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FORNI, Pietro

Pietro Forni (Serravalle Scrivia, 1851 / Intra – Verbania, 14 marzo 1927).

Geometra, progettista civile, costruttore, banchiere, politico, filantropo e benefattore, Cavaliere al merito del Regno.

Originario di Serravalle Scrivia, Pietro Forni, nacque il nel 1851, da Andrea Forni e Marianna Pavia. Nel 1870 si trasferì ad Intra, rinomata località turistica ed operoso centro del Verbano, oggi parte del Comune di Verbania. Qui, godendo di particolare stima e popolarità, lavorò e visse con la moglie, Luisa Aliprandi (1846-1929), commerciante intrese. Conseguito il diploma di geometra, Pietro Forni, si dedicò con profitto alla professione e figura nell’elenco dei geometri novaresi pubblicato per l’anno 1889: con studio in Intra, come risulta dall’Annuario d’Italia – Amministrativo e Commerciale. Progettista stimato in ambito civile, operò in diversi settori: edile, stradale, infrastrutturale. Forni fu anche persona partecipe della vita sociale ed economica del territorio del Verbano. Nel 1889 il geometra serravallese figura tra gli azionisti della costituenda Banca Popolare di Pallanza – Società anonima per azioni. Nel 1901 fu membro del Comitato Ferroviario Crusinallo – Feriolo – Intra, che si curava della linea di collegamento con l’importante ferrovia del Sempione. Amante della montagna, fu attivo socio del Club Alpino Italianosezione del Verbano. Si distinse anche come benefattore della comunità verbanese, attività condivisa con la consorte. Nel 1906, Pietro Forni fu designato come membro del primo Consiglio di Amministrazione del Ricovero di Mendicità Maurizio Muller di Intra (oggi ancora esistente come omonima casa di riposo, istituita allo «[] scopo di accogliere, vestire, mantenere ed assister i poveri d’ambo i sessi dei Comuni d’Intra, Trobaso e Cambiasca, specialmente in età avanzata, impotenti a procacciarsi, con lavoro proficuo, i mezzi di sussistenza, e privi di parenti obbligati al loro mantenimento […]» come si evince dallo Statuto dell’ente). Nel 1909, il tecnico serravallese, fu membro della Commissione nominata dalla Giunta Esecutiva del Comitato Ferroviario per esaminare il progetto tecnico e finanziario presentati dal Comitato Svizzero per la Ferrovia Locarno – Fondotoce” [Fonte, Rivista Mensile Illustrata Verbania, del 31/01/1909). L’opera rimase però sulla carta: ambiziosamente prospettava la costruzione di una strada ferrata di collegamento con la Svizzera, lungo la sponda ovest del Lago Maggiore, nella prospettiva di una strada ferrata tra il porto di Genova e la Svizzera, tra il Mediterraneo e l’Europa centrale.

Nel 1910, la stampa locale, La Vedetta, nell’edizione del 9 marzo 1910, testimonia anche dell’attività politica di Pietro Forni, nel consesso del Consiglio Comunale di Intra, tra i cui scranni sedette a lungo – ricoprendo anche la carica di Assessore Comunale – riferendo di un suo importante intervento, in materia di viabilità cittadina: «[] Il cav. Forni espose al Consiglio le continue lagnanze della cittadinanza per lo stato davvero indecoroso della strada Nazionale nel tratto che passa davanti alla nostra città. Il Sindaco non potè che associarsi alle giuste lamentele del cav. Forni, dicendo d’avere in tutti i modi e in tutte le forme, protestato presso la Prefettura, non bastando a giustificare un così vergognoso abbandono neppure il fallimento dell’impresa assuntrice della manutenzione […] Il cav. Forni elogiò il Sindaco per la grande solerzia delle sue pratiche e si dimostrò convinto che fosse necessario ricorrere a radicali provvedimenti, se si volevano togliere i deplorati inconvenienti […] il cav. Forni crede necessario si faccia un progetto per render di nuovo concava la strada, provvedendo a selciarla di sana pianta […] Il cav. Forni […] allo scopo di veder ben accolta la sua proposta, si dichiara pronto a studiare lui stesso gratuitamente il progetto tecnico. Il Sindaco e l’intero Consiglio lodano la generosa offerta del cav. Forni, e accettano di buon grado […]».

A dar lustro all’opera del tecnico Forni a beneficio della Comunità di Intra fu soprattutto il suo impegno per l’ideazione di un’altra opera pubblica cittadina, che il periodico verbanese La Vedetta, del 26/09/1911, così descrisse: «[…] Il più grande porto lacuale d’Italia dell’epoca. Il nuovo grandioso porto d’Intra […]», il cui progetto primigenio, pensato e firmato dal professionista serravallese, fu oggetto di trattazione nel corso del Congresso Nazionale per la Navigazione Interna, all’epoca in svolgimento a Torino. Si legge nell’articolo: «[…] quivi gli illustri convenuti faranno le loro dissertazioni erudite, quivi esporranno oramai compiutamente i loro vari progetti che dovranno segnare le nuove liquide vie d’Italia, la nuova rete acquea che gioverà all’agricoltura od ai commerci […]Uno dei prescelti luoghi di studio […] è la nostra città (Intra ndr.) […] Questo porto nuovo è il silenzioso monumento che Intra sta per costruire, come per dar la misura della propria attività commerciale, come per dimotrarsi degna d’essere chiamata la prima città del lago Maggiore. Sul principio del 1907 dal Ministero dei Lavori Pubblici venne presentato alla Camera un progetto di legge per dar modo di provvedere di importanti opere i porti marittimi di I classe e quegli altri di II classe, ch’erano amministrati dallo Stato. Si offriva così l’occasione favorevolissima perché Intra, fornita d’un porto amministrato dallo Stato, venisse a partecipare al solleticante convito di parecchi milioni d’opere pubbliche. Il geom. Pietro Forni considerò la convenienza e l’urgenza della cosa, ma rilevando che il porto odierno non sarebbe stato suscettibile di miglioramenti e d’ampliamenti notevoli, nè sufficiente ai bisogni sempre crescenti del commercio e della navigazione, si pose a studiare la possibilità di costruire un porto «ex novo» e dopo aver trovata la zona adatta fra il palazzo Parini, il greto del [fiume]San Bernardino ed il lago, formulò di sua iniziativa il progetto di massima del grandioso porto, che presentò al Consiglio Comunale nella seduta del 12 aprile 1907, facendone generoso ed encomiabilissimo dono alla città. Tale bella opera venne accolta con le espressioni più grate dal Consiglio Comunale, che apprezzò degnamente gli studii, le fatiche e le ricerche del Cav. Uff. Pietro Forni. E la dimostrazione affettuosa riuscì tanto più simpatica e significativa perchè dedicata ad un progetto spontaneamente nato e svolto nella mente d’un cittadino, mosso soltanto dall’amore della sua terra, d’elezione. Come il progetto Forni ebbe ottenuto l’unanime voto d’approvazione del Comune dì Intra, fu tosto trasmesso alla Regia Prefettura a corredo della domanda per ottenere il contributo dello Stato […]

Sempre dalle pagine de “La Vedetta“, pubblicato il 19 marzo 1915 si legge: «[…] Sulla fine del 1908 l’Ufficio provinciale del Genio Civile per incarico del Ministero diede mano alle linee esecutive nei limiti idei piano regolatore secondo il progetto di massima. Il Genio […]non ha mai fretta […] I postulati del comune di Intra toccavano il mezzo milione, il sussidio arrivava solo a 350 mila lire; è vero che il Ministero poteva arrotondare l’assegno; ma il divario era […]rispettabile […] Serbando sostanzialmente il progetto Forni, si trovò il modo di rabberciarne il costo in […]383.500 lire. Tale disegno esecutivo riuscì ad essere approvato dal Consiglio Superiore dei LL.PP, solo il 15 ottobre 1912 […]Si era in porto? Quasi. Bisognava ancora commuovere il Mistero del Tesoro perché allargasse i cordoni della borsa». Dagli Annali dei Lavori Pubblici, dal fascicolo II, del 1925, si evince che l’originario progetto firmato da Forni venne tuttavia rivisto dall’Ingegnere del Genio Civile di Novara, che fu anche il direttore dei lavori: un’opera ambiziosa che visse tuttavia ulteriori vicissitudini. L’ardita infrastruttura pensata da Forni, venne infine inaugurata nel 1928, ma purtroppo il brillante tecnico serravallese non ebbe l’opportunità di vedere compiuta la sua opera. Morì infatti nel 1927. Il porto verbanese, nelle caratteristiche da Lui progettate, rimase in servizio fino al 1980, quando venne ampliato di circa il 30% rispetto alla precedente estensione e portato a capacità di ormeggio per natanti fino a 1350 tonnellate di stazza, con la modifica anche dell’originaria geometria, da rettangolare con imboccatura inclinata, a forma cd. “atipica”.

Il 15 marzo 1927, Pietro Forni morì, lasciando la moglie (che gli sopravvisse soli tre anni). Questo uno stralcio del suo necrologio, pubblicato il 16 marzo da La Gazzetta del lago: «[…] Ieri martedì, alle ore 15, cristianamente e serenamente spirava il Geom. Cav. Uff. Pietro Forni che la vita operosa chiudeva con benefiche disposizioni a favore dei poveri della sua natia Serravalle Scrivia e di Intra, sua patria di adozione […].» Nello stesso anno il natio Comune di Serravalle Scrivia, in memoria dell’illustre concittadino, modificò la denominazione della storica Via Lastrico, in Via Pietro Forni, con la seguente motivazione fatta propria del Consiglio Comunale cittadino: «[…] Serravallese che ideò, progettò […] l’importante porto del Lago Maggiore ed erogò a favore della beneficienza locale Lire 100.000 […]» Nel primo dopoguerra del secondo conflitto mondiale, venne proposto di mutare denominazione ad alcune strade del paese, tra le quali la stessa Via Forni, intitolandole ai nomi dei giovani serravallesi caduti nel rastrellamento della Benedicta. La proposta, tuttavia, non venne accolta dagli Amministratori Comunali dell’epoca, che preferirono celebrare il ricordo delle vittime della strage nazifascista in forma collettiva deliberando per l’intitolazione dell’allora Viale Guglielmo Marconi in Viale Martiri della Benedicta.

Infatti Pietro Forni non fu solo uomo d’ingegno, ma anche persona munifica e generosa. Egli provvide alla costituzione postuma di un’opera pia che portasse il nome della sua famiglia, un ente benefico il cui Statuto, datato 24 agosto 1928, venne approvato nel medesimo anno dal Comune di Serravalle. Della fondazione si fa menzione negli atti della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulla miseria in Italia e sui mezzi per combatterla (1951 – 1954). L’Opera Pia Forni fu fondata mediante un lascito disposto dal Cavalier Pietro Forni, con testamento olografo datato 1 aprile 1919, in memoria del padre dell’illustre serravallese ed in ricordo dei suoi cari. Oggetto dell’attività dell’Opera fu prioritariamente quello di erogare sussidi in natura ai poveri. Venne eretta ad ente morale con Regio Decreto del 25 settembre 1928. Amministrazione e gestione dell’Opera furono mantenute autonome e separate rispetto alla Congregazione di Carità, altra importante realtà assistenziale cittadina. Dal 1929 al 1937 l’Opera Forni condivise con la Congregazione l’amministrazione del locale Ospedale San Giuliano. (Antonella Artom, in Fondo archivistico dell’Ospedale San Giuliano di Serravalle Scrivia, Asl 22, Novi Ligure, Ovada, Acqui Terme).

Così si legge nel necrologio della vedova Forni, Luisa Aliprandi, pubblicato sulla stampa locale verbanese: «[…]Alla sua morte […] Luisa Aliprandi volle munificamente ricordarsi [di Serravalle] nelle sue ultime volontà, consacrando oltre un quarto di milione alla beneficenza. Lascia infatti 100 mila lire all’Ospedale, un terreno di ugual valore per la costruzione del ricovero dei vecchi ed altri legati numerosissimi. La benefica Signora era vedova in seconde nozze del compianto […] Pietro Forni, benemerito cittadino […]I munifici lasciti della Signora Luisa Forni sono particolarmente intesi a far omaggio alla memoria benedetta del marito […].»


Immagine in evidenza: Intra nel primo decennio del Novecento. Foto di Bruno Suna, tratto dal sito web https://archiviodelverbanocusioossola.com/tag/verbania-antiche-immagini/


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