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LA PASTASCIUTTA CON QUEL CHE CAPITA

Mi piace proprio far ‘sta pastasciutta
secondo la ricetta ch’ho inventato
avendo in frigo solo roba brutta.
Un aglio vecchio ho prima ben tritato
con due cipolle ed un peperoncino:
questo trito nell’olio ho poi versato
per farlo sfriciolare per benino
assieme ad un pezzetto di brasato
retaggio del mio ultimo spuntino.
Sei pomodori mosci ho ben lavato
a spicchi l’ho tagliati indi l’ho messi
a rosseggiar quel sugo svaporato.
Intanto ho cotto, come fanno i fessi
gli spaghetti spezzati in acqua poca,
cosa proibita in tutti quei congressi
dove la pasta a cuocere, la cuoca,
mette in tant’acqua ad evitar lo strazio
dell’amido che fa la voce roca,
e mai non spezza o pagherebbe il dazio
dell’ignorante al cuoco giudicante.
Insomma sono un cuoco alla Tafazio.
In ogni modo quella pasta al dente,
scolata bene e posta nel sughetto
l’ho ben condita nella mia aderente
padella che bruciacchia lo spaghetto:
voi non ci crederete ma quel gusto
m’è parso come un calcio con l’effetto
che passa tra le mani e coglie il busto
del portiere che salva dal rigore
dall’arbitro assegnato in modo ingiusto.

BC 25 agosto 2015

Benito Ciarlo

Calabrese di Montalto Uffugo (CS), dov'è nato nel 1950. Vive a Serravalle Scrivia (AL) dal 1968.