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BISIO, Giuseppe

Giuseppe Bisio (Serravalle Scrivia, 14 febbraio 1885/?)

Manovale ferroviario, calzolaio, attivista del Partito comunista genovese, schedato nel Casellario politico centrale dal 1926 al 1935.

Giuseppe Bisio, ferroviere, originario di Serravalle, il 17 dicembre 1920 si trasferì a Genova per prendere servizio allo scalo ferroviario di piazza Principe. Il 2 settembre 1926 la Polizia ferroviaria trasmise, per ulteriori accertamenti, alla Direzioni affari generali e riservati del Ministero dell’interno la scheda biografica di Bisio segnalato quale elemento pericoloso per la sua propaganda ed attività comunista. Dalle informazioni allegate, redatte dalla Pubblica sicurezza di Genova, si apprende che Bisio per il periodo di tempo che visse a Serravalle in realtà «…mantenne buona condotta morale ma professò apertamente idee comuniste…». Infatti il 18 maggio 1926, il ferroviere venne arrestato nella propria abitazione genovese dove era in corso una riunione clandestina comunista, con noti attivisti del P.c.i. cittadino, Lisciotto Francesco, Marcheselli Angelo, Benassi Oreste, presente anche la sua compagna Fossati Fiorentina, segretaria delle Donne comuniste. Nell’occasione vennero sequestrati corrispondenza di cellule, una circolare riservata del Partito comunista circa le istruzioni per il lavoro sindacale, un bollettario per sottoscrizioni e alcune schede de “L’unità”. Scopo dell’incontro era la propaganda comunista locale e la preparazione del congresso che doveva aver luogo a Parigi nello stesso mese. Immediata fu la sospensione di Bisio dal servizio e dallo stipendio. Il 25 maggio 1926 egli venne rimesso in libertà per mancanza di fatti specifici costituenti materia di denuncia all’autorità giudiziaria. Il 7 giugno 1926 venne riammesso in servizio con riserva di provvedimenti a suo carico. In un’informativa del 15 agosto 1926 Bisio veniva a chiara lettere indicato come: «…uno dei maggiorenti del Partito comunista di Genova e fiduciario dei ferrovieri comunisti. Svolge grande attività in prò del partito in seno al quale è tenuto in buona considerazione. Risulta aver preso parte allo sciopero ferroviario del 1921 ed a quello caratteristico dell’agosto 1922 rimanendo assente dal servizio per quattro giorni…». Nonostante l’arresto continuò ad esplicare, sebbene con molta circospezione, la propaganda a favore del partito fra le conoscenze ed i compagni di lavoro. Il 25 settembre 1926 il serravallese venne segnalato dalla Pubblica sicurezza dello scalo ferroviario di Genova a quel capo sezione movimento perché si provvedesse al suo allontanamento da quella stazione essendo elemento «…non desiderabile, specialmente in considerazione del passaggio continuo di Personaggi allo scalo di Genova P.P…». Così maturarono le condizioni per il licenziamento di Bisio perfezionatosi nelle prime settimane di dicembre del 1926, con la motivazione di «…condotta politica antinazionale comunista…».

La perdita del posto di lavoro ed il clima poliziesco in cui era costretto a vivere segnò profondamente l’ex ferroviere. In un’informativa del 24 marzo 1927, la condotta di Bisio viene descritta priva di rilievi sebbene egli mantenesse ferma la sua fede comunista. Spinto dal bisogno e provato da un fermo precauzionale di polizia subito, dal 28 dicembre 1929 al 12 gennaio 1930, in circostanze non meglio specificate, ma riconducibili alla sua iscrizione del novero dei soggetti pericolosi da arrestare in particolari circostanze, il serravallese presentò domanda di cancellazione dall’elenco dei sovversivi. Il 25 febbraio 1930 la sua accorata istanza di riabilitazione giunse l’istanza giunse al Ministero dell’interno. Nel documento vergato a mano egli lamentava di essere stato licenziato dalle Ferrovie perché «…sospettato e accusato come sovversivo. A nulla valsero le proteste perché il sottoscritto può affermare con sicura coscienza di nulla doversi rimproverare. Avvenuto il licenziamento si rivolse anche a sua eccellenza Benito Mussolini, con un ricorso del 9 febbraio 1927, ma il licenziamento fu mantenuto. D’allora in poi il sottoscritto assoggettandosi al grave provvedimento non ha fatto altro che dedicare tutta la propria vita al lavoro, attendendo a questo da mattina a sera… malgrado ciò, per il fatto che un giorno si diede corpo alle ombre, ancora oggi è sospettato, ed infatti il giorno 28 dicembre u.s. venne tratto in arresto e trattenuto sino al giorno 12 gennaio. Il sottoscritto piegò il capo innanzi a tale provvedimento ma ora si permette di supplicare che si tralasci dal mantenere verso di lui un senso di sospetto che non crede di meritare. Il sottoscritto fu chiamato alle armi il 1 giugno 1915 , prestò servizio in zona di guerra dal 12 settembre 1915 al 5 novembre 1918, e venne congedato il 6 novembre 1919. Riportò una ferita il 27 giugno 1916 e diede così tutta la sua opera per la Patria, che mai ha denegato. S’indagini sulla sua condotta, sulla sua nuova coscienza e fede, la vita di lavoro che sostiene assiduamente di giorno in giorno potrà essere prova di quanto afferma anche sul proprio passato. Il sottoscritto è sofferente in salute… quindi una cosa sola chiede che si diano disposizioni accertate tutte le circostanze  perché il suo nome sia cancellato da quelle delle persone sospette e cessino a suo carico provvedimenti per quanto gravi, altrettanto ingiusti, per me che non appartengo a quegli italiani che negano la Patria ed il regime fascista…». Negli anni dal 1932 al 1935 tutti i rapporti su Bisio non evidenziarono speciali rilievi in linea politica, sebbene questi rimase «…convenientemente vigilato…». Nel 1935 l’ex ferroviere serravallese chiuse i suoi conti con la lotta politica, si iscrisse all’albo nazionale fascista dei calzolai e seguì «con disciplina le direttive del Regime, dimostrando con prove concrete di essersi ravveduto». Pertanto venne radiato dal novero dei sovversivi e dal Casellario centrale.

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