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Adesso è sicuro: è arrivata la primavera!

Fioriture da 15 al 31 marzo

Bastano 15 giorni e la primavera, complice qualche tiepida giornata di sole, sta letteralmente esplodendo ovunque: parla con voce più forte e più sicura, con la sua voce che sono i fiori. Riprendiamo le nostre passeggiate esplorative (anche solo virtuali) da dove ci eravamo fermati.

Bellis perennis (pratolina)

Ovunque nei prati, ma anche ai margini di strade e a bordo fossi, possiamo notare le verdi rosette delle pratoline (bellis perennis – perennis = che fiorisce sempre), che espongono un fiore con un cuore giallo intenso e petali candidi striati di rosa. A differenza delle piante che abbiamo incontrato l’ultima volta (che fioriscono solo all’inizio della primavera), le pratoline continueranno a fiorire ininterrottamente fino alle gelate di dicembre.

Intanto il sottobosco si sta svegliando e le ripe in mezz’ombra si ammantano dei candidi fiori dell’anemone nemorosa (nemorosa = dei boschi); nelle zone umide compaiono i  candelotti turgidi e rosa del petasites vulgaris (vulgaris = comune), la cui foglia apparirà in seguito, quando il fiore sarà appassito. Molto comune, quando non addirittura infestante, il lamium purpureum (purpureum = color porpora,)insieme ad altri lamium dello stesso genere, pur con nomi diversi.

Molto comune è anche la veronica agrestis (agrestis = dei campi). Più pregevoli e meno comuni altre due specie di veroniche, la chamaedrys e la serphyllifolia (serphyllifolia = con le foglie striscianti come serpenti), che formano azzurre distese nei nostri boschi. In piena fioritura è anche la pervinca (vinca minor – minor = di piccola taglia) che però ho sempre incontrato solo in zone molto antropizzate, per cui ho il legittimo sospetto che sia una specie sfuggita a qualche giardino.

Adesso è il momento di rivolgere la vostra attenzione sui muri a secco che bordano i nostri sentieri. Tra le fessure delle pietre, sapientemente accostate, cresce un mondo di piante tutto da esplorare: le felci nane tra cui possiamo riconoscere il ceterach officinarum (detta anche “erba spaccapietra” perchè cresce tra le pietre e riesce lentamente a disgregarle), il polypodium vulgare (vulgare = comune) e l’asplenium nigrum (nigum = scuro). Si tratta di piante bellissime, creature molto antiche che giungono a noi direttamente da ere lontane e che possiamo immaginare in grande scala nelle foreste della preistoria (le loro dimensioni erano notevolmente maggiori di quelle odierne). Con un po’ di fantasia le potremmo considerare come i bonsai delle antiche foreste!

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