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Un anno da favola – Fiaba numero 2. Martino e le lucciole

Secondo appuntamento con le fiabe di Emma Bricola i cui protagonisti sono gli animali che popolano il territorio di Serravalle e dei paesi che gli stanno intorno, i sentieri delle nostre valli e dei nostri monti.
Animali magnifici e animali meno belli, ma tutti necessari per mantenere intatto quell’ecosistema a cui spesso non prestiamo la dovuta cura e il dovuto amore.
Come le favole precedenti, proposte da Emma nel suo libro o qui sulle pagine di Chieketé, si tratta di racconti pensati e scritti per tutti, per i bimbi e per gli adulti per invitarci a riflettere su temi importanti: il rispetto per gli uomini e per la natura, la tolleranza, la necessità dell’amicizia e della pace.
Ed eccoci dunque alla seconda fiaba, protagoniste le lucciole e un bimbo dai capelli rossi (Redazione Chieketè)

Martino era arrabbiato, aveva litigato con gli amici e si sentiva incompreso da tutti. Gli dicevano che con lui non si poteva andare d’accordo perché voleva sempre avere ragione. Però quella volta aveva davvero ragione!

Era stufo di sentirsi prendere in giro per i suoi capelli rossi e ispidi, di sentirsi toccare la testa in modo canzonatorio e, accidenti quanto li odiava i suoi capelli! Non stavano mai a posto come se avessero vita propria. Quella sera li aveva sistemati con una montagna di gel, quello più forte ma che nonostante le promesse scritte sull’etichetta non aveva resistito al sudore di una partitella di calcio.

Il campetto di Ca’ del Sole era il punto di ritrovo quando la scuola era finita ed era la prima sera di libertà per tutti. Ad un certo punto della competizione si era accorto che i compagni si erano fermati e lo indicavano ridendo. Che cosa stava succedendo? Si toccò la testa, era strana, poi si specchiò nella pozzanghera lasciata lì dall’ultima pioggia. E capì… I suoi capelli erano riemersi a ciuffi scomposti, si erano ribellati al gel e gli avevano donato l’aspetto di un pagliaccio del circo.
Anche le ragazze sedute sulle panchine avevano iniziato a ridere di lui.

Reagì con rabbia e spinse via in malo modo quelli che gli erano vicini. Fuggì di corsa, gli venivano le lacrime agli occhi e non voleva che lo vedessero piangere, cominciò a correre forte, senza una meta . Non si accorse della sera che stava calando e si infilò nella prima strada che trovò. Finalmente era solo e lontano da tutti, si sedette su un sasso e lasciò scorrere il pianto, si asciugava gli occhi e con le mani bagnate di lacrime cercava di sistemarsi la zazzera ribelle, di lisciare quei cespugli rossi e indomabili.

Quando si calmò era ormai buio e non sapeva dove si trovava. All’umiliazione e alla rabbia subentrò la paura. Intorno a sé gli alberi sembravano mostri ed emettevano scricchiolii sinistri, il verso di un uccello( forse una civetta?) sembrava lo minacciasse. -E ora come faccio a tornare a casa con questo buio? -si disse. Poi le vide. Mille e mille luci gli illuminavano la strada. Si rese conto di essere nel “sentiero della volpe”, quella bella passeggiata che aveva percorso tante volte con la sua mamma quando era più piccolo.

Seguì il sentiero illuminato dalle piccole luci che gli danzavano intorno e si trovò finalmente a San Rocco, vicino a casa sua. Quando abbandonò la sterrata gli sembrò che le lucciole si unissero creando un bagliore più intenso e lo salutassero così. Forse era vero o forse era soltanto la sua immaginazione e il suo sollievo ma grazie a quegli insetti magici Martino aveva ritrovato la strada verso casa e la serenità nel suo cuore.


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