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Da Zorzoli a Piazza del Monumento

Molte volte verso l’ora di cena, si scopriva che mancava qualche ingrediente: a volte era la pasta, altre lo zucchero per il caffellatte della mattina seguente oppure serviva una scatola di pomodori pelati.
Io, che ero la galoppina della famiglia, venivo spedita di corsa alla drogheria Zorzoli.
-Dai, fa’ una corsa, ci metti un minuto che hai le gambe lunghe!-Mi dicevano- ed io andavo.
Il signor Mario Zorzoli era un uomo basso di statura con i lineamenti del viso delicati. I capelli erano scuri e riccioluti, ben pettinati. Teneva la matita che usava per fare i conti appoggiata dietro l’orecchio destro.
Indossava un camice color cachi sempre pulito, stirato ed inamidato. A volte in negozio c’era anche la moglie, talmente simile a lui come modo di fare che sembrava la sorella gemella. Bionda e con gli occhi azzurri, occhi sempre sorridenti e limpidi. Fino a qualche tempo fa ogni tanto la rivedevo in giro per il paese e nonostante fosse un po’ più avanti con gli anni, gli occhi conservavano la stessa limpidezza di quando era una giovane donna.
Il negozio era tenuto in modo esemplare: gli scaffali erano ordinatissimi e la merce non mancava mai. Da lui potevi trovare di tutto: caffè impacchettato e sfuso (da macinare oppure macinato al momento), pasta di tutti i formati (sfusa e confezionata), detersivi, caramelle, vino,birra,accessori per la casa, scope, palette …una festa per gli occhi.
Mi incantava la fase di impacchettamento dei prodotti nella carta straccia: con l’abilità di un mago il sig. Zorzoli trasformava un foglio di carta informe in un involucro ben chiuso e sicuro. A volte con le mie amiche giocavo “al negozio” e cercavo di imitare il suo stile ma era una partita persa, non ci sono mai riuscita. Mi venivano fuori pacchetti informi e morbidi dai quali fuoriusciva sempre il contenuto.
La mia famiglia, come molte altre, aveva il conto aperto in quell’esercizio. Era normale far “segnare” e poi quando mio papà prendeva lo stipendio alla fine del mese mia madre passava e saldava.
Anche la drogheria Zorzoli ha chiuso, quando me ne accorsi fu molto triste passare di lì e vedere la serranda abbassata. Tra le due vetrine rimase per un po’ lo specchio con su scritto”Caramelle Ferrando”. Da bambina, guardavo le persone che gli passavano davanti e scommettevo su quante si sarebbero voltate per ammirare la propria immagine riflessa. Ci passavo il tempo con quel gioco, ridendo, perché nessuno resisteva alla tentazione di rimirarsi. Ora al posto della vecchia drogheria c’è un palazzo nuovo di pacca, più bello forse , sicuramente più moderno ma un altro pezzo di storia della vecchia Serravalle è andato perso.

Appena dopo c’era via del Ponte, e lì sulla strada che guarda Via Roma, il panificio Rava. Vi lavorava la famiglia al completo: Gino il patriarca, Lea la moglie e i due figli Italo e Angelo.
Il negozio era sempre pieno di gente perché producevano pane e focacce buonissimi. Il vecchio Rava addirittura inventava nuovi tipi di pane , introvabili in altre panetterie; ad esempio quando creò il “pane 2000” era necessario prenotarlo per tempo se non si voleva rimanere senza. I figli aiutavano nelle varie fasi ed erano incaricati delle consegne ai negozi che non avevano il forno.

Le consegne venivano fatte in bicicletta , una bici particolare con un portapacchi dietro e uno davanti. Era una bici “Baloncino” avuta in premio per acquisto di lievito, strutto e altri articoli per forno. Venti chili di bici, più due ceste piene! Sarà stata sicuramente una faticaccia quel lavoro alle cinque di mattina! E in estate, in inverno e in tutte le stagioni; col sole, la pioggia o la nebbia, con la strada gelata o coperta di neve. Ma Angelo mi raccontava che la faceva sempre fischiettando e in allegria. Aveva dodici anni quando cominciò. Potere della gioventù e di come eravamo allora. Non gli sarebbe mai venuto in mente di lamentarsi, il lavoro era lavoro e si doveva fare, tanto valeva prenderla così. Non c’era stress e se passando vedeva ragazzi giocare a pallone si fermava anche lui a dare due calci.
La panetteria esiste ancora adesso, non è più in via del ponte e nemmeno a Serravalle perchè si è trasferita a Vignole Borbera ma Italo continua a sfornare le sue meravigliose focacce ed il suo magnifico pane coadiuvato dalla moglie e dalle figlie Valeria e Cecilia.
Angelo cambiò professione e da fornaio divenne cuoco infatti gestì una gastronomia in Viale Martiri e ci deliziò con le sue specialità per molto tempo.

Oggi la gastronomia è gestita da altre persone, Angelo ci ha lasciato per sempre qualche anno fa ma il suo sorriso e la sua voglia di scherzare li ricordiamo tutti.

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