Ambienteêgua 'd sùlfuOltregiogo - Voltaggioterritorio

L’ègua di surfi

Voltaggio Voltaggio, sorriso di maggio, sei ricco di sole, di belle figliole, di poggi ridenti, di fresche sorgenti

Così si cantava negli anni ’40 del secolo scorso.  Canzone dimenticata dai più, ma che la bella voce di Rosangela Bisio (Giangia) è in grado di rievocare

Rosangela Bisio, Voltaggio sorriso di maggio

I poggi ridenti sono ancora lì, ed è vero che il sole, a volte, fa i capricci, ma sulle belle figliole e sulle fresche sorgenti si può scommettere. Se la bellezza umana però è soggetta alle leggi del tempo, non altrettanto si può dire per le sorgenti che da secoli zampillano più o meno copiose un po’ in tutto il territorio voltaggino. Le più note sono lungo il corso del Rio Morsone: quella della Fornace e soprattutto ciò che dà rinomanza a Voltaggio, la sorgente di acqua sulfurea conosciuta sotto il nome di Aquae Octavienses tenuta in gran pregio fino dall’epoca romana e usata fin dai tempi più remoti per la cura di molte malattie sia come bevanda sia che per uso dei bagni (R. Boccalari Voltaggio, 1936).

Che la fonte sulfurea fosse considerata un vanto dalla comunità locale è confermato da quanto riportato dalla Gazzetta di Genova del 20 settembre 1815 che, riferendo della sosta a Voltaggio di Re Carlo Alberto e della Famiglia Reale avvenuta il giorno prima, tra l’altro così scriveva:

In una lettera inviata dal Comune di Voltaggio al Comandante di Novi nel luglio del 1833 si elencano le proprietà medicamentose di queste acque “limpidissime, leggiere e fresche dall’odore solforoso e dal sapore epatico”: “Eccellente proprietà dioretica, utile nella clorosi, nel cattarro cronico del polmone, nella leucorrea, negli ingorgamenti ghiandolosi, negli edemi e gonfiezze delle estremità inferiori nei reumatismi, nelle alterazioni cutanee dette volgarmente scabbia, o rogna. Fù anche tal acqua, sperimentata vantaggiosa nella cosidetta gonnorea virolenta, nei calcoli della vescica, e dei reni, ed anche nell’idrocele o raccolta d’acqua n”ei testicoli”. La lettera si concludeva con un auspicio:

” … se si riuscisse (a realizzare) “un stabilimento di bagni nel luogo in cui scaturisce nel luogo di proprietà del Sig. Marchese De Ferrari di Genova si otterrebbe una risorsa ben considerevole per questa sgraziatissima popolazione.”

In effetti le proprietà terapeutiche di questa fonte furono alla base delle fortune dello Stabilimento Idroterapico, fondato nel 1854 dal dott. Giambattista Romanengo (vedi Chieketè 7 maggio 22), suscitando l’interesse anche del Bullettino delle scienze mediche (Bologna 1861), che a pag. 80 così riportava:

“In una delle più amene e pittoresche vallate dei nostri Apennini, a poca distanza da Genova e da Torino, sgorgano delle acque minerali in gran ‘ copia le quali trovate da’cultori le scienze salutari di molta efficacia, furono allacciate ed obbligale a servire per bibita, e per bagni ai moltissimi, infermi che accorrono al fine di liberarsi da varj incomodi di salute.

Fino ai primi anni del 1900 l’aspetto della fonte non era dissimile da quello di una normalissima sorgente di campagna. Successivamente le venne costruito attorno un primo riparo in mattoni, che intorno al 1910 fu trasformato nell’imponente grotta artificiale tuttora esistente.

Le prime analisi sull’acqua sulfurea di Voltaggio risalgono all’ultimo decennio dell’800 dall’egregio chimico professor Antonio Denegri. Successivamente, nel marzo del 1910, vennero ripetute dal prof. G. Guelfi, direttore del laboratorio chimico municipale di Genova. I risultati riportati dal noto opuscolo del 1936 di R. Boccalari Voltaggio furono i seguenti:

Lo stesso opuscolo riporta con dovizia di particolari come il campione fosse stato sottoposto all’esame spettroscopico giungendo alla conclusione che È alla presenza del Litio che si deve con tutta probabilità la proprietà diuretica constatata nell’acqua sulfurea esaminata.

Nonostante il declino e la successiva chiusura dello Stabilimento idroterapico abbia un po’ intaccato la sua fama, per i voltaggini l’ègua di surfi è rimasta un simbolo distintivo di cui andar fieri.

Fino a qualche decennio fa, soprattutto nella bella stagione, la passeggiata mattutina dal paese alla fonte era un rito rinnovato quotidianamente da persone di ogni età, che si recavano a riempire i classici fiaschi col manico, impagliati col midollino di giunco.

Come si è detto, fu così fino a una trentina di anni fa, quando ad assestare un duro colpo alla sorgente più nota della Val Lemme ci pensarono le analisi compiute dall’allora Ussl 22. Era il 1993, e allora la non potabilità fu attribuita ad infiltrazioni di acque estranee alla fonte. Da allora si susseguirono polemiche, accuse, ipotesi di soluzione di un problema che periodicamente si ripresentava. Nel 2005 venne applicata una vasca con un dispositivo a raggi ultravioletti allo scopo di eliminare gli eventuali batteri, sacrificando però l’estetica del luogo, con l’eliminazione delle bocche dalle quali sgorgava l’acqua.

Il Nostro giornale marzo 2007

Il tentativo che seguì di tornare all’utilizzo delle proprietà terapeutiche dell’acqua sulfurea, attraverso la costruzione di un nuovo centro termale che ripercorresse i fasti del passato, rimase un progetto. Nonostante le misure adottate invece, continuarono ad alternarsi ordinanze di divieto a provvedimenti di ripristino, come testimoniato dalle cronache dei giornali dell’epoca.

Fortunatamente il sistema di purificazione adottato a suo tempo, dopo qualche aggiustamento, oggi funziona a dovere e da un paio di anni non si sono più verificati situazioni di non potabilità, favorendo così un graduale ritorno all’abitudine di abbeverarvisi nelle calde giornate o di farne scorta per l’uso quotidiano.

Limpida, olente, pullula dal sasso sulfurea vena

…Un cicaleggio dalla grotta effonde vivide note, e la fanciulla porge l’anfora o l’empie.*

Grazie a Rosangela Bisio (Giangia) per la bella voce e a Mario Marini (Biblioteca Voltaggio) per la disponibiltà.

Immagini tratte da : Un paese di immagini – Gualco – Repetto

* Ode a Voltaggio – Daniele Biggio 1922

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