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Fausto Coppi al Passo Azzurro

Lelio Cremonte è nato a Cuquello, frazione del Comune di Sardigliano, nel 1915. Dopo aver insegnato per diversi anni Lettere nei Licei (tra essi il “Doria” di Novi Ligure), è stato docente in diverse Università tedesche e poi presso l’Università per stranieri di Perugia. Critico letterario e studioso di Matteo Bandello, ha scritto anche molte poesie, pubblicate quasi sempre in volumi d’occasione e rimaste a volte inedite. A Cremonte dedicheremo nel prossimo futuro una esaustiva nota biografica, qui vogliamo presentarvi questa suggestiva poesia, pubblicata su “La provincia di Alessandria” nel dicembre 1970, nel decennale della scomparsa di Fausto Coppi, e rimasta dopo di allora inedita (redazione Chieketè)

Dài Coppi, forza Coppi,
c’è il premio della montagna, dacci sotto,
fa’ vedere chi è Coppi,
Coppi è scattato, Coppi li distacca,
Coppi è caduto, Coppi si rialza,
risorge sempre il vecchio Fausto Coppi,
la rampa è dura, Fausto Coppi è magro,
fuoco di nervi, frecce di garretti,
ma oggi che ti prende, Fausto Coppi,
che cos’è questo sogno di piombo
che sale dall’asfalto,
scrollati Coppi, schiaccia i pedali, schiaccia,
devi giungere in cima,
al Passo Azzurro, al passo delle nuvole,
c’è il premio della montagna, forza Coppi,
tu che dietro ti porti
la nostra giovinezza ultima
legata a un filo come un aquilone
(Ti ricordi? Eravamo a pezzi,
mutilate le case, i cuori mutilati,
ma sui pezzi di muro, ma sui cuori
c’era scritto col gesso “viva Coppi”
e dietro ti correva la nostra giovinezza,
correva sugli asfalti e sui pavés,
sui Pirenei e sulle Dolomiti
e nei giri d’onore sui velodromi
in una nuvola di polvere e di fiori),
cos’è dunque questo sogno di piombo,
questo polipo che stringe i garretti,
cos’è che dentro si svuota come un tubolare bucato,
non mi direte che il cuore di Coppi,
che il cuore del campione se ne va …
Ehi voi, non è vero, Coppi ha un cuore di scorta
e se gli scoppia i gregari gliene porgono un altro,
prendilo Coppi, devi giungere in cima,
tieni il cuore coi denti, inarca la schiena,
cosi, bravo, ecco ci sei,
ecco il Passo Azzurro, viva Coppi,
ah che aria quassù!
Ora le nubi sventolano,
ora si fa all’uscio tua madre
ed agita il braccio: viva Fausto!
ora Serse (di dove sbucato?) ti pedala vicino
“Ciao, Serse. Sei tornato a correre?”
ora ti salutano le colline e le vigne
sopra Carezzano
solo che mai le hai viste
alte ed ariose cosi.
E giù per la discesa
come cantano ora le ruote,
che musiche d’arpe fa l’aria scorrendo sui raggi!
La strada è un azzurro velluto,
Coppi leggero sì slancia
in una musica d’arpe e di pneumatici e vento
e gli altri, il gruppo, dove sono rimasti?
dove i fedeli gregari?
“Eh, Serse, che distacco! Chi ci prende più?”
e niente polvere, niente arsura
e Coppi è in forma come a vent anni
quando la bicicletta irrompe nel velodromo
per il finale che solo gli angeli
hanno radiotrasmesso.

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