbandendo con vetri preziosi e vivande. Intorno al Cristo, colto con lo sguardo rivolto al cielo e la mano destra benedicente, si sviluppa un lussureggiante paesaggio suddiviso in due settori dall’agglomerato di rocce alla cui base è adagiato. La straordinaria qualità pittorica della tela trova proprio nella resa di ogni singolo elemento naturalistico la sua più raffinata espressione, secondo un fare caratteristico della produzione dello Scorza. Nonostante le notevoli dimensioni del formato, raramente affrontate dal Maestro, Sinibaldo Scorza rivela la chiara intenzione di voler conferire all’ambiente che accoglie l’episodio sacro un ruolo non secondario. Insieme al dipinto raffigurante L’Immacolata, opera firmata e datata 1617 (Voltaggio, Confraternita di San Giovanni Battista), deve essere considerata un’opera giovanile, se pure poco più tarda. Infatti nel paesaggio dello sfondo sono chiaramente visibili decisi accenni a quel gusto fiammingheggiante che prenderà il sopravvento in tutta la produzione minore dello Scorza: considerata “minore” per i soggetti non più religiosi e per le quasi sempre piccole dimensioni dei quadri che, quando su rame, diverranno vere e proprie miniature.

Pittore Genovese (secolo XVII)

Estasi di San Francesco e l’Angelo musicante, 1630 circa, Olio su tela, 122 x 97 cm

L’iconografia del Santo consolato dalla musica si rifà a un episodio narrato da San Bonaventura e dai Fioretti, in cui San Francesco, ammalato a Rieti nel 1225, ascoltò rapito in estasi un angelo che suonava un violino per consolare le sue pene. Il tema, fissato per la prima volta da un’incisione del senese Francesco Vanni e successivamente ripreso da Agostino Carracci, divenne uno dei soggetti più diffusi nella pittura religiosa di ambito francescano.1

Il Santo è raffigurato in primo piano all’interno della cella, nell’abbandono dell’estasi. Da qui proviene la luce che dolcemente, senza bruschi contrasti, rivela la presenza dell’angelo con una veste rossa, unica accensione cromatica del dipinto, e accarezza il volto del Santo per ricadere sul crocifisso, quasi un grumo di riflessi dorati.

La tela nel tempo è stata variamente attribuita: Bernardo Strozzi, Orazio De Ferrari, Giovan Battista Castiglione… Gli studi più recenti la collocano nell’ambito della bottega di Gioacchino Assereto e in particolare al maestro di San Giacomo alla Marina.((Giuseppe Assereto? Cfr. Zennaro, 2009, pp. 609-610)).Nota Zennaro: «Si tratta di una personalità caratterizzata da un’originale cifra stilistica e formale, con caratteri distintivi, come per esempio le mani, mobili e articolate, dalle unghie poste in forte evidenza. Somiglianze particolarmente stringenti si osservano con il San Francesco e il Bambino Gesù presente nella Pinacoteca di Voltaggio».2

Giulio Benso, (Pieve di Teco 1592 – 1668)

San Cristoforo, terzo decennio del secolo XVII, Olio su tela, 126 x 156 cm

Nel dipinto, concepito come virtuoso quadro da stanza più che come laterale di cappella, tre angioletti assistono San Cristoforo nell’atto di coricarsi sulle spalle il Bambino; presentate in primo piano, le cinque figure saturano lo spazio e trasmettono una sensazione di energia repressa. Attribuito inizialmente a Giovan Battista Paggi3, è stato in seguito assegnato a Domenico Piola4, quindi in forma dubitativa a Gian Domenico Cappellino5 sino all’attribuzione degli ultimi anni al pittore Giulio Benso. Nota Franco Boggero in proposito: «Da una delle sue bozze (…) speciose e bizzarre6 realizzate su istigazione del Paggi, potrebbe essere derivata una composizione tanto virtuosa e lambiccata: con la figura del santo accosciata e come compressa nel formato orizzontale, e con la sigla a chiasmo delle braccia che, oltre ad essere un elemento altamente “decorativo”, vale a suggerire un momento di pausa e d’energia bloccata […]».7

L’iconografia richiama la leggenda, divulgata dalla Legenda aurea di Iacopo da Varagine.8

Secondo questo testo, Cristoforo prima del Battesimo si chiamava Reprobo ma in seguito fu chiamato Cristoforo, Portatore di Cristo, in quanto “portava in sé” Cristo in quattro modi: sulle spalle per trasportarlo, nel corpo con la macerazione, nella mente con la devozione, nella bocca con la professione di fede o la predicazione.

Bibliografia essenziale
Il Cappuccino Genovese, raccolte di buoni usi e pie costumanze della provincia dei FF. MM. Cappuccini di Genova, a
cura di Padre Cassiano (Carpeneto) da Langasco, Genova, 1951
“Interpretazione iconologica dell’architettura cappuccina”, a cura di Francesco Calloni, in “Le case di preghiera nella
storia e spiritualità francescana”, Napoli 1978
Vita e cultura Cappuccina. La Chiesa della SS. Concezione a Genova (Padre Santo), a cura di Marzia Cataldi, Carla
Cavelli, Alessandra Frondoni, Paolo Giardelli, Maria Cecilia Profumo, Sagep, Genova 1984
“La Madonna del Rosario di Anton Maria Maragliano”, a cura di Elisabetta Ghezzi, in “La Casana”, Sagep, Genova
1993
La Pinacoteca dei Cappuccini a Voltaggio, a cura di Fulvio Cervini e Carlenrica Spantigati, Fondazione Cassa di
Risparmio di Alessandria, Alessandria 2001
Han tutta l’aria di Paradiso, a cura di Fulvio Cervini e Daniele Sanguineti, Allemandi, Torino 2005
Le vie dell’Estasi, I Tesori della Quadreria dei Cappuccini di Voltaggio, a cura di Padre Vittorio Casalino, Luca Temolo
Dall’Igna, Daphne Ferrero, Luca Piccardo, De Ferrari, Genova 2009
Sinibaldo Scorza. Favole e natura all’alba del Barocco, a cura di Anna Orlando, Maurizio Romanengo, Sagep, 2017
Elisabetta Ghezzi, Il Convento e la Quadreria. Vita e cultura Cappuccina a Voltaggio, 2018, Sagep Editori Srl – Genova
Elisabetta Ghezzi, Jessica Paparella, Oltre l’Immagine. L’iconografia di -san Francesco d’Assisi nei dipinti della
Pinacoteca dei Cappuccini di Voltaggio, 2020, Sagep Editori Srl, Genova
Risplendenti. Capolavori della Pinacoteca dei Cappuccini a Voltaggio dopo i restauri (2018-2020), a cura di Luciano
Bisio, Elisabetta Ghezzi, Jessica Paparella, 2020, Sagep Editori Srl, Genova

  1. Prosperi Valenti Rondinò, catalogo mostra L’Immagine …, Roma 1982, p. 173 []
  2. Zennaro, 2011, p. 600 []
  3. Inventario Lanza 1898, Inventario Molfino 1905 []
  4. Galassi, 1985, p. 53 []
  5. C. Manzitti, com. or. []
  6. R. SOPRANI, C. G. RATTI, 1769, p. 280 []
  7. F. Boggero 2001, pp. 93 []
  8. [XCVI DE SACTO CHRISTOPHORO] in IACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea 2007, pp. 740 – 747 []

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