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MARIO GIANI, era riserva… però in Nazionale e Medaglia d’oro alle Olimpiadi

Io e il Botta passiamo le giornate a chieketizzare. Appesi ai rispettivi cellulari, oltre a raccontarci baggianate o prenderci reciprocamente per i fondelli, ci sentiamo almeno cinque o sei volte al giorno per trovare nuovi filoni di ricerca, programmare le uscite, scovare nuovi autori. Per quest’ultimo genere di faccende con Bibi e Lorenzo abbiamo avuto una fortuna sfacciata. Nonostante la loro passione per la scrittura nessuno dei due aveva mai pubblicato nulla di nulla, eppure i loro articoli sono sempre un crack quando escono, con visualizzazioni elevate, parecchi like e commenti positivi. Certo, quando usciamo su temi strettamente storici si fa un po’ più di fatica, ma non possiamo lamentarci. Chieketé sembra piacere a Serravalle.
“Sai” mi fa il saltellante Botta “in questi giorni iniziano gli Europei. Si potrebbe scrivere qualcosa sul calcio a Serravalle. Bisognerebbe chiedere a Mino o a Santopietro se hanno qualche foto del Bailo. Oppure chiedere al Ciuci o a Rino. Cazzo, il Figio! Come ho fatto a scordarmene. O se no, ascolta, chiama il frontman dei Woda Woda e chiedigli se suo padre Evaldo gli ha lasciato qualche scritto. Oppure…”
Non lo ascolto nemmeno. Quando il nostro Capo Redattore parte in quarta l’unica cosa buona da farsi è staccare le orecchie per provare a far partire il cervello. Grugnisco e poi taccio. Lui si blocca sui miei silenzi telefonici. Non sempre, ma a volte vi assicuro che funziona.
“Ascolta Roby. Ce l’ho una storia di calcio serravallese, o almeno credo”
“Cosa significa?”

“Ascolta” Faccio un’altra pausa e un paio di grugniti e poi attacco. “Mai sentito parlare di Mario Giani?”
“No. Chi è?”
“Vedi? fai il signor so tutto di Chieketè e neppure leggi le cose che scriviamo! Ho fatto io la voce a lui dedicata: vai a leggerla a questo link! Ma ora stai zitto e ascolta questa storia”.
Accendo il PC apro il file incriminato e poi leggo:
“Da ragazzino glielo aveva visto fare al grande Giovanni Costa, portiere della Nazionale, durante un derby fra la Sestrese e la Rivarolese, girone A della Serie Cadetta. Un trucco, un trabocchetto, un semplice tranello per fregare il centroavanti. Quando ti tirano un rigore, invece di metterti al centro ti piazzi un po’ più vicino a uno dei due pali. Inviti l’attaccante a tirarti angolato verso il palo a te più lontano, ma l’altro, pensando di essere più furbo, te lo tira dalla parte opposta dove per te parare quella palla è un gioco da ragazzi.
Ora poteva toccare a lui. A Mario Giani, intendo, esattamente undici anni dopo, nel 1935, quando giocava come estremo difensore della porta della Sestrese. Si stava zero a zero e mancavano pochi minuti alla fine, Aveva parato bene, lo sapeva, ma ora l’arbitro aveva decretato un rigore delle balle e davanti a lui c’era Comini pronto a partire al fischio. Comini, uno bravo tanto, specie dal dischetto. Mario decise di rischiare. Tra il pubblico aveva visto Vittorio Pozzo che sicuramente era venuto per guardare altri giocatori, ma perché non sperarci? Il portiere è un ruolo strano nel calcio. Non ci sono mai mezze misure. Se fai una cappella, la squadra perde per colpa tua. Se voli all’incrocio dei pali a deviare la palla in angolo sei un eroe. Un concetto che aveva capito fin da bambino quando si sbucciava le ginocchia nelle partite giocate nella Piazza del Mercato a Serravalle. Ok, allora facciamogli lo scherzetto di Costa, pensò Mario spostandosi, sulla riga di porta, di almeno due passi verso la sua sinistra. Se Comini gliela calciava da quella parte bastava un passo e l’avrebbe bloccata a due mani. L’arbitrò fece trillare il fischietto e a Mario parve che all’attaccante fosse comparso un sogghigno sghembo sulla faccia. Fu un attimo. Capì che la palla sarebbe andata dalla parte opposta. Mario saltò a destra e poi si tuffò stendendo la sua mano fino a raggiungere il palo più lontano. Sentì la palla violenta sotto il guanto contro le sue dita. Quella poi schizzò fuori dalla porta, rotolando oltre la linea di fondo. In faccia e negli occhi aveva solo terra e polvere. Sopra il suo corpo il peso di tutti i suoi compagni di squadra. Una grande giornata. Quando uscì dallo stadio passò accanto a Pozzo e al suo allenatore. Non poté fare a meno di origliare.
“Forte quel tuo portiere!”
“Sì, è bravo”
“Sai che forse me lo prendo per l’Olimpica?” sbuffò Pozzo guardando l’allenatore della Sestrese.
“Forse hai di meglio in giro, sai?”
“Sì, ma come riserva ci starebbe proprio bene! Lo metto fra i ventidue che andranno a Berlino.”

Ora taccio. Botta si spella.
“Carino”
“Grazie”
“Ma allora, se è andato a Berlino, questo ragazzo ha vinto una medaglia d’oro alle Olimpiadi! Un Serravallese medaglia d’oro olimpica? Davanti a Hitler?”
Caro Roby, cari lettori. Mario Giani è effettivamente andato a Berlino e, nel 1936 con l’Italia capitanata da Annibale Frossi, vinse la medaglia d’oro. Fu il secondo portiere di riserva, giocando solo alcune amichevoli prima del torneo. Su Wikipedia figura come nato a Serravalle Scrivia il 10 febbraio 1912. Purtroppo questo dato non è confermato dall’Anagrafe Comunale. Dunque non sappiamo se abbiamo un olimpionico o meno in Paese. Ammesso e non concesso sia nato altrove, mi piacerebbe sapere perché Wikipedia lo elegge a nostro compaesano.
Vale la pena ricordare che il cognome Giani ricorre a più riprese nella storia del paese. Achille Giani fu colonnello dell’Esercito e pluridecorato al Valor Militare; Nicolò Giani, Ufficiale dei Carabinieri, fu arrestato dai nazifascisti e deportato nel lager di Hartheim dove morì; e in via Tripoli, tra la Parrocchia e piazza dei Bianchi, esiste ancora oggi un edificio conosciuto come “la casa del generale Giani”. Famiglia di militari dunque, e forse anche di calciatori…
E a me, che ho sempre sognato di essere un grande portiere come Giuliano Sarti o Lev Yashin, piace immaginarlo in porta mentre beffa un attaccante volando all’angolino come fece Giorgio Ghezzi, portierone del Milan contro un giovane Sandro Mazzola, un po’ pollo per l’occasione. Non è bello scritto da un interista ma la Serravallesità è un valore nettamente superiore che passa sopra queste faccende. Buon Campionato Europeo, Italia!

Riccardo Lera

"Io nella vita ho fatto tutto, o meglio un poco di tutto" (Uomo e galantuomo di Eduardo De Filippo) Pediatra, scrittore per diletto, dal 2002 al 2012 assessore alla cultura di Serravalle Scrivia; ex scadente giocatore, poi allenatore e ora presidente del Basket Club Serravalle.