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RAVIZZA, Carlo

Carlo Ravizza (di Domenico Ravizza e Bianca Bastarelli/ Serravalle Scrivia, 31 gennaio 1914 / Mar Mediterraneo 17 gennaio 1943).

Marinaio, Medaglia di bronzo al valore militare alla memoria.

Il marinaio serravallese Carlo Ravizza, di Domenico Ravizza, guardia urbana e Bianca Bastarelli, casalinga, nato il 31 gennaio 1914, a Serravalle Scrivia. Di umili condizioni economiche. Richiamato alle armi, durante la guerra venne arruolato in Marina. Perì, disperso, nell’affondamento del cacciatorpediniere “Bombardiere” su cui era imbarcato con il grado di II Capo Cannoniere Armarolo. Decorato con la Medaglia di Bronzo al Valore Militare alla memoria. Il 17 gennaio 1943, in una fase del conflitto in cui sulla rotta coloniale libica del Mediterraneo la preponderanza aerea e navale ed aerea britannica si era fatta schiacciante, il “Bombardiere” (nella foto a lato, tratta dal sito www.wikipedia.org), congiuntamente ad un’altro cacciatorpediniere il “Legionario”, prese il mare a Biserta come naviglio di scorta ad un importante bastimento italiano, il “Rosselli”, con destinazione Palermo.

Al tramonto del 17 gennaio 1943, durante la navigazione nel Canale di Sicilia, al largo dell’isola di Marettimo (TP), il convoglio venne intercettato ed attaccato da un sommergibile inglese, lo “United”, il quale, fallito il siluramento del trasporto italiano, diresse il suo tiro sul “Bombardiere”. Tentata un’inutile quanto disperata manovra di evasiva, il “Bombardiere” venne colpito irrimediabilmente da uno degli ordigni nemici. L’esplosione delle caldaie fece strage tra i membri dell’equipaggio e la nave affondò rapidamente, spezzata in due tronconi. In quei tragici momenti, Carlo Ravizza, come si legge nella motivazione per la concessione della decorazione alla memoria, rimasto incolume dopo lo scoppio del siluro “…si portava subito a poppa insieme con pochi volenterosi per porsi agli ordini del comandante in seconda dimostrandosi validissimo aiuto nel lanciare in mare ai numerosi naufraghi le zattere di salvataggio mentre il cacciatorpediniere affondava. Buttandosi in mare fra gli ultimi e solo quando ordinatogli si perdeva nella notte immolando la sua giovane vita. Esempio di noncuranza del pericolo e spirito di sacrificio…”. Ravizza lasciò la moglie Maria Adele Brazzelli. I naufraghi restarono in balia delle onde sino alla mattina del 18 gennaio, quando la prima nave italiana sopraggiunse per portare loro soccorso. In molti perirono tra i flutti, stremati dalla permanenza in acqua o per le ferite riportate, stipati nelle scialuppe o aggrappati ai rottami della loro nave. Il “Legionario” dopo aver risposto all’attacco del sommergibile nemico, ma senza esito, ed aver messo a mare tutti i barchini di salvataggio disponibili, perdurante un concreto rischio di siluramento, si allontanò dalla zona del naufragio, dopo aver lanciato l’s.o.s. per il “Bombardiere”, proseguendo nella sua missione di scorta al “Rosselli” che giunse senza danno a destinazione. Dei 223 uomini di equipaggio sopravvissero solo in 48, tra ufficiali, sottufficiali e marinai. Tra i caduti dell’affondamento del “Bombardiere” anche il comandante, il Capitano di Fregata, Giuseppe Moschini, che dopo aver salvato la vita di un suo sottoposto gravemente ferito, rimase coraggiosamente al timone della sua unità inabissandosi con essa, per mantenere il più possibile il governo della nave e consentirne l’evacuazione. Il sacrificio che gli valse la Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

L’immagine in evidenza è tratta dal sito web www.associazione-venus.it.

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