La pesca con la penna d’istrice
![](https://www.chiekete.eu/wp-content/uploads/2024/01/AO-Pennadistrice-verticale-911x1024.jpg)
In questo e nei prossimi articoli racconterò le semplici tecniche di pesca che adoperavamo poco dopo il 1960, quando nello Scrivia i pesci grandi e piccoli erano innumerevoli e per noi bambini il torrente era un campo di gioco meraviglioso.
Questa era la nostra attrezzatura: una canna di bambù di circa 3 mt. (io ne avevo una in tre pezzi che mi aveva provveduto papà e che era invidiatissima…), un rocchetto di monofilo di nylon diametro 0.15, un galleggiante in penna d’istrice (più uno di scorta), un pò di piombini spaccati di misura piccola, qualche amo a paletta mis. 16.
Diciamo velocemente che un monofilo 0.15 è relativamente sottile e delicato e uno 0.40 spesso e robusto; un amo mis. 16 è medio sottile e un amo mis. 8 è abbastanza robusto.
Come esca si adoperavano le cosiddette verdine (dal colore generico che mostravano): larve di tricottero o efemerottero che venivano apposte sul piccolo amo, due o tre la volta.
La lenza era composta così: si attaccava all’occhiello fisso sulla vetta della canna uno spezzone di monofilo di circa tre metri, si passava lo stesso dentro l’anello di plastica e l’occhiellino di ottone della penna d’istrice per assicurare la stessa alla lenza. Si legava alla estremità rimasta libera del monofilo l’amo del 16.
![](https://www.chiekete.eu/wp-content/uploads/2024/02/AO-alborella-agola-lagodigarda-800x400-1.jpg)
![](https://www.chiekete.eu/wp-content/uploads/2023/12/AO-vairone-1024x511.jpg)
Si schiacciava qualche piombino spaccato sulla lenza per equilibrare la penna e farle assumere una posizione verticale in acqua, la estremità rossa in alto e quella con l’occhiello di ottone in basso. Se tutto era ben fatto, con le piccole esche fissate sull’amo, bastava un tocco delicato dei pesciolini per fare muovere o immergere l’estremità rossa della penna.
![](https://www.chiekete.eu/wp-content/uploads/2023/12/AO-lasca.jpg)
A questo punto con un rapido colpetto si allamava il pesciolino e si cominciava la raccolta per una bella frittura. Si catturavano alborelle, cavedanelli, vaironi, lasche in genere al di sotto dei 10 cm. di taglia.
Per dire di quanto fosse facile a quei tempi, anche per un bimbo, provvedere a un pasto, mi veniva data l’indicazione di non superare il numero di 80 pesciolini!
Così si raccomandava la nonna che li eviscerava e infarinava. Tanti sarebbero bastati a nutrire per bene le quattro persone che allora componevano la famiglia.
![](https://www.chiekete.eu/wp-content/uploads/2023/12/AO-piattoalborelle-1024x768.jpg)