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Vicoli Serravallesi

Tratto da E’ Buzardéin ’d Seravale del 1996, realizzato da Croce Rossa Italiana, sottocomitato di Serravalle, Pro Loco e Associazione Commercianti e Artigiani. L’articolo porta la firma di Roberto Allegri.

Cominciamo da quelli che si trovano fra la Contrada Superiore (Via Tripoli) ed il Castello: Vico Castello, appunto, che un tempo portava direttamente al fortilizio poi demolito per ordine di Napoleone nel 1805. Vico Pedaggio che prende il nome dal fatto che, per attraversare il borgo, si doveva pagare una somma che variava a seconda del peso del carico; Vico San Martino che conduceva alla Chiesa omonima, dove attualmente è un vigneto. Da questo Vico si dirama il Vico chiuso di San Agostino la cui denominazione si deve forse al fatto che, nel 722, erano transitate a Serravalle le spoglie del Santo. Salita Ghiacciaie dal nome delle grotte che in inverno venivano riempite di neve la quale, ben pressata, serviva soprattutto in estate per la conservazione dei cibi ed in particolare della carne. Da una antica famiglia serravallese, invece, prende il nome il Vico Gazzi. Riferendoci a quelle vie comprese fra la Contrada Superiore e quella Maestra dobbiamo ricordare: Salita Depretis che prende il nome da un alto prelato serravallese che nel 1663 donò l’uma argentes contenente le ossa di San Centurio (collocate sotto la statua della Sacra Famiglia in Parrocchia. NdR); Vico Gaeta dal nome di una antica famiglia serravallese e Vico dei Rossi adiacente all’omonima chiesa.

Vicolo Gaeta. Foto di Giacomo Schiaffino


Al primo forno di Serravalle è dedicato Vico del Fomo, mentre Vico Gazzale ricorda un pittore che mori giovane e lasciò opere pregevoli e Via Romana quella di un maestro che, nella prima metà dell’800, dedico la vita all’insegnamento.

Vico del Forno. Foto di Giacomo Schiaffino
Vico Gazzale. Foto di Giacomo Schiaffino

C’è poi Vico Figini (Vedi Cuntrò du Diòvu) e la Via dell’Ospedale, che ivi conduce. Sull’altro lato della Contrada Maestra, ancora a Porta Genova, c’è Via dell’Ospedale Vecchio. Vico Giavotto, Vico Lomellini, Vico Campastro; prendono il nome da famiglie o persone benefattrici della comunità (come la Marchesa Bianca Lomellini); Vico Monache perché ivi esisteva un convento di monache Clarisse sin dal XIll secolo.

Vicolo Campastro. Foto di Giacomo Schiaffino

La Via del Ponte immetteva, una volta come accesso esclusivo, alla Porta del Ponte. Vico Pernigotti, Ferrari e Vaccari ricordano famiglie serravallesi che hanno dato lustro alla sua storia: Vico Vaccari era chiamato prima Vico delle Munizioni perché serviva al trasporto più agevole di esse. Tra le piazze, a parte quella di Porta Genova (oggi Piazza XXVI Aprile) e quella della Collegiata (o Piazza Martiri del Secondo Risorgimento), dobbiamo segnalare la Piazza Bonaventura, che in antico si chiamava “dai Erbui”: essa ricorda Don Pierino Bonaventura, Vice Parroco di Serravalle e medaglia d’argento al Valor Civile perché sul finire della seconda guerra mondiale mori, durante un bombardamento a Villalvernia mentre portava il Viatico e l’Estrema Unzione ad un moribondo. In fondo alla Contrada Superiore è la Piazza Bianchi, dall’omonima Chiesa della Confraternita dei Battuti o Flagellati, successivamente chiamati Bianchi dal colore della veste indossata dai Confratelli.


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Riccardo Lera

"Io nella vita ho fatto tutto, o meglio un poco di tutto" (Uomo e galantuomo di Eduardo De Filippo) Pediatra, scrittore per diletto, dal 2002 al 2012 assessore alla cultura di Serravalle Scrivia; ex scadente giocatore, poi allenatore e ora presidente del Basket Club Serravalle.