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I Luigini e la politica. 1911

Il 1911 è un anno particolare della storia italiana. Giovanni Giolitti riesce a tornare al governo con la proposta di un suffragio universale maschile che il Partito Socialista vede con favore. Tuttavia Giolitti è pressato dalla destra conservatrice per quanto riguarda la Guerra alla Libia. A settembre vi è la sciopero generale contro l’ “impresa libica”. Il successivo XII congresso socialista a Modena, nel quale prevale un ordine del giorno Treves di condanna alla guerra, sancisce il passaggio all’opposizione del governo Giolitti. L’articolo che ci propone Il giornale cattolico il Popolo fotografa come anche nei piccoli comuni la polarizzazione politica fosse molto forte e quanto fosse difficile il compito di Giolitti nel barcamenarsi fra due mondi di intendere la vita sostanzialmente differenti.

Che l’umore della classe politica serravallese fosse orientato a favore dei conservatori ce lo conferma l’articolo comparso su il Popolo nel marzo 1912.

Ma torniamo all’anno precedente, quando l’avvocato Carlo Baravalle tenne un’animata conferenza sull’anticlericalismo. L’articolo, sempre de Il Popolo, è del 16 aprile 1911.

Invitato dalla Direzione del Circolo, S. Stefano, il simpatico avv. Carlo Baravalle, venne per la seconda volta fra noi a tenere una conferenza sul tema ≪ L’ anticlericalismo ≫. La conferenza fu tenuta nel Salone de’Luigini. Non fu pubblica, perché si era tutti stufi del contegno villano dell’ elemento socialista forestiero. Ai principali capi del socialismo nostrano fu fatto invito a intervenire e qualcuno intervenne di fatto. Il salone e la loggetta erano pieni zeppi. Presentato bellamente dal Presidente del Circolo, Luigi Rolandino, l’avv. Baravalle esordì ricacciando vivamente in gola allo sfrontato Sartoris due stupide affermazioni  calunniose. Venendo poi all’argomento, disse dapprima dell’ origine del socialismo moderno, come fu concepito da Carlo Marx, di fronte al quale Mons. Ketteler, Vescovo di Magonza pose subito, bella di giovinezza eterna, la ≪ Democrazia cristiana ≫. Secondo Carlo Marx, il socialismo doveva essere necessariamente catastrofico, condurre, cioè, per mezzo della lotta di classe, alla distruzione di ogni proprietà privata e di tutto il presente ordine di cose facendo unico proprietario lo Stato collettivista. Principio informatore di siffatto socialismo il materialismo storico. Con tali caratteri di sovversivismo entrò il socialismo in Italia, e tutti ricordiamo come per più anni  il Primo Maggio socialista fu giornata di rivoluzione e di sangue ; ricordiamo i fatti di Sicilia e i moti della Lunigiana, negli anni 1893, 1894, e altri disordini più o meno seri in altre parti del regno, sino allo stato d’ assedio di Milano nel 1898. Ma il sole dell’avvenire tardava a spuntare in tutta la sua pienezza ; e gli ascritti al partito non sapevano differire più oltre l’attuazione del programma materialistico: mangiamo e beviamo, poi…., quel che sarà, sarà. E allora si videro o farsi socialisti addirittura o allearsi con essi, dei capitalisti più o meno sfondolati, conti, marchesi, duchi e principotti. Si accomunava il vincolo massonico, con l’odio al prete e la guerra alla Chiesa e alla Religione. Allora avvocati senza clienti, medici senza ammalati, studenti bocciati, preti spretati, frati a cui pesava il voto di castità, farabutti d’ogni specie si fecero propagandisti di anticlericalismo; e questo divenne il facile diversivo e il trastullo per impedire al popolo di vedere e constatare la bancarotta del socialismo. Il quale oggigiorno in Italia ridotto a tale stato da far dire al Giolitti, che Carlo Marx è relegato in soffitta. Oh! Povero socialismo anticlericale! Noi ne facciamo le grasse risa; e intensifichiamo l’opera nostra a pro del popolo nella propaganda della Democrazia cristiana. Questa vuole non la distruzione, ma un più ragionevole e più equo ordinamento delle proprietà; non la lotta, ma la collaborazione di classe; non il materialistico soddisfacimento della passione ma l’elevazione dell’uomo verso il principio assoluto e il culmine di ogni verità, d’ogni bontà ed ogni bellezza, che e Iddio.  La conferenza brillantissima, che già era stata più volte applaudita ne suoi punti più salienti, fu infine salutata da un subisso di ovazioni e di evviva al simpaticissimo e instancabile oratore.

Ma torniamo all’anno precedente

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Riccardo Lera

"Io nella vita ho fatto tutto, o meglio un poco di tutto" (Uomo e galantuomo di Eduardo De Filippo) Pediatra, scrittore per diletto, dal 2002 al 2012 assessore alla cultura di Serravalle Scrivia; ex scadente giocatore, poi allenatore e ora presidente del Basket Club Serravalle.

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