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Carlomagno a Serravalle (?)

C’è una storia. O una leggenda. Che ha a che fare con Serravalle. Che ha le sue radici al tempo di Carlomagno. Che compare su pagine miniate fra il ‘200 e il ‘300. Che ritorna nei testi di studiosi e filologi di vari paesi fra l’800 e i giorni nostri. È una storia che merita di essere raccontata.

PARTE PRIMA. JACOPO D’ACQUI

Fra Jacopo fu un frate dell’ordine dei predicatori, vissuto ad Acqui a cavallo del ‘300, conosciuto soprattutto per un’opera storica, che ebbe ampia diffusione, nota come Cronica Imaginis Mundi1). Come allora si usava si tratta di una raccolta eterogenea di fatti storici, racconti, leggende, eventi miracolosi, che vanno da Caligola fino al 1330 circa. Di questa lunga trattazione a noi interessano le parti dedicate alle gesta di Carlomagno e, in particolare, quello che Jacopo racconta a proposito della sua discesa in Italia per combattere contro i Longobardi e contro i Saraceni. Questi ultimi erano asserragliati in una città lungo il fiume Scrivia:

“In Atylia vero civitate, silicet ubi modo dicitur Plebis de l’Inverno,  supra castrum Serravalli”2.

Esisteva dunque una città denominata Atylia, vicino alla pieve di l’Inverno (che sappiamo essere la vecchia pieve) vicino a Serravalle. Ma Jacopo è ancora più preciso:

“In valle enim Scribe, […] ubi modo dicitur Plebis Inverni, fuit quedam magna civitas paganorum nomine Atylia, habens castrum in capite, […] quod castrum vocabatur Muntis Miliantis et modo dicitur Precipyanum”3.

Quindi sopra questa mitica Atylia, grande città dei Pagani, incombeva una fortezza denominata Precipiano. Giunto con il suo esercito e con i suoi paladini, Carlo mette sotto assedio la città. Nel frattempo, però, in una località chiamata Silva Danea, “que modo dicitur la Fraschea”, aveva trovato “maxima multitudo bestiarum et porchorum” (non credo serva traduzione). Partito per la caccia, viene catturato dai Saraceni e liberato, più tardi, da Orlando e dagli altri paladini. Fra i Saraceni primeggiava un guerriero di nome Otinello. Durante il combattimento con i Franchi viene toccato dalla Grazia e si converte al Cristianesimo. Carlomagno, all’atto del battesimo, gli promette in sposa la figlia Bellisenda. Nel furioso combattimento successivo i soldati di Carlo hanno la meglio e liberano la regione dai Saraceni. Otinello però viene ferito in combattimento e muore subito dopo.

E’ una storia affascinante, ed è affascinante immaginarla nei luoghi che Jacopo evidenzia con tanta precisione. A maggior ragione grazie a una preziosa osservazione di Roberto Allegri: “E’ chiaro che per fra Giacomo l’antica città, che pure egli chiama Atilia, è invece Libarna […] ma il “castrum” non può essere quello di Precipiano (che non sovrastava certo Libarna) ma il Mons Arimannorum, diventato Mons Miliantis.”4. Per cui, sempre secondo Allegri, la regione detta Fraschea, o Frascheta, era quell’area, ancora oggi in parte boschiva, fra il colle degli Arimanni e il monte del Castello.

Insomma, sembra che Serravalle abbia vissuto, in quegli anni (intorno all’800 d.C.) eventi straordinari, meritevoli di comparire nella “storia del Mondo” che Jacopo andava realizzando. Ma è andata proprio così? E questa storia così bella, di “donne, cavalier, armi ed amori”, Jacopo dove l’ha trovata? Per capirlo dobbiamo fare un salto indietro, rispetto a Jacopo, di circa 100 anni.

PARTE SECONDA. LA CHANSON D’OTINEL

Fra l’XI e il XIV secolo due cicli leggendari vedono la luce nella zona compresa fra il sud dell’Inghilterra e il Nord della Francia. Sono il Ciclo Brettone (le storie di Artù, della tavola rotonda, del graal) e il Ciclo Carolingio (le storie di Carlomagno e dei suoi paladini). Trasposte in decine di componimenti poetici, queste storie invadono l’Europa delle corti e dei castelli; vengono copiate, recitate, cantate dai trovatori. Oggi diremmo che diventano virali. In particolare, del ciclo Carolingio fa parte un componimento poetico in antico francese denominato “La chanson d’Otinel”. Ne rimangono solo due copie miniate del XIII secolo, una alla Biblioteca Vaticana, l’altra alla Fondazione Bodmer di Ginevra, ma di provenienza inglese (fig.5). Ne esistono però copie in lingua gallese, inglese, norvegese e danese, a testimoniare un’amplissima diffusione, dall’Italia fino all’estremo nord d’Europa.

Il testo racconta la storia del guerriero Otinel, che si reca a Parigi come messaggero del re saraceno Garsile per sfidare Carlomagno ma, per miracoloso intervento divino, è lui ad abbandonare la fede maomettana e a farsi cristiano. Viene battezzato e Carlomagno, suo padrino, gli promette in sposa la figlia Belisent. Prima però Otinel vuole meritarsi l’onore sul campo: diventato paladino e pari di Francia, marcia con Carlo verso la Lombardia per incontrare Garsile. L’esercito di Carlomagno, grazie soprattutto a Otinel, scaccia i Saraceni dalla Lombardia e Otinel sposa Belisent e ottiene la corona della Lombardia. E dove si svolge tutto questo?

« Une cité on fait en Lombardie,
Paien l’apelent la cité d’Atillie ;
Entre 2 eves est fremée et batie,
L’une a nom Soigne et l’autre a nom Hastie6»

Ritroviamo perciò sia Otinello che Atylia (seppur con una grafia leggermente diversa) che l’autore colloca alla confluenza di due fiumi. È quindi probabile che Jacopo d’Acqui abbia ricavato la sua bella storia proprio dalla Chanson D’Otinel. Con qualche cambiamento (nel componimento poetico Otinel non muore) e con l’aggiunta dell’episodio della cattura di Carlomagno, forse recuperato da un altro poema oggi scomparso. 

Il nostro viaggio ci ha portato a scoprire addirittura un intero poema cavalleresco del XII secolo che si svolge intorno a Serravalle! Ma è proprio vero? Qui comincia la terza parte della nostra storia.

PARTE TERZA. STORIA E FILOLOGIA

A partire dall’800, il Romanticismo riscopre il fascino del medioevo, e con esso gli studi sul patrimonio letterario e artistico medievali. Storici, studiosi di letteratura, filologi, prendono in mano i testi di cui abbiamo parlato e li sottopongono a una rigorosa analisi. La nostra Chanson d’Otinel non sfugge a queste ricerche, e quindi a partire dall’800 e per tutto il secolo scorso il nome di Serravalle rimbalza fra saggi, articoli di rivista, atti di convegni, ai quattro angoli d’Europa. La scarsità di dati di partenza non ha certo facilitato la produzione di ipotesi condivise, ma, sulla base di questi studi, possiamo provare a rispondere a qualcuna delle domande che ci siamo fatti fino ad ora.

1. Nel medioevo i Saraceni erano davvero insediati a Serravalle?

Che nel medioevo i pirati Saraceni infestassero le coste liguri e si spingessero con le loro incursioni ben addentro nell’entroterra piemontese è un fatto storicamente accertato. Per Roberto Allegri esisteva anche un vero e proprio insediamento saraceno sul colle degli Arimanni, ipotesi però non condivisa da altri storici7.

2. Carlomagno e i suoi paladini hanno veramente combattuto intorno a Serravalle?

Su questo punto tutti gli storici, Allegri compreso, sono d’accordo: le vicende raccontate da Jacopo non sono mai accadute. Il testo di Jacopo è storicamente molto poco affidabile. Purtroppo, dobbiamo lasciare la cavalcata dei paladini di Francia sotto Serravalle nel regno della fantasia e della poesia.

3. Il poema di Otinel si svolge effettivamente a Serravalle?

È comprensibile che una delle curiosità maggiori per gli studiosi sia stata quella di individuare a quale città dell’Italia occidentale corrispondesse Atylia. Esattamente come, su scala ben più ampia, si è cercato (ma senza successo) di collocare la mitica Camelot di Artù. Dall’800 in poi le ipotesi su Atylia si sono sprecate8. A parte Serravalle, si è cercato di collocare Atylia a Tortona, a Pavone (vicino ad Alessandria) o ancora in altri luoghi. Alcuni, forse con più buon senso, hanno preferito sostenere che Atylia è un nome mitico (proprio come Camelot) che è stato scelto dall’autore della Chanson senza pensare ad una località specifica.

PERÒ…

Però le argomentazioni che vogliono Atylia collocata proprio a Serravalle non sono scarne né di poco conto. C’è intanto il testo di Jacopo d’Acqui, che comunque ha un suo valore. Poi c’è l’umanista alessandrino Giorgio Merula (Alessandria 1430 o 1431 – Milano 1494), che, come racconta nel sesto libro delle Antiquitates Vicecomitum visitò le rovine di Libarna, credendo che appartenessero alla favolosa Antiria (o Antilia)9. A inizio ‘900 lo studioso Dante Bianchi, afferma che: “tutto tende a confermare che Atilia è Libarna, i cui avanzi sono vicinissimi a Serravalle”10.

C’è un ulteriore elemento da considerare, e cioè la sopravvivenza, fra le rovine di Libarna, di alcune iscrizioni che fanno riferimento alla famiglia degli Atilii (Figure 2 e 311). Questa assonanza con il termine Antylia era già stata colta dal Bottazzi e dai primi studiosi che nell’800 si dedicarono a Libarna:

“Quella famiglia [quella degli Atilii], distinta in Libarna con tre diversi cognomi Eros, Bradua, e Serrano, dovea dunque esservi molto numerosa […]. Ora, osservando io che, presso gli scrittori de’ secoli di mezzo, Libarna non è più conosciuta con altro nome fuorchè con quello di Antiria, Antilia, ovvero Attilia, mi do facilmente a credere che quando quella città, dopo le tante irruzioni de’ Barbari, appena si mostrava ancora fra le sue ruine, dimenticata l’antica sua denominazione nella confusione dei secoli quinto, sesto e settimo, non fosse più altrimenti chiamata che col nome della maggiore e miglior parte de’ suoi abitanti, vale a dire col nome di città o borgo degli Attilii; quindi Antilia, ovvero Attilia, come è detto dianzi”12.

A distanza di anni, gli studiosi di Libarna restano sostanzialmente della stessa opinione:

“Il nome di Atilia, Antilia, Antiria, è rimasto alla località libarnese attraverso tutta l’età di mezzo. Il nome di Atilia venne alla località dalla famiglia degli Atilii, che primeggiò in Libarna, come abbiamo avuto sicura testimonianza dalle epigrafi. […] [Con le invasioni barbariche] i libarnesi, allontanatisi dal piano, si portano nel luogo degli Atilii [dove sorgevano le ville degli Atilii] che forse già prima aveva preso il nome di Atilia come dintorni della Libarna del piano. Libarna si trasforma in Atilia13.

E QUINDI?

Purtroppo, non vi sono, né vi possono essere, certezze. Però se è pur vero che tre indizi non fanno una prova, è altrettanto vero che elementi a favore dell’identificazione di Serravalle / Libarna con il luogo in cui si svolge un poema cavalleresco del ‘200 ce ne sono. È sufficiente, io credo, per consentirci di immaginare l’esercito di Carlo, con Orlando, Otinel e tutti i suoi paladini, cavalcare presso Serravalle, alla ricerca di gloria e di fortuna. Se non sui sentieri della storia, sicuramente su quelli della letteratura e della fantasia.

Come ha scritto uno studioso che si è a lungo occupato di questi temi: “Sarà infine motivo di compiacenza per qualcuno, cui è caro sapere che il nome della piccola terra piemontese, sia pur travestito, tradotto o frainteso, è trascorso sulle ali della leggenda, di Francia in Inghilterra sino alla Norvegia, estremo confine, nella propaggine dell’ultima Tule, di quel mondo dell’Europa medievale che era nel vincolo della cultura unito”14.


  1. Paolo Chiesa – Jacopo da Acqui – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 62 (2004 []
  2. Giuliano Gasca Queirazza – Gesta Karoli Magni Imperatoris. Storia e leggenda carolingia nella Cronica Imaginis Mundi di Frate Jacopo d’Acqui – Torino, 1969 []
  3. Ibidem []
  4. Roberto Allegri – Serravalle nella storia – Alessandria, 1972 []
  5. Cologny, Fondation Martin Bodmer, codice Bodmer 168 []
  6. Liberamente tradotto: “È in Lombardia una città che i Pagani chiamano Atillie; si trova fra due fiumi chiamati Soigne e Hastie”. Ricordiamo che all’epoca con il termine Lombardia si indicava tutta l’Italia Nord Occidentale. []
  7. Marino Zabbia – La “Cronica Imaginis Mundi” di Jacopo d’Acqui nella cultura storiografica del trecento – In “Bollettino storico – bibliografico subalpino – anno CXIII, secondo semestre, Torino 2015 []
  8. Un’ampia e documentata sintesi delle varie posizioni fino alla metà del secolo scorso si trova in: Paul Aebischer – Etudes sur Otinel – Berna, 1960. Per una panoramica più recente (che però non aggiunge molto alle posizioni precedenti): Jean-Baptiste Camps – La Chanson d’Otinel – Université Paris-Sorbonne, 2016 []
  9. Federico Frasson – Giorgio Merula e la via Aemilia Scauri – in “Città e territorio. La Liguria e il mondo []
  10. Dante Bianchi – La leggenda di Otinel – in Nuovi Studi Medievali – Bologna 1927 []
  11. Silvana Finocchi – Libarna – Alessandria, 1987 []
  12. Giulio Cordero di San Quintino – Osservazioni intorno ad alcune iscrizioni antiche scoperte di recente fra le ruine di Libarna, presso Serravalle, nella valle della Scrivia. In Memorie della Accademia delle Scienze di Torino, Tomo XXIX, 1825 []
  13. G.Monaco – Forma Italiae – Libarna – Roma 1936 []
  14. Giuliano Gasca Queirazza – Otinel. Nota di toponomastica piemontese – in Bollettino Storico Bibliografico Subalpino – Torino 1970 []