Decorati al Valore MilitareDizionarioMilitari

GIANI, Achille Giulio Luigi

Ufficiale del Regio Esercito, Colonnello, Veterano della 1° e della 2° Guerra Mondiale, Pluridecorato al Valore Militare

Achille Giulio Luigi Giani (di Carlo Giani ed Anna Cambiaggi / Serravalle Scrivia, 17 febbraio 1894 / Genova, 4 ottobre 1977).

Achille Giulio Luigi Giani nacque a Serravalle Scrivia, il 17 febbraio 1894, figlio di Carlo Giani, geometra, Consigliere Comunale a Serravalle nel 1889 e Segretario Comunale nel 1898, e di Anna Cambiaggi, casalinga. Compiuti gli studi sino alla terza classe dell’Istituto Tecnico, intraprese la carriera militare nel Regio Esercito. Durante il primo conflitto mondiale, servì come Ufficiale di Complemento di Reggimento di Fanteria, con il grado Sotto Tenente. Venne decorato con la Medaglia d’Argento al Valore Militare, per fatti d’armi verificatisi il 21 ottobre 1915, a Plava, in Slovenia, con la seguente motivazione: «…Guidava alla baionetta il proprio reparto in un audace attacco contro trincee nemiche fortemente munite e vi penetrava tra i primi. Costretto poi dopo violenta mischia a retrocedere di pochi passi e ferito una prima volta nascondeva le proprie sofferenze ai dipendenti, riuscendo a trincerarsi sotto il reticolato avversario. Colpito una seconda volta più gravemente, pur sfinito per la perdita di sangue, incorava ancora i suoi pronunciando ripetutamente le parole “Mantenete la posizione ad ogni costo e non curatevi di me”…». Nella foto sotto, tratta dal sito www.ladigetto.it, militari italiani in azione nella zona dell’Isonzo.

Gli accadimenti narrati possono essere inquadrati nelle operazioni della “3° Battaglia dell’Isonzo” che costò all’esercito italiano 20.404 caduti, 44.290 feriti, 2.314 dispersi. Secondo la narrazione di www.esercitodifesa.it, «La Terza Battaglia dell’Isonzo fu combattuta tra il 18 ottobre e il 4 novembre 1915, dopo circa due mesi e mezzo di relativa tregua per ricostituirsi dalle perdite sofferte nelle due precedenti battaglie. Il generale Luigi Cadorna, capo di Stato Maggiore dell’esercito italiano, questa volta puntò molto sulla preparazione díartiglieria prima dell’attacco e riscuÏ a schierare 1.200 bocche da fuoco.Alle ore 12:00 del 18 ottobre l’artiglieria italiana cominciò a colpire Doberdò del Lago e il Monte San Michele mentre l’aviazione italiana faceva da osservatore sorvolando le linee nemiche (trimotori Caproni)…».

Prosegue la ricostruzione: «…Le brigate Re e Pistoia attaccarono ben presto il nemico nella zona di Podgora ma i contrattacchi austro-ungarici, che rioccupavano quasi subito le posizioni perse, e il clima sfavorevole impedirono agli italiani di conseguire gli obiettivi prefissati. La 4^ Divisione italiana tentò invano di conquistare il Monte Sabotino, mentre la brigata Lombardia ottenne dei risultati presso Oslavia, ma vennero ricacciati dal paese da un contrattacco il giorno seguente. Vi furono parziali successi sul Monte Sei Busi, a Selz e a Monfalcone. Le trincee austriache del Monte San Michele furono ripetutamente conquistate e perdute da cruenti contrattacchi nemici mentre gli italiani ebbero modesti risultati sulle teste di ponte di Plava e Tolmino. Grazie a estesi bombardamenti, gli italiani avanzarono a Plava, sul bordo meridionale della piana della Bainsizza, e sul Monte San Michele, punto focale dell’avanzata per aggirare il grosso delle forze che difendevano Gorizia: l’altura fu scenario di feroci attacchi e contrattacchi tra la 3^ Armata italiana e i rinforzi austro-ungarici appena arrivati su ordine di Boroevic, dai fronti orientale e balcanico, con un alto costo di vite umane da entrambe le parti. Il Monte Sei Busi, difeso strenuamente dalla 106^​ Divisione di fanteria austro-ungarica, fu il teatro di quattro sanguinosi assalti all’arma bianca…».

Nel 1929 l’ufficiale serravallese si trasferì a Roma, verosimilmente per motivi di lavoro. Nel corso del secondo conflitto mondiale Achille Giani, richiamato alle Armi, si distinse nuovamente per capacità ed ardimento, contegno riconosciuto con una nuova decorazione, una Medaglia di Bronzo al Valore Militare: inquadrato nella Divisione Corazzata “Centauro”, in forza al 31° Reggimento Carristi, con il grado di Maggiore, fu comandante di un battaglione di Carri “M” (di medio tonnellaggio) e nel periodo compreso dal 25 gennaio al 23 marzo 1941, nella zona di Dragoti – Passo Chiciocut «…durante un lungo periodo di azioni si prodigava costantemente pel migliore impiego dei suoi mezzi. Mentre organizzava in zona ravvicinata e battuta una operazione di recupero di carri immobilizzati dal nemico, rimaneva ferito in più parti del corpo e, incurante del dolore, continuava con calma e fermezza a dirigere il lavoro intrapreso…». Nella foto in alto, tratta dal web, un reparto di carri italiani “M” in manovra nel deserto.

Nella foto a lato, tratta da www.wikipedia.org, un carro M13/40 in Africa Settentrionale nel 1942.

Secondo le ricerche del sito web www.museocavalleria.it, il 31° Carristi, costituito nel 1937, fu schierato sul fronte greco dal 1940 al 1941, su quello jugoslavo dal 1941 al 1942 e su quello libico-tunisino dal 1941 al 1943. «…Sul  fronte greco   raggiunse,  nel  maggio 1939  lo  scacchiere albanese e  proseguì  il   proprio addestramento pur essendo impegnato in compiti di presidio. Nell’agosto del  1940, completati gli effettivi, si schierò sul fronte dell’Epiro. All’inizio delle ostilità contro la Grecia, partecipò alle operazioni  della Vojussa e del  Drino e si  rivelò magnifico fin dai  primi  giorni  di  combattimento. A lla fine di  gennaio 1941,  dopo  aver  partecipato nel  settore costiero ad una battaglia difensiva, il  Reggimento operò  di  nuovo  in Val Vojussa nello stretto di Klisura. Sul fronte jugoslavo, in vista delle operazioni contro la Jugoslavia, alla fine di marzo 1941, il Reggimento raggiunse Scutari per disporre la difesa della città. Sul fronte libico-tunisino, nell’autunno ’42, il Reggimento raggiunse la zona  di  operazioni  in Tripolitania e nel  marzo  1943,  inserito nello scacchiere tunisino, arginò sui  capisaldi  di  El  Guettar, l’urto delle colonne corazzate anglo- americane resistendo per  12 giornate durissime di sanguinosi combattimenti. Il  12 aprile dello stesso anno, il Reggimento fu disciolto per essere ricostituito nel  1951 in Verona…».

Il 24 gennaio del 1944, Giani ritornò a Serravalle, sfollato da Roma. In quei giorni la Città Eterna viveva infatti momenti drammatici: occupata il 16 dalle truppe naziste, sconvolta da devastanti bombardamenti aerei degli Angloamericani, che il 22 sbarcarono sulle spiegge di Nettuno e di Anzio.

Immediatamente dopo la Liberazione Il valoroso ufficiale serravallese diede il proprio contributo anche alla rinascita civile ed amministrativa del proprio paese natio, partecipando all’amministrazione civica instaurata dal Comitato di Liberazione Nazionale di Serravalle, assumendo l’incarico di Consigliere della Giunta Popolare e di membro della Commissione Comunale per l’Alimentazione. Sul finire del 1946 ritorno nella Capitale.

Achille Giani, trasferitosi a Genova, vi morì il 4 ottobre 1977. Il legame con la comunità serravallese rimase forte. Nel 1955, in veste di Presidente del “Comitato Onoranze ai Caduti della II Guerra Mondiale e della Lotta di Liberazione” di Serravalle, si spese attivamente nella raccolta fondi presso la cittadinanza, le associazioni e le imprese del territorio, e nella sensibilizzazione delle istituzioni locali, per realizzare l’ampliamento del memoriale del monumento di Piazza Cavalieri di Vittorio Veneto, esteso al ricordo dei Serravallesi che persero la vita nel secondo conflitto mondiale e nella guerra partigiana.

Anche il fratello maggiore, Nicolò Giani, scelse la carriera militare. Ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, raggiunse il grado di Generale. Dopo l’Armistizio venne arrestato dai nazifascisti, in luogo e circostanze non note. Deportato nel territorio del Reich, morì il 28 giugno 1944, nel lager di Hartheim – Alkoven, in Austria.