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OLIVIERI, Pietro

Pietro Olivieri (di Antonio Olivieri e Rosa Ghiglione / Serravalle Scrivia, 10 gennaio 1920 / Russia, 31 gennaio 1943)

Operaio, Caporale Autiere, deceduto i prigionia durante la Campagna di Russia.

Pietro Olivieri, figlio di Antonio Olivieri, contadino e di Rosa Ghiglione, casalinga, nacque il 10 gennaio 1920, a Serravalle Scrivia. Nel 1939 emigrò a Corsico, nel Milanese. Durante la guerra servì con il grado di Caporale, come Autiere del 201° Autoreparto, inquadrato nella Divisione “Cuneense”. Disperso il 31 gennaio 1943, in circostanze non note, in Russia. Catturato dai Sovietici, morì in prigionia, in località non specificata della Russia, il 15 marzo 1943, stroncato dal tifo esantematico.

Come ricostruito nel saggio di Valido Capodarca, Immagini ed evoluzione del Corpo Automobilistico, Volume II (1940-1945), il 201 ° reparto motorizzato operò dal giugno 1940 sul fronte occidentale nell’aggressione alla Francia «…Partecipò alle operazioni in Albania, nella zona di Debar… Ristrutturato e riordinato completamente dopo la Campagna di Albania, prima dell’impiego in Russia (nella foto sopra, tratta dal sito www.regionepiemonte.it, una colonna di vecoli italiani in marcia nella steppa russa), era un’unità efficiente ed ordinata… All’atto della partenza per la Russia contava 9 ufficiali, 15 sottufficiali, 330 militari di truppa. Il parco veicoli era costituito da 12 moto, 2 autofficine, 205 autocarri…».

Prosegue la narrazione: «…Quando, dopo una puntata verso il Mar d’Azov, al “Cuneense” occupò le posizioni ed este di Rossoch, l’autoreparto si insediò nella cittadina distaccando a Ternovka, presso il Comando tattico una ventina di mezzi. I primi importanti impegni del 201° furono il noto trasferimento della “Julia”… e numerosi rischiosi trasporti di munizioni a favore delle unità tedesche contigue, nelle dure e cruente giornate di dicembre. Il 15 dicembre quando Rossoch fu così violentemente attaccata, anche il 201° diede inizio al ripiegamento. (Nella foto sopra, tratta dal sito www.unirr.it, autocolonna italiana nella ritirata di Russia) Un gruppo di autieri, armi in pugno… si prodigarono generosamente per arginare l’improvvisa irruzione avversaria… Il ripiegamento da Rossoch avvenne per scaglioni successivi. Una prima unità di marcia, composta da una sessantina di mezzi con circa 100 autieri… venne indirizzata dal Comando di Corpo d’Armata su un itinerario che sembrava potesse consentire l’uscita dalla sacca. Dell’intera colonna si perse ogni notizia. Sembra che un solo autiere, benché già catturato, fosse sfuggito alla prigionia. Altri 30 automezzi con centinaia di uomini… presero la via di Podgornoje. Una decina di essi, tra cui alcune ambulanze cariche di feriti, riuscirono a raggiungere Postojali… poco dopo la situazione avrebbe imposto l’abbandono dei mezzi e la decisione di darli alle fiamme… Si intuisce come il ripiegamento… non sia stato solo una lotta contro… eccezionali avversità ambientali. Si trattò di lottare contro un nemico… agguerrito, preponderante…».

Fonti: Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia – Reduci della Prigionia, Famiglie dei Caduti e dei Dispersi, Elenco dei Caduti e dei Dispersi. Ministero della Difesa, Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti, Banca Dati dei Caduti e Dispersi nella I e nella II guerra Mondiale. Archivio storico del Comune di Serravalle Scrivia.

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Filippo Bertone

Appassionato di storia locale, svolge attività di ricerca presso l'Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea in provincia di Alessandria "Carlo Gilardenghi". Già giornalista pubblicista. Coautore e curatore di progetti editoriali e di ricerca di storia e cultura locale.

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