“In flammis flamma”. Un maestro serravallese e l’ultima vittoria del Generale Rommel. Giuseppe Angeleri, Bersagliere.
Giuseppe Angeleri (di Amleto Angeleri e Giovanna Perazzolo (o Perassolo) / Serravalle Scrivia, 29 dicembre 1919 / Kef-Zilia, Tunisia, 26 febbraio 1943).
Insegnante, Sergente dei Bersaglieri, caduto nella 2° Guerra mondiale, decorato al valore militare alla memoria.
Tra i serravallesi caduti nel corso della Campagna d’Africa e decorati al valore militare alla memoria figura, il bersagliere Angeleri Giuseppe. Figlio di Amleto Angeleri, impiegato e di Giovanna Perazzolo (o Perassolo), casalinga, nacque il 29 dicembre 1919, a Serravalle. Nel 1922 la famiglia si trasferì a Milano. Terminati gli studi, con il conseguimento del Diploma di Abilitazione Magistrale nell’anno scolastico 1937-1938, proseguì nell’intento di fare l’insegnante. Il 16 gennaio del 1939, Giuseppe assolse l’obbligo della visita di leva e venne dichiarato abile ed arruolato, posto in congedo provvisorio in attesa di accedere al corso Allievi Ufficiali di Complemento del Regio Esercito. Nel 1941 rinunciò alla Scuola Militare per frequentare il primo anno della Facoltà di Magistero, presso la Regia Università di Torino. Nonostante fosse stato ammesso al ritardo del servizio militare per ragioni di studio, il 3 dicembre 1941, venne chiamato alle Armi. Destinazione 10° Reggimento Bersaglieri, con sede a Palermo. Il 1 febbraio del 1942 riceve i gradi da Caporale e due mesi dopo quelli da Sergente, servendo presso il Comando Truppe al Deposito di Reparto. Godendo di apposita licenza riesce comunque a sostenere alcuni esami presso l’Ateneo torinese. Il 15 aprile viene inviato per formazione a Marostica al 51° Battaglione Istruzione, ammesso a frequentare il corso preparatorio all’accesso alla Ufficiale di Complemento, al termine del quale, se giudicato idoneo avrebbe potuto frequentare il Corso A.U.C. ed aspirare alla promozione a Sottotenente. Tuttavia, in luglio fece rientro al proprio reparto, in quanto destinato alle operazioni in Africa. Anche in questa occasione egli dovette rinunciare ad indossare la mostrina con la stella. Una promozione che Giuseppe Angeleri inseguì invano, fino alla morte, e che neppure da Caduto riuscì ad ottenere, nonostante l’impegno presso le Autorità Militari speso dai suoi famigliari in sua memoria.
Il 30 agosto viene mobilitato per la Tripolitania. Il Reggimento era già operativo in Africa dall’inverno 1941, con tre battaglioni il XVI, il XXXIV e il XXXV, imbarcati da Palermo, il 13 dicembre, con il piroscafo “Marco Polo”, convoglio a cui si uniranno altri due trasporti truppe, le navi “Conte Rosso” ed “Esperia”, provenienti da Napoli. Approdo a Tripoli, il 15 dicembre. Il Sergente Angeleri non prese immediatamente parte alle operazioni sull’altra sponda del Mediterraneo, in quanto ricoverato dal mese di settembre all’Ospedale Militare di Catania per problemi di salute. Rimessosi, il 29 ottobre rientra al corpo d’appartenenza in attesa di ordini. A seguito delle drammatiche vicessitudini dell’Esercito Regio nel quadrante africano, con pesanti perdite di uomini e mezzi, il 10° Reggimento fu tra i reparti ricostituiti. A Palermo vennero riallestiti tre Battaglioni (XVI, XXIV, LXIII), due Compagnie Motociclisti (X, X bis) ed un reparto armi contraeree e controcarri. In tre scaglioni i reparti raggiunsero, il 13 novembre 1942, la Tunisia nella zona di Biserta, la città più settentrionale dell’Africa. Qui, il 15 novembre, impegnandosi in violentissimi combattimenti costituirono, consolidarono ed ampliarono una testa di sbarco. Effettivo al X Bersaglieri, IV Compagnia, XXXIV Battaglione, Angeleri, con l’incarico di Comandante di Squadra Combattenti, venne imbarcato dal capoluogo siciliano, il 13 novembre, alla volta di Biserta, dove prese terra dopo un giorno di navigazione. Nel corso delle operazioni in Tunisia, Giuseppe Angeleri, si distinse per il coraggio e lo spirito di sacrificio portato sino al limite estremo dell’offerta della vita. Il Bersagliere serravallese morì in combattimento, ferito al collo ed alla testa dal fuoco nemico, il 26 febbraio 1943, a Kef-Zilia, località a sud est di Capo Serrat, Tunisia, in circostanze che motivarono la concessione della Medaglia di Bronzo al Valore Militare: “…Comandante di Squadra Fucilieri, con travolgente impeto, guidava il reparto all’assalto di una munita posizione sotto violenta reazione nemica. Mentre si lanciava ancora una volta all’assalto all’arma bianca, cadeva colpito a morte sul trincerone avversario…”.
Nel febbraio del 1943, il passo di Kasserine fu teatro di uno dei primi scontri su grande scala tra le truppe statunitensi e naziste nella seconda guerra mondiale, un evento centrale della breve ma efficace controffensiva italo-tedesca nella regione della grande dorsale della catena dell’Atlante della primavera del 1943. Protagonisti della battaglia, il 2° Corpo d’Armata dell’Esercito Americano e le truppe dell’ “Afrika Korps” del Generale Erwin Rommel, supportate da reparti italiani queste ultime, reduci dalla disfatta di El Alamein, uno scontro al quale i soldati italiani portarono un grande contributo in termini di ardimento, determinazione e sacrificio di vite umane, respingendo l’urto dei carri armati “Sherman”, costringendo gli Alleati ad arretrare il proprio fronte di 140 km in 7 giorni e contando pesanti perdite in uomini e mezzi.
Lo scenario di guerra in cui il bersagliere serravallese combattè e perì è ricostruito in un articolo firmato da Antonio Lotito e Luca Corrieri “I prigionieri di guerra italiani negli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale“, pubblicato in “Rivista militare”, nr. 2, del 2013: «…Il primo reggimento di bersaglieri a schierarsi in Tunisia fu il 10°, arrivato a novembre del 1942, dopo lo sbarco degli americani in nord Africa… La sua prima brillante azione risale al 2 dicembre 1942, quando reparti… catturano un folto gruppo di paracadutisti inglesi e americani… Disarticolato e assegnato a più unità venne di nuovo duramente impegnato nel corso della battaglia del passo di Kasserine, a Kef Zilia… all’alba del 26 febbraio 1943… I bersaglieri si ritrovarono con i fianchi e e le spalle scoperti su posizioni che i tedeschi… avevano abbandonato. A titolo di difesa poi i tedeschi in ritirata avevano minato e posto trappole in tutti i sentieri… Il comandante del reggimento… facendo perno sulle posizioni di Kef El Rai riprendeva l’attacco il 27 riuscendo ad occupare Kef Zilia e a mantenerne il possesso nonostante i reiterati contrattacchi del nemico, costretto ad un disordinato arretramento… Dopo aver contrastato tenacemente l’avanzata nemica il 10° potè tuttavia raggiungere attraverso la boscaglia a nord della valle Sedjenane la nuova linea di difesa. Qui i superstiti riuniti in un solo battaglione continuarono a battersi con la divisione corazzata “Manteuffel” finchè non furono raggiunti dai bersaglieri del 5° reggimento… e dai fanti di marina del battaglione “Grado”…».
Il 10° fu il primo Reggimento Bersaglieri schierato in Tunisia e, sin da subito, venne posto nella disponibilità della 5° Armata germanica: per questi eroi fatti, il Generale della Wermacht, Hasso Eccard Von Manteuffel, volle appuntare personalmente la Croce di Ferro del Reich al petto del Comandante del reparto italiano. «…Sul fronte occidentale, rispetto alle due Armate italo-tedesche era schierata la Prima Armata britannica, che comprendeva,da nord a sud, oltre alle truppe inglesi, il 19° Corpo d’armata francese e il 2° Corpo d’armata americano. Le truppe di quest’ultimo erano però schierate confusamente, suddivise in piccoli gruppi tattici collocati nei punti reputati più importanti o più pericolosi. Su questo schieramento Rommel volle dare il primo colpo del suo disegno di manovra per linee interne… Appoggiato dalle incursioni degli Stuka, l’attacco tedesco si scatenò all’alba di domenica 14 febbraio 1943. Una colonna, composta essenzialmente da gruppi tattici della 10° e 21° Panzer, passando per Sidi Bou Zid e Sbeitla, puntò sul passo Kasserine. Una seconda colonna, composta da gruppi tattici della 15° Panzer e della divisione corazzata Centauro, giunta dall’Italia nel novembre precedente, attraverso Gafsa si precipitò a tutta velocità su Feriana. I tedeschi ebbero subito la meglio e gli scontri risultarono senza storia: gli sparsi elementi della 1° divisione corazzata americana furono travolti, e i tentativi di contrattacco tentati dai carri armati americani furono eliminati con irrisoria facilità dalla superiore tattica delle truppe corazzate germaniche. La notte del 15 febbraio gli americani abbandonarono Gafsa: la totale oscurità e una pioggia torrenziale trasformarono l’operazione in un disordinato e caotico esodo, con scene di autentico panico. Il mattino del 15 un altro combattimento senza storia peggiorò ulteriormente le posizioni della 1° divisione corazzata americana. Il 16 febbraio Rommel intuì le potenzialità di manovra che il successo gli offriva e avrebbe voluto una collaborazione decisa di von Arnim da nord per schiacciare il 2°Corpo americano. Ma von Arnim si dichiarò in completo disaccordo: non aveva nessuna voglia di avventurarsi in un’impresa da lui giudicata troppo rischiosa. Rommel continuò per suo conto…». (http://www.historicalab.it/Africa%20Settentrionale.htm)
«…Il mattino del 19 i tedeschi attaccarono la stretta di Kasserine, la superarono, raggiunsero il villaggio omonimo e il giorno successivo consolidarono le loro posizioni… Se a Kasserine le cose andavano per il meglio, più a nord, a Sbiba, gli eventi presero una piega meno favorevole… Nel pomeriggio del 20 febbraio l’azione tedesca giunse a un punto morto… Ormai Eisenhower e Alexander… stavano facendo affluire cospicui rinforzi nei punti minacciati, e quando Rommel riprese l’avanzata in direzione di Thala e Tebessa il 21 febbraio le difese angloamericane erano pronte ad accoglierlo. Resosi conto che l’attacco aveva perso lo slancio necessario, Rommel ordinò il ripiegamento nel pomeriggio del 22 febbraio… Il 25 febbraio il 2° Corpo d’armata americano si mosse verso Kasserine, ma incontrò il vuoto assoluto. Dal 19 al 22 febbraio le perdite dell’Asse furono di circa 1000 tedeschi e 400 italiani fra morti, feriti, dispersi… Gli Alleati persero complessivamente circa 10 000 uomini… Tra il 26 febbraio e il 3 marzo, da parte sua, von Arnim scatenò a nord l’offensiva che, se attuata contemporaneamente a quella di Rommel, avrebbe potuto cambiare le sorti della lotta: ma in cinque giorni di combattimenti i risultati furono del tutto irrilevanti rispetto al logorio subito dalle truppe…». (http://www.historicalab.it/Africa%20Settentrionale.htm)
Il 9 marzo, Erwin Rommel, provato nel fisico e fiaccato nel morale, rientrò in Germania per problemi di salute. Non avrebbe più fatto ritorno in Africa.
Fonti:
Archivio Storico del Comune di Serravalle Scrivia
Archivio di Stato di Alessandria, Foglio Matricolare e Caratteristico n. 5748, Distretto Militare di Tortona
http://www.qattara.it/60-131-bersaglieri.html
Autori vari, Quaderno n. 4, Edizioni speciali, Rivista Militare, 1986
https://www.odvbersaglieripalermo.it/?section=storia
https://www.combattentiereduci.it/notizie/battaglia-del-passo-di-kasserine
http://www.historicalab.it/Africa%20Settentrionale.htm
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