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“L’anima nei sassi” – Il nuovo romanzo di Patrizia Ferrando

È disponibile nelle librerie da poche settimane il nuovo libro di Patrizia Ferrando, “L’anima nei sassi” edito da Epoke.
Abbiamo chiesto a Patrizia, nostra preziosa collaboratrice di raccontarci come è nata questa sua nuova fatica e quali sono i temi che si sviluppano nel corso della narrazione.
Il volume verrà presentato ad Arquata Scrivia, in Piazza Santo Bertelli, venerdì 17 maggio alle ore 18. Dialogherà con l’autrice Paolo Mazzarello.

1911, le ultime settimane di un lungo inverno si consumano in un faticoso sfumare verso la
primavera, dove uno scorcio assolato sfiorano tardive chiazze di vecchia neve. Due uomini in
completo e soprabito da città salgono, col fiato ormai un po’ corto dei non allenati, per la mulattiera
che conduce a Pessino, una manciata di case in collina nel territorio comunale di Arquata Scrivia.
Sono evidentemente forestieri, ma la loro presenza non sorprende, non suscita la stupita curiosità
che avrebbe sollevato solo pochi mesi prima. In quei giorni, infatti, l’andirivieni di persone
sconosciute, spesso eleganti, avviene costantemente. I due uomini, che si rivelano come giornalisti
di Torino, hanno le stesse intenzioni di tutti gli altri: vogliono incontrare Maria, giovanissima e
bella abitante del luogo, però lo fanno con un atteggiamento a metà fra quello riservato a una
celebrità e quello indirizzato, invece, a una persona sospetta.
Maria può senza dubbio definirsi famosa, quotidiani e periodici le dedicano articoli, studiosi seri e meno seri dibattono intorno a quello che è ormai il “suo caso” e in paese e nei dintorni non si fa che chiacchierare sul suo conto, in toni diversi. 

Maria è una fanciulla di famiglia contadina, che lavora un poco come cameriera, divenuta famosa
suo malgrado. Nell’inverno che volge al termine, nessuno ha frenato pettegolezzi e racconti su una
sedicenne intorno alla quale-si dice- volano i sassi, gli oggetti si spostano da soli, i vetri si
frantumano. In poco tempo, quella che poteva restare una stravagante storia di paese ha colmato di
curiosità e vari intenti personaggi di ogni tipo, alternando medici, studiosi più o meno sedicenti,
esperti veri e presunti, tanti cronisti, figuri in cerca di fama, autorità in cerca di quiete. Maria segna
il centro di tante domande.

Si tratta di un caso di malattia mentale, o comunque di qualcosa di scientificamente individuabile, alla ricerca sul quale si muovono per primi i medici del posto, Costante Persano di Arquata e Tito Rapallo di Serravalle? Ci sono di mezzo la magia e lo spiritismo, tanto più che si mormora di una relazione tra Maria e un ricco villeggiante più grande di lei, probabilmente dedito a pratiche oscure? Oppure va in scena un grosso imbroglio, anche se le forze dell’ordine esitano nel formulare ipotesi di reato?

Mentre le risposte latitano, la vicenda si gonfia a dismisura. Sulla scrivania del sindaco approda la lettera di un luminare della psichiatria, Enrico Morselli. Il professore, che è anche studioso della suggestione e dei fenomeni cosiddetti medianici, a Genova dirige una sua costosa clinica, dove ricovera Maria gratuitamente. Un punto di svolta, ma ancora non una soluzione: l’avventura, a tratti il calvario, di Maria per raggiungere un traguardo di riservata normalità, comprende tratti faticosi, perfino drammatici. Chi la incontra risulta talvolta mosso da bieche motivazioni, e pochissimi, tra tanti che la guardano, la vedono davvero, si chiedono quale possa essere il suo bene.

La sua vita ha le tinte lontane dell’oblio, insieme alla riconoscibilità dei piccoli mondi imprevedibili. Tragedie sfiorate, sviluppi imprevedibili, incrociarsi di tensioni: il “caso Maria P.” -per usare le parole di Morselli- si consumò in pochi, intensi mesi. Seguì uno svanire nella memoria, anche deliberatamente scelto dalla famiglia. Maria si può incontrare con una certa facilità nei documenti, ma non nella memoria comune. Provare a raccontarla in un romanzo rappresenta, insieme all’interesse per una materia singolare, il desiderio di provare ad ascoltarla, a capirla un poco, come nessun resoconto, per sua natura, può fare.

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