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La natura d’inverno

Ci siamo lasciati all’inizio dell’estate nel pieno rigoglio della stagione con un trionfo di fioriture di ogni genere e per tutti i gusti. Adesso siamo nel pieno dell’inverno e, a prima vista , parrebbe tutto dormiente e silente, quando non addirittura morto. Invece, se guadate bene, si possono ammirare i capolavori della flora anche in questa stagione inclemente. Approfittando di una giornata di sole inoltriamoci in qualche sentiero o strada secondaria con mente curiosa e tenendo d’occhio che cosa sta succedendo nei prati, nei boschi, ma anche nei giardini attorno alle case. Le siepi caducifolie, che in autunno si sono spogliate, spesso conservano un trionfo di bacche rosse e arancioni (“Le siepi erano brulle, irte; ma c’era d’autunno ancora qualche mazzo rosso di bacche…” L’Aquilone – G. Pascoli) per la gioia degli uccellini e dei loro rumorosi banchetti.

Crategus pyracantha, ai piedi del Santuario di Montespineto

Frutti di cratego, biancospino, cotoneaster o rosa canina ci regalano macchie di colore di una bellezza mozzafiato che risaltano prepotentemente in tutto quel grigio. Accanto al rosso troviamo spesso cespi di salvia e di teucrio che risaltano per l’argento del loro fogliame persistente. Come non accennare poi all’agrifoglio, con le sue foglie coriacee e pungenti e le sue bacche rosse, simbolo del Natale un po’ in tutto il mondo, e al pungitopo, piccolo arbusto spinosissimo ma dal verde intenso del fogliame  e dal rosso prepotente delle sue “palline natalizie”.

Calicanthus praecox al margine del sentiero del Seminario

Se poi durante la nostra passeggiata siamo raggiunti da un profumo intenso e delicato guardiamoci attorno con attenzione: nelle vicinanze sarà sicuramente fiorito un calicanthus. E’ un arbusto che sboccia generoso in tante piccole corolle giallo dorato e porpora che spuntano a partire dalla fine di dicembre sui rami nudi.

Elleborus niger in un giardino di Montespineto

Anche prati e sottobosco ci regalano qualcosa di magico. Penso alle varietà di elleboro: il viridis e il foetidus, comuni da fine gennaio nei nostri boschi, ma anche al niger dalle candide corolle (a dispetto del nome) che, sfuggito alle colture, si è naturalizzato un po’ovunque. Penso ai bucaneve (Galanthus nivalis), ma anche  al Campanellino (Leucojum vernum) o ai crochi (Crocus purpureum ) viola, bianchi e striati che punteggiano i nostri prati quando non sono coperti di neve.  

Un Galanthus nivalis in un giardino privato

Sono piante umili e discrete ma pronte a donarci emozioni autentiche. Ancora nel bosco la velenosa Dafne laureola, dalle verdi lucide rosette che spiccano in tutto quel grigiore. E per finire riserviamo un ultimo sguardo agli alberi. Quando le loro chiome sono nel pieno del rigoglio facciamo poco caso ai tronchi. Bene: provate ad osservarli più attentamente. Due esempi per tutti: la corteccia del platano, così comune nei viali alberati (ricordate i platani di viale Martiri, abbattuti nei primi anni Dieci di questo secolo?),  che sembra indossare una tuta mimetica (ma forse è la tuta mimetica a copiare il platano) e la betulla, che par rivestita di bianca pergamena argentata. Questi sono solo esempi: a voi scoprirne altri a partire dal giardino di casa.

 Buona caccia!