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Non mi piaceva essere chiamata la “caramellaia di Novi Ligure”

Il novese”, 26 aprile 2012 (il testo completo di questa intervista al termine dell’articolo)

Tonina Torrielli poco prima di partecipare al Festival di San Remo dell’8 – 10 marzo 1956, si fa notare vincendo il Concorso Voci Nuove. I rotocalchi e i giornali si interessano di lei. Operaia, addetta ad incartare le caramelle della Novi, ha una splendida voce che matura all’interno della Corale della fabbrica fin dal 1951, crescendo poi come solista sotto la guida del Maestro Giacomo Bottino.

Il Popolo di Novi, gennaio 1956

Ci piace riportare una sua intervista comparsa su “la Stampa” nel 2019. Sostanzialmente dalle sue risposte si comprende che la definizione di “caramellaia di Novi” non le piace per niente. Spiega che il suo lavoro non era quello di incartare le caramelle. Quanto al resto, ha ragione a dir così… per forza lei è di Serravalle!!

La Stampa “Io, la prima cantante italiana all’Eurovision ma non lo sapevo”

La cantante Tonina Torrielli nel 1956 partecipò alla prima edizione dell’Eurovisionsong contest a Lugano dopo il secondo posto al festival di Sanremo con “Amami se vuoi”

«Ho saputo dopo 60 anni di aver partecipato all’Eurofestival, grazie a Francesco Gabbani». Sorride divertita Tonina Torrielli, 84enne di Novi Ligure, quando racconta l’aneddoto in un bar di Torino, dove vive da più di cinquant’anni. Non succede tutti i giorni di passare alla storia a propria insaputa. Torrielli è stata la prima cantante italiana a partecipare all’Eurovision, il più grande concorso musicale al mondo che andrà in onda per la 63esima volta il 12 maggio in più di 40 Paesi, «È stato un bello choc. Gabbani è venuto a trovarmi nella mia casa di Torino prima di partecipare all’edizione di Kiev del 2017 con la sua “Occidentali’s Karma”. Mi ha regalato un bel mazzo di fiori, facendomi i complimenti. Fino a quel momento nessuno mi aveva parlato della mia partecipazione all’Eurofestival».

Torrielli, non si è mai chiesta cosa ci facesse nel 1956 sul palco del teatro Kursaal di Lugano con tanti cantanti stranieri?

«Macché, non dicevano mai niente a noi cantanti, figuriamoci a una ragazza di 22 anni che veniva dalla provincia e aveva partecipato al primo Sanremo solo due mesi prima. Nessuno dei dirigenti Rai e dei membri dell’orchestra aveva mai pronunciato la parola Eurovision o Eurofestival. Il salone delle feste di Lugano era pieno di persone da tutta Europa, ma consideravo quella tappa un normale concerto all’estero, come quelli che poi feci in Australia. Non sapevo nemmeno che fosse una gara. Non avevo capito la portata della cosa».

Al primo Eurofestival lei portò “Amami se vuoi”, la canzone con cui arrivò seconda al Festival di Sanremo pochi mesi prima.

«Sì, erano tutti costernati perché avrei dovuto vincere io Sanremo. Alla giuria tecnica e ai giornalisti era piaciuta da matti la mia canzone, ma il voto proveniente dalle città del centro sud Italia premiò Franca Raimondi, una cantante pugliese che aveva interpretato «Aprite le finestre», una canzone sull’arrivo della primavera. Il Festival era meno seguito nel nord Italia, per questo credo abbia vinto lei. Non le dico il putiferio dopo l’annuncio della vincitrice. I giornalisti avevano già scritto gli articoli sicuri della mia vittoria e hanno dovuto cambiare tutto in fretta e furia. Ci fu una grossa polemica e per rimediare la Rai mandò sia me che la Raimondi a questo concerto a Lugano, ma non avevo idea che fosse l’Eurovision».

Ma ora che ha scoperto di aver partecipato alla prima edizione, lo guarderà quest’anno?

«Sì, ma non tutto. Anche il festival di Sanremo riesco a vederlo solo a metà perché mi stanco e vado a dormire Lavoro sempre molto, ho una casa su in collina con giardino grande e piante di frutte, faccio marmellate, ho il mio da fare e arrivo stanca alla sera. Ma farò il tifo per Ermal Meta e Fabrizio Moro. Sono molto bravi hanno scritto una canzone impegnata, “Non mi avete fatto niente” è un titolo molto azzeccato per i tempi che corrono».

Vuole dare qualche consiglio a Meta e Moro?

«Non servono, sono bravissimi. Gli auguro solo di cantare bene e vada come vada. Anche perché adesso la lotta è spietata, ci sono tante nazioni che partecipano».

Nella seconda metà degli anni ‘60 nonostante il successo ha deciso di abbandonare la carriera di cantante, perché?

«Volevo stare vicina a mio marito, mi era appena nata una bambina. Non potevo portare in giro mia figlia in tour come fanno le cantanti di oggi, La mentalità all’epoca era diversa. Mi chiedo cosa sarebbe successo se avessi continuato. Ricevo ancora oggi le poesie e i regali dagli ammiratori. Una volta ho sentito uno in tv dire: “Ho avuto poche occasioni nella vita, ma le ho colte tutte”. Io invece di occasioni ne ho avute tantissime e le ho lasciate andare tutte. Ma va bene così. Anzi, se devo essere sincera fino in fondo non mi piace quasi nessuna delle canzoni che ho cantato».

Neanche “Amami se vuoi”?

«Non l’ho mai amata molto, era una canzoncina. Amavo molto la poesia, studiavo lirica che era tutta un’altra cosa. Cantare canzoni sdolcinate con testi tipo: «sono tua, per sempre tua tra le tue braccia», non mi andava a genio. Così come non mi piaceva essere chiamata la «caramellaia di Novi Ligure».

Non ha fatto l’operaia della Novi prima di vincere il concorso che la portò sul palco del festival di Sanremo?

«Sì, ma non incartavo mica le caramelle come hanno scritto nei giornali. Quando vinsi il concorso della Rai (fu scelta tra più di seimila aspiranti cantanti ndr) mi hanno consigliato di dire di essere un’operaia della Novi, forse per creare l’immagine dell’umile cantante venuta dalla provincia. In realtà lavoravo con un chimico dell’azienda. Preparavamo insieme le essenze e il colore per le varie produzioni». (La Stampa,  12 giugno 2019)

Riccardo Lera

"Io nella vita ho fatto tutto, o meglio un poco di tutto" (Uomo e galantuomo di Eduardo De Filippo) Pediatra, scrittore per diletto, dal 2002 al 2012 assessore alla cultura di Serravalle Scrivia; ex scadente giocatore, poi allenatore e ora presidente del Basket Club Serravalle.

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