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Il giovedì senza campane (ma con le raganelle)

Il Giovedì Santo era forse l’unica giornata dell’anno in cui si celebrava solo la Messa vespertina, visto che è memoriale dell’Ultima Cena e la cena non si serve a mezzogiorno. Al canto del Gloria le campane suonavano a distesa per poi essere “legate” fino alla veglia pasquale. Osservando i dettami dell’arte campanaria, tutt’ora riscontrabili nell’area ambrosiana, ossia nelle località lombarde dove si celebra con questo rito o che da questo hanno tratto spunto (qualcosa dalla Padania l’ha importata pure Serravalle ma questo è un altro tema), i campanari di quelle zone (i nostri no) provvedono a due azioni precise (o meglio vi provvedevano, quando l’azionamento dei bronzi era manuale): legare effettivamente tra loro le corde delle campane anche per evitare che qualcuno le suoni magari inavvertitamente, e – in alcuni casi – prima della legatura, mandarle “in piedi” ossia con la bocca in alto ed il contrappeso in basso, nella tipica posizione da suono “a morto”. A partire da questo momento per due giorni la comunità priva di segnali sonori non avrebbe potuto essere avvertita/convocata, dunque occorreva provvedere con qualche altro apparato.

Come ancora presente nella memoria di diverse persone che ce l’hanno riportato, i modi di segnalazione alternativi alle campane erano due: l’uso della “batuèla” e del “gri-grö”. Il primo è una tavola in legno, simile ad un tagliere, sulla quale sono collocate con occhielli due maniglie metalliche, una per lato. Afferrando l’apposita impugnatura e facendo ruotare alternativamente il polso, le due maniglie vanno a sbattere contro il legno, producendo un caratteristico richiamo. Il secondo strumento è quello che in italiano è detto “raganella” e consiste in un piccolo rullo scanalato simile ad una manovella, che “gratta” una lamella sempre in legno posta su apposito supporto che ruota attorno al rullo: sempre col movimento di mano dell’operatore, si produce il caratteristico “rumore” che ha dato il nome popolare a questo -a modo suo- strumento musicale. L’esecuzione avveniva per la pubblica via; non risulta che ci fosse installata una sorta di raganella gigante sul campanile, come invece accadeva a Stazzano. Di solito erano i ragazzi che facevano il giro del paese per annunciare l’avvicinarsi delle funzioni. 

Un pensiero su “Il giovedì senza campane (ma con le raganelle)

  • Laura Barbieri

    a Varinella noi ragazzi giravamo il paese suonando le raganelle (‘ravaò’) e cantavamo: ‘In gesa donne, e tutti i ommi adree’…

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