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Don Luigi

Secondo Marco De Brevi

Vice parroco con don Lino e poi Canonico dell’oratorio “Bianchi” sino al giorno in cui aveva deciso di diventare un insegnante di musica e di convolare a giuste nozze… nel Duomo di Tortona con tanto di benedizione del Vescovo.

Ero lo scritturale, o meglio, il “dattilografo” dell’Ufficio Presidio del LX Battaglione Corazzato di Altamura. Vittima della pignoleria del mio capo ufficio, un maresciallo che per raggiunti limiti di età era in odore di congedo, stavo battendo a macchina, per la terza volta, la stessa lettera. Ero stato costretto a farlo perché, secondo il mio “capo”, che non aveva mai dimenticato che di prima di intraprendere la carriera militare era stato un apprezzato tipografo, nella prima sul foglio non avevo centrato perfettamente il testo, mentre nella seconda mi ero azzardato a fare ben due correzioni.
Annoiato e notevolmente scocciato, avevo già trasformato in cicca la terza Super senza filtro, tentavo di rasserenarmi ricordando che il colonnello mi aveva firmato il permesso speciale che mi autorizzava a trascorrere fuori Presidio, tutta la domenica. Avrei colto l’occasione per trascorrere il pomeriggio festivo a Bari in compagnia della ragazza che mi aveva fatto conoscere un Sottotenente mio coetaneo ed ex compagno di scuola all’ITIS Volta di Alessandria. La fanciulla non era una Venere ma il profumo che usava era di gran lunga più gradevole della puzza di piedi del mio vicino di branda,
A raddrizzare una mattinata che sembrava non dovesse promettere bene ci aveva pensato l’ufficiale di picchetto. La giornata sarebbe stata una di quelle che mi avrebbe costretto a svuotare il posacenere almeno tre volte. Come ogni fine del mese avrei dovuto battere a macchina e per giunta su carta bollata, per cui non potendo fare cancellature ad ogni errore avrei dovuto ripartire da capo e ci avrei rimesso duecento lire, i soliti verbali che relazionavano i controlli che periodicamente il Tenente medico era costretto a fare sulle materie prime che usavano i cuochi in cucina e sul pane che consegnava il panettiere Di Leo. Naturalmente ogni verbale era l’esatta fotocopia del precedente, cambiava solo la data e soprattutto necessitava della firma del Medico che, essendo un ufficiale di complemento, ogni tanto cambiava.
Il giovane tenente dalla fascia azzurra, era entrato in ufficio a spron battuto e, senza nemmeno salutare il maresciallo ma sorridendomi, mi aveva gridato:

Caporale, vieni immediatamente al corpo di guardia, hai “visita parenti”. Hanno chiesto di te un Pastore protestante accompagnato dalla moglie! Vatti a cambiare ed esci pure tranquillo, ho giù pensato io a far firmare il permesso al tuo Capitano quando sono andato a cercarti in camerata.


Il mio maresciallo si era fatto rosso in volto, avrebbe voluto concedermi lui l’autorizzazione per “visita parenti” ma, anche se tutti lo chiamavano già “cavaliere”, titolo che aspettava di diritto al Maresciallo Maggiore in pensione, un tenente anche se di prima nomina rimaneva pur sempre un ufficiale e lui, nonostante i suoi trenta anni di servizio, era rimasto un semplice sottufficiale. Mentre mi stavo avviando al posto di guardia era mi era venuto spontaneo il pensare che avrei sicuramente provato una grande delusione. Riflettendo bene su ciò che mi stava succedendo, mi veniva spontaneo pensare che l’amico o il parente più vicino alla Caserma Trizio era distante più di mille chilometri e le uniche due persone di cui avevo sentito parlare spesso da papà e da sua sorella e che ricordavo dovessero essere di Lecce erano una certa Ada e suo fratello Oronzo. Lui lo avevo persino conosciuto quando ero un bambino. In viaggio di nozze era venuto a Genova e si era fermato a dormire in casa della zia a San Martino, dove io trascorrevo, durante le vacanze, i miei quindici giorni di mare .
Papà nel 1943 per motivi di lavoro era stato mandato in trasferta a Lecce dove la guerra era già finita, ed era stato ospitato dalla sorella che aveva seguito il marito finanziere che lì era stato trasferito. Istigato dalla sorellina che lo voleva vedere “sistemato”, durante un pranzo, il povero papà, disinibito da qualche bicchiere di troppo di passito, aveva fatto una dichiarazione d’amore proprio a quella Ada e si era persino lasciato uscir di bocca che l’avrebbe anche sposata. Lei subito aveva creduto che fosse sincero e non brillo e lui il giorno dopo, con uno stratagemma e con la complicità di suo cognato, era riuscito a tornarsene immediatamente a Sestri per evitare la trappola che gli avevano teso la sorella e l’amica Ada. Era fuggito nonostante sapesse che la Liguria era ancora in guerra e infatti per altri due anni aveva dovuto convivere con i bombardamenti che avevano come obiettivo i Cantieri Navali .

Da quella promessa di matrimonio fasulla al mio arrivo ad Altamura erano passati almeno ventiquattro anni per cui non era umanamente possibile che la Signora Ada fosse ancora in caccia di un Debrevi per chiedergli il risarcimento dei danni provocati da una promessa non mantenuta, Sicuramente quei due tipi che avevano chiesto di me dovevano aver sbagliato sia la città che la Caserma ed anche il nome del Carrista. Io in tutta la mia vita avevo conosciuto soltanto parroci e viceparroci cattolici e poi francamente con Martin Lutero, le sue 95 tesi e tutti i pastori della sua chiesa non avevo proprio nulla da spartire! Davanti alla sbarra abbassata del posto di guardia c’era posteggiata una spider gialla col tettuccio aperto, era una Fiat 850 che dovevo aver già visto da qualche parte. Dall’ufficio dell’ufficiale di picchetto era venuto fuori un sacerdote in clergymam accompagnato da una ragazzina con un vestitino svolazzante corto come una minigonna. Erano cinque mesi che mancavo da Serravalle, per cui l’abbraccio a Don Luigi era stato immediato e spontaneo, era come se stessi abbracciando mamma e papà e tutti gli amici della Casa del Giovane e non posso negare che la lacrimuccia era anche scesa indisturbata.
Il “ Don” mi aveva spiegato che era stato vice parroco in un paesino del Tavoliere ed aveva deciso di trascorrere le sue ferie tra i suoi ex parrocchiani .
La ragazza era la figlia di uno di quelli ed aveva frequentato il catechismo quando si doveva preparare per fare la Prima Comunione e lui era stato il suo insegnante. In quel tempo era stato ordinato sacerdote da qualche mese, lei era una bambina e naturalmente anche in Puglia era riuscito a farsi voler bene da tutti i parrocchiani. La ragazzina aveva trovato il modo di andarsi a sedere sul sedile posteriore e con me, comodamente seduto davanti, siamo partiti di gran carriera con l’intenzione di arrivare ad Andria per visitare Castel del Monte.
E’ superfluo raccontare che quella improvvisata mi aveva fatto un piacere enorme, mai più avrei supposto che don Luigi si potesse ricordare che ero a fare il servizio militare in una Caserma sperduta nelle Murge e che sentisse il desiderio di venirmi a fare un visita. Probabilmente la aveva programmata appositamente per relazionare ai miei genitori come mi aveva trovato. Gli avevano sicuramente riferito che avevo perso una ventina di chili e che mamma e papà, pur essendone felici, si stavano chiedendo come avessi fatto e qualche preoccupazione l’avevano anche manifestata. Non sto qui a raccontare le impressioni ricevute quando mi sono trovato davanti a quell’enorme ottagono che dominava il territorio circostante. Avevamo visitato minuziosamente il Castello accompagnati da una guida e poi visto che si era avvicinata l’ora del pranzo, mi aveva portato in una trattoria tipica per farmi assaggiare la verace cucina pugliese.
Purtroppo ero stato obbligato a deluderlo; io avevo ordinato il classico piatto di spaghetti al pomodoro, erano cinque mesi che a mensa mi buttavano in quella specie di vassoio pluripiatto di acciaio inossidabile una mestolata tubi rigati, variavano le lunghezze ma il sugo era sempre lo stesso, come secondo avevo scelto un polletto allo spiedo con patatine fritte. Non sono mai stato un fan della carne di pollo ma avevo dimenticato persino l’odore di quella arrosto! In caserma veniva abitualmente compresa anche nel menù della truppa oltre che in quello degli ufficiali ma… i cuochi (ex muratori o pastori che avevano fatto un corso di un mese) sapevano solo lessarla, sia quando la cuocevano nelle teglie nel forno, sia quando la infilavano nel pentolone quando decidevano di fare il brodo.

I polletti che stavano rosolandosi nello spiedo su di una brace fatta con la legna mi aveva fatto nascere la voglia di verificare se avessero avuto lo stesso sapore di quelli che la mamma comperava il martedi al mercato. Mentre stavamo mangiando mi era scappato di rivelare che la domenica successiva sarei andato a Bari a trascorrere qualche ora con una maestrina che avevo conosciuto da poco. Lui non aveva fatto commenti e però si era limitato a raccomandarmi di stare attento e di non commettere quelle stupidaggini di cui mi sarei poi pentito. La giornata che avevamo trascorso insieme era stata meravigliosa, quando mai sarei partito da Serravalle per visitare Castel del Monte?
Forse, se non fosse arrivato lui con la sua spyder gialla, quella residenza normanna avrei continuato ad ammirarla solo sulle foto dei libri di storia
Di aver commesso un’imprudenza nell’accennare alla maestrina di Bari me ne ero accorto immediatamente dopo aver letto le decine di lettere che mi erano arrivate (ne ricevevo e ne scrivevo almeno quattro al giorno) e che, tranne una sola, erano tutte impostate sullo stesso argomento. La mamma e gli zii sembrava fossero terrorizzati, probabilmente solo papà che mi conosceva molto bene, aveva capito che mi stavo divertendo ed era tranquillo.

Loro mi vedevano già vestito da contadino del Tavoliere seduto su di un carretto trainato da un mulo vagare per i campi alla ricerca di quello da arare, le amiche mi supplicavano di non far caz…te, mentre la maestrina di Bari nella sua lettera mi aveva comunicato che aveva l’intenzione di chiedere al Provveditore il trasferimento in una scuola della provincia di Alessandria. Don Luigi aveva fatto la “spia” ed forse per burla aveva anche aggiunto anche qualcosa di suo. Naturalmente per tranquillizzare tutti quanti io avevo troncato ogni contatto epistolare con la fanciulla, avevo smesso di andare a Bari e lei per fortuna non aveva ancora accennato ai famigliari di aver trovato come moroso un settentrionale che era un bravo ragazzo ma ancora in divisa e senza un lavoro.
Doveva aver capito sicuramente tutto suo fratello, Sergente di carriera in una Caserma di Bari. Una mattina era arrivato per servizio un Sergente da Bari, con una AR50. Per fortuna era entrato in caserma passando dalla porta carraia, l’Aiutante Maggiore era stato avvisato ed aveva avuto il tempo di consigliarmi di non uscire dall’ufficio nemmeno per andare in mensa. Era stata una precauzione necessaria o quel Sergente non aveva nulla a che fare con la mia tresca amorosa?
Posso assicurare chiunque che in quello che ho scritto non c’è nulla di inventato, le cose sono andate proprio così.


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