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Il mare non bagna Serravalle

Il mare non bagna Serravalle. Ma le rotte non sono solo quelle delle navi, ci sono anche quelle del caso e delle storie, e, se la marea lambisce le spiagge, a volte un segno labile giunge a toccare il presente. Siamo in una grande villa, un tempo isolata, oggi nei pressi della galassia outlet.

La Rosa dei Venti, oggi (foto di Lorenzo Punta)

Molti la conoscono come “La rosa dei venti”, ma non so se chi le impartí questo nome ne conosceva il passato dal sapore salmastro e carico di ricordi avventurosi. La vicenda che desidero raccontarvi risale al 1910, anno in cui viene lasciato segno tangibile della presenza e dell’amicizia di due uomini diversi, entrambi con profonde storie di vento e onde. La casa apparteneva a Luigi Oneto, industriale tra saponifici e oli e Sampierdarena, ma con una sfrenata fascinazione per la navigazione da diporto, la cantieristica, il disegno e la progettazione d’imbarcazioni. Tale passione si era tradotta nell’apertura di una seconda impresa, così che al sapone “resinoso”, già importato in mezzo mondo, si aggiunse la creazione di yacht. Potrebbe qui seguire un elenco di nomi evocativi scelti per i vari, ma due sono quelli che più ci interessano, perché segnano l’ingresso in scena del secondo, romanzesco personaggio di questa storia. “Violante” (1875) è un’imbarcazione dallo spirito avventuroso: la stiva ha conformazione destinata ad accogliere risultati di esplorazioni scientifiche e reperti esotici. Il “Corsaro” (1882) naviga nella sfida: in vista dei 400 anni dal viaggio di Cristoforo Colombo, ne ripercorrerà la rotta. Il committente è uno solo in entrambi i casi, il già famoso Comandante Enrico D’Albertis.

Il Comandante Enrico d’Albertis davanti alla villa nel 1910 (Archivio Castello d’Albertis)

Marinaio nell’animo, da militare aveva combattuto a Lissa, con flotta mercantile viaggiato in lungo e in largo: ma ancor non bastava per appagare la sua ribollente sete di vele e nuove scoperte.
Un personaggio, d’Albertis, che sarebbe piaciuto a Jules Verne, e un po’ anche a Dumas, e la cui componente eclettica, al limite del fantasioso, lo rendeva creatore di Wunderkammer, in qualche misura affine al povero Salgari che viaggiava solo con l’immaginazione, confinato a un tavolo da lavoro: e poi doveva rappresentare un ospite ambito, a tavola e nei salotti, tra un viaggio e l’altro, per i suoi inesauribili aneddoti. A parlare era il navigatore che va alle Azzorre o fino a San Salvador, ma anche l’amante delle scalate che affronta vette da vero alpinista; lo sportivo inarrestabile e curioso, capace di andare a piedi da Genova a Nizza, e in bicicletta da Genova a Torino, a tempo di record; colui il quale, tra sfida e ricerca, si avventura nuotando nottetempo, con una candela in bocca, nelle grotte di Capraia per avvistare foche. Nel suo bagaglio stavano resoconti di spedizioni archeologiche in Egitto e i più assortiti mezzi, cammello incluso, per compiere tre volte il giro del mondo. E, D’Albertis, faceva sussultare, fra i progetti per il suo imaginifico maniero genovese e la serietà dei suoi studi su Cristoforo Colombo, qualche cuore di dama contro il corsetto, spiegando, ad esempio, come dovette allontanarsi in fretta dalle Isole Marchesi, poiché si rese conto che la seducente e da lui ammaliata regina, il cui corpo era interamente coperto di tatuaggi, aveva un piccolo difetto: praticava l’antropofagia e si era già mangiata un marito…
Il comandante e l’industriale innamorato delle vele divennero un binomio destinato a entrare in tante storie di mare, che li vedrà fondatori dello Yacht Club nel capoluogo ligure e promotori dell’allora nuova moda delle regate.

La meridiana oggi (Foto di Lorenzo Punta)


Nel 1910, non più giovani, eccoli a Serravalle, nella villa buen retiro di Oneto, con ancora, però, un progetto da attuare. Il capitano ha una passione ulteriore, quella per le meridiane, che realizza dai piedi delle Alpi alla Libia, da Trieste alle ville dei suoi amici. Edmondo De Amicis lo ha soprannominato “girovago pintor di meridiane”, e a moltissime conferisce con l’epigrafe la capacità di “parlare”, una frase con cui la stessa meridiana sembra raccontare la sua storia.

La meridiana nel 1910 (Archivio Castello d’Albertis)


Per il suo amico Luigi, il capitano crea un orologio solare che racconta di come, a Serravalle, sta tra i boschi frondosi e le aure soavi, perché a volerlo è stato un costruttore “di lusorie invitte navi”, l’imprenditore che conosceva l’industria ma sentiva il fascino da sogno del viaggio a vela.
Oneto morirà ottantenne, proprio nella sua villa di Serravalle, allora chiamata Remondina, nel mese di agosto del 1923. D’Albertis, nato nel 1846, se ne andrà nel 1932: oggi il suo castello di Montegalletto, lasciato in eredità al Comune di Genova, è il Museo delle Culture del Mondo, dove ammirare i suoi tanti oggetti raccolti in innumerevoli paesi, stanze d’ispirazione antica, esotica o navale, e lo studio dove progettava le meridiane. Dalla loggia, la statua di Colombo ragazzino scolpita da Giulio Monteverde scruta il mare senza sosta.

Luigi Oneto con un nipote in occasione della posa della meridiana (Archivio Castello d’Albertis)