Ministri di CultoSacerdoti - Parroci

Monsignor Pasqualino Piccinini

Il 10 luglio scorso, è tornato alla casa del Padre – lui avrebbe detto di sicuro così – Don Lino Piccinini, parroco di Arquata Scrivia.

Io, che abito a Montespineto, sono un po’ diviso tra le tre Parrocchie che stanno ai piedi del colle: Serravalle Scrivia, che è quella di riferimento ufficiale, Stazzano, la più vicina, e Arquata Scrivia. Quando mi capitava – abbastanza spesso – di andare a messa ad Arquata, restavo regolarmente sorpreso dalla immediatezza e dalla chiara (ma non banale) semplicità delle omelie del Parroco, Don Lino Piccinini. Anzi – dovrei dire – Monsignore, per quanto, pur essendone giustamente orgoglioso, era piuttosto schivo nell’utilizzare quel titolo, ampiamente meritato. Aveva la capacità di affrontare anche passaggi complessi ed oscuri, attraverso riferimenti brevi ma efficaci al contesto storico e sociale dei brani delle scritture, che lasciavano intravvedere la sua profonda conoscenza dei testi sacri, ed efficaci connessioni alle nostre quotidianità. La cosa più efficace del suo argomentare era il saper trasmettere la sua personale adesione nella fede a ciò che andava dicendo: senza porsi su un piano diverso da noi che lo stavamo ascoltando, anzi sempre chiarendo che lui era con noi, fragile e bisognoso d’aiuto come noi.

Uno dei suoi assidui collaboratori, il Prof. Raffaele Bonaventura, ha scritto il 3 settembre 2022, nella ricorrenza del 50° dell’ordinazione sacerdotale di Don Lino (coincidente con il 25° anniversario della sua nomina a Parroco di Arquata Scrivia) un articolo da pubblicare su La Torre, periodico parrocchiale.

Accanto a questo, un ricordo di un’altra sua parrocchiana e collaboratrice, la Prof.sa Maura Pernigotti.

Li riporto qui di seguito. Contengono – mi pare – come meglio non si può la devozione e la gratitudine dei suoi parrocchiani per questo sacerdote che è stato un punto di riferimento, certamente per la sua Parrocchia, ma anche, ne sono convinto per il nostro territorio.

Per il 50° di sacerdozio e i 25 anni di ministero sacerdotale tra noi. Auguri di cuore, don Lino!

Eccellenza[1], siamo veramente lieti che Lei, con la sua presenza, sia qui con noi e tra noi a festeggiare il 50° di giubileo sacerdotale e i 25 anni di guida e pastore di don Lino ad Arquata.

Ricordare i primi 50 anni di ordinazione sacerdotale è occasione per rendere grazie a Dio dei doni ricevuti e per rimettere nelle sue mani la nostra fragile esistenza.
Il 3 settembre del 1972, per le mani di Mons. Giovanni Canestri, nella chiesa parrocchiale  di Paderna, don Pasqualino Piccinini (don Lino),  veniva ordinato sacerdote e il 16  marzo del 1997 veniva destinato ad essere nostra guida spirituale nella parrocchia di Arquata.
Attraverso queste righe, a nome delle diverse componenti della nostra comunità  arquatese e delle comunità  limitrofe che ha l’incarico di amministrare,  desidero esprimere i più fervidi auguri a don Lino,  e assicurargli, ancora una volta, il nostro affetto e la nostra profonda gratitudine per il servizio che sta svolgendo in mezzo a noi, e  sentiamo il bisogno  di fare festa innalzando preghiere affinché il Signore, che ci ha messo  accanto don Lino, continui a sostenerlo con la sua grazia e il suo stesso amore.
Di questi 50 anni, forse conosciamo poco dei primi 25,  trascorsi  in diocesi  con i vari servizi che gli sono stati affidati (vice parroco, parroco, assistente  di AC, professore di IRC nelle scuole,  collaboratore del giornale diocesano “ Il Popolo” ecc.); certamente conosciamo bene gli ultimi 25 anni, quelli trascorsi in mezzo a noi come guida e pastore.
Da subito ci ha fatto spazio nella sua vita attraverso un rapporto  umano,  esprimendo sempre il pensiero che in ciascuno di noi c’è del buono e  bisogna farlo emergere.
Il sacerdozio di don Lino per 25 anni  in mezzo a noi è stato esplicitato da tante parole, discorsi, appelli accorati, lettere…sul bollettino de La Torre,  ma è stato accompagnato, soprattutto, da gesti molto significativi,  azioni semplici  che ci hanno fatto percepire chiaramente la sua voglia di rendere presente Cristo, che sa stare accanto all’uomo, che accoglie tutti e che cammina in mezzo alla sua gente. Il sacerdozio di don Lino ci ha sempre parlato con la grammatica del servizio, quasi a indicare che nessun’altra categoria riesce a esprimere meglio la grandezza e il mistero della vita sacerdotale, anche con il titolo di monsignore.  Lo abbiamo sentito e lo sentiamo come nostro compagno di viaggio che, come si dicono gli sposi il giorno del matrimonio, “è fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia”   Ha amministrato con scrupolo, oculatezza e in modo vigile la chiesa parrocchiale e la chiesetta di Sant’Antonio,  facendo loro  riacquistare    l’antico splendore unitamente all’attenzione  che ha avuto per “Casa Balbi” e l’Oratorio san Giovanni Bosco.
L’ anniversario importante del 50° di ordinazione e dei 25 anni tra noi, non è l’occasione di un bilancio; nessuno può abbozzarlo e non voglio cadere in questa trappola. È, semmai, l’occasione per dire” grazie”.    Ed è quello che vogliamo fare tutti insieme.  Un ” grazie” che  si fa preghiera a Dio che ha chiamato alla vita sacerdotale don Lino, gli ha messo nel cuore questo germe misterioso e lo ha guidato fino ad Arquata, fino ai nostri giorni; ma è  anche l’occasione di dire “grazie” a don Lino per il sacerdote che è stato e che è; perché ha risposto a Dio e ogni giorno gli rinnova la disponibilità  per compiere la sua volontà ;  per l’impegno generoso che mette in quello che fa a servizio della nostra Chiesa parrocchiale e della Chiesa diocesana.  Insomma, un grande “grazie”, don Lino, perché è con noi!
Anche se lo sappiamo che non è facile… e le siamo grati perché in tante occasioni non ci ha nascosto le sue stanchezze e le sue sofferenze; però sappiamo che il suo cuore sacerdotale sa andare oltre ogni ostacolo e non si stanca di raccontare che Dio è “amore senza misura”. In qualche occasione, sempre con tanta sincerità e schiettezza ci ha detto: ”non sono bravo in molte cose, ma vi posso assicurare che in quello che faccio ci metto il cuore”.
Il nostro augurio è quello di figli che guardano al proprio padre e vedono i segni del tempo che passa e di tante fatiche sopportate per la famiglia.   A questo padre, a Lei don Lino, auguriamo di continuare a mettere cuore in quello che fa, di continuare a farci crescere perché ne abbiamo di bisogno, di continuare a lottare per noi e insieme a noi, di continuare a dirci che essere sacerdote è una bella avventura.
Don Lino, Grazie!  Un abbraccio da parte di tutti noi!  Auguri di cuore!

Raffaele Bonaventura


[1] L’indirizzo di saluto è per il Vescovo, Guido Marini, che era presente.

Su don Lino io posso parlare solo di una piccola parte delle sue molteplici attività e delle sue doti umane e religiose; posso raccontare le mie esperienze di vita parrocchiale, condivise con altre persone, sotto la sua guida.

Ci conoscemmo tanti anni fa nella Sala Professori del Liceo Classico “Andrea Doria” di Novi Ligure, entrambi giovani insegnanti, e lì mi capitava di incontrarlo, durante le cosiddette “ore buche”, mentre discuteva con altri colleghi, dimostrando una vasta cultura e una grande apertura mentale, che gli consentivano una capacità di dialogo con tutti. Nei confronti degli alunni era molto comprensivo e metteva in pratica quell’esperienza di ascolto maturata negli anni precedenti, come assistente diocesano e dell’Azione Cattolica Ragazzi. Durante gli anni di insegnamento era anche parroco di Carbonara Scrivia e faceva parte della redazione del giornale diocesano “Il Popolo”.

Un giorno venni a sapere che sarebbe diventato il mio parroco, perché il vescovo gli aveva proposto una nuova sede più grande: Arquata. Fu così che nel 1997 iniziò un’altra collaborazione con don Lino, in cui fu coinvolto anche mio marito Silvio, scelto da lui come medico e divenuto ben presto amico per la stima reciproca e la condivisione di obiettivi assistenziali comuni. Ricordo con nostalgia quando organizzavamo i corsi di preparazione al matrimonio per i fidanzati di Arquata e dintorni, le varie attività di approfondimento psicologico e religioso per i futuri sposi, i filmati e i relativi dibattiti volti a stimolare il dialogo nella coppia.

Purtroppo, la morte prematura di mio marito pose termine alla nostra partecipazione, ma da allora don Lino ebbe sempre parole e gesti di conforto e solidarietà per me e i miei figli, ricordando con affetto e la preghiera il suo amico “dottore”, come amava chiamarlo. Ora mi viene naturale pensare che si siano incontrati e abbracciati.

Un’altra esperienza che mi piace citare è costituita dagli incontri di catechesi mensile, per me fondamentali. Organizzati dall’azione Cattolica di Arquata, ma aperti a chiunque volesse parteciparvi, sono stati negli anni un punto di riferimento per il cammino interiore, personale e collettivo, che ha portato il gruppo ad affrontare tantissimi argomenti di fede, a porre soprattutto domande a cui tentare di dare risposte per arrivare al discernimento. Ed era qui, nelle risposte, che emergeva la solidità di fede del Pastore, che comprendeva i nostri dubbi e problemi, li condivideva in parte e ci aiutava a intravedere percorsi possibili, aprendoci sempre a nuovi orizzonti di speranza. Questi incontri, a volte accesi, erano potenti stimoli per risvegliare la consapevolezza della nostra fede.

Sempre in quest’ottica, spesso accompagnava il gruppo a Tortona, al Centro Mater Dei, per partecipare alle lezioni tenute da don Claudio Doglio, eminente biblista. Durante il viaggio di ritorno ad Arquata trapelavano i suoi interessi culturali profondi, declinati con grande sensibilità e generosità. Don Lino, infatti, continuava a studiare e ad aggiornarsi e, pur non volendo farne sfoggio perché sempre umile, gli usciva dalla bocca e dal cuore questa cultura che aveva interiorizzato e che gli veniva spontaneo condividere, come si ama condividere con gli amici la ricchezza di insegnamenti e scoperte.

Nelle omelie, preparate con accuratezza e profondità, sapeva cogliere dai testi biblici i messaggi pregnanti, contestualizzarli e attualizzarli, servendosi di un lessico semplice e preciso, perché chi lo ascoltava avesse le idee chiare e potesse tradurre in pratica tali messaggi.

Mi affiorano alla mente le parole pronunciate nella sua ultima omelia, quella di domenica 9 luglio, la vigilia della sua morte, in cui spiegava che Gesù ci invita a farci piccoli, cioè umili di cuore, consapevoli dei nostri limiti, di quanto ci sia da scoprire e da imparare, e perciò aperti e attenti alle verità che il Signore ci rivela. Don Lino si sentiva piccolo, nonostante i suoi studi continui, sempre in tensione verso l’Assoluto. Ora è nella luce di Dio e nella Verità, per cui mi viene spontaneo salutarlo, riprendendo la delicata formula di commiato dei classici, che amava tanto e che avevano permeato la sua formazione umana: “Sit tibi terra levis” (la terra ti sia leggera).

Maura Pernigotti

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