EnciclopediaScriviaterritorio

La penna d’istrice e la memoria (come pescavamo)

Qualche tempo fa passeggiando dietro il forte di Gavi ho trovato un piccolo reperto che mi ha fatto fare un salto indietro di buoni sessanta anni: una penna d’istrice! Non crediate che io stia barando: gli istrici, animali notturni e schivi, sono ormai presenti anche da noi e di tanto in tanto perdono qualche aculeo, le cosiddette penne, appunto!

Sempre per non barare, ecco la foto del mio ritrovamento!

L’istrice (Hystrix cristata) si trova in tutta l’Africa settentrionale, mentre in Europa l’unico paese dove si può trovare è l’Italia. In particolare, è molto diffuso nell’Italia centro-meridionale, ma negli ultimi anni si sta espandendo verso nord, raggiungendo la Liguria, il Piemonte ed alcune aree della Lombardia e Veneto meridionali. Con il recente aumento delle temperature è stato rinvenuto anche in Alto Adige! L’Istrice era presente in Italia già nel tardo Pleistocene, la prima delle due epoche in cui è suddiviso il Quaternario e che si concluse 11.700 anni fa.

Cosa dicono i ricercatori: “Per quanto riguarda il Piemonte la specie è stata osservata a partire dal 2003 in provincia di Alessandria, in seguito a probabili sconfinamenti della specie dal versante Ligure dell’Appennino (Silvano, 2004; Sindaco, 2006; Sindaco e Seglie, 2009; Silvano, 2010); successivamente (2011) è stata segnalata la presenza anche in provincia di Asti (Loc. Mombaruzzo)“.

Se girando di notte in campagna lo incontraste, non spaventatevi! Questi animali possono raggiungere una lunghezza di 70 cm e possono pesare fino a 15 chilogrammi: questo li rende i roditori più grandi d’Europa.

Vivono nei boschi e nelle macchie a clima mediterraneo, dove si nutrono di frutti e radici, che cercano scavando delle buche nel terreno. Oltre alle buche, un’altra traccia che lasciano nelle campagne sono gli aculei bianco-neri, che possono raggiungere lunghezze di 30 cm e che costituiscono la principale forma di difesa. Quando si vede minacciato da potenziali predatori, l’istrice solleva gli aculei agitandoli, sfregandoli, e producendo un caratteristico rumore.

Ritorniamo adesso ai miei ricordi… Che cosa si faceva, 60 anni fa e oltre, con gli aculei (penne) d’istrice nella attività di pesca? Dato che sono cavi, robusti, naturalmente sigillati alle due estremità, venivano usati come galleggianti per sostenere le piccole esche che presentavamo ai piccoli pesci, allora presenti in grandissimo numero nella Scrivia.

Se siete arrivati fin qui spero gradirete i prossimi scritti che chiamerò Come pescavamo. Inizieranno proprio con la pesca con la penna d’istrice.

Aldo Orlando

Marito di Nicoletta, insegnante di Educazione Fisica in pensione, pescatore da tutta la vita, amo l-aria aperta, i fiori, gli animali.

2 pensieri riguardo “La penna d’istrice e la memoria (come pescavamo)

  • Vanna Repetto

    Aspettiamo la seconda parte, bel ricordo

  • Domenico luperini

    Ne tengo tante in una vecchia scatola di latta ci pescavo nel 75 con il mio maestro di pesca le tinche nei “fossi ” come li chiamiamo noi toscani i canali ..ora tengo 60 anni non c’e’ piu il mio maestro , non ci sono piu’ le tinche ma ci sono sempre io a vedere le acque sempre piu avvelenate in questo mondo che non serve piu a niente….

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *